(foto Ansa)

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Ora sono "covi di zecche". Ma Salvini da giovane difendeva i centri sociali: "Mi ritrovo in quelle idee"

Redazione

Dopo gli scontri di Bologna ne chiede la chiusura perché "pieni di delinquenti". Ma in uno dei suoi primi interventi in Consiglio comunale a Milano diceva: "Vado al Leoncavallo. I violenti sono pochi"

"Dai 16 ai 19 anni, mentre frequentavo il liceo Manzoni, il mio ritrovo era il Leoncavallo. Stavo bene, mi ritrovavo in quelle idee, in quei bisogni. Nei centri sociali ci si trova per discutere, confrontarsi, bere una birra e divertirsi". Per qualcuno, forse, è difficile da credere, ma a dirlo trent'anni fa era lo stesso che adesso, dopo gli scontri con la Polizia a Bologna, chiede la chiusura di tutti i centri sociali: Matteo Salvini. Il vicepremier e segretario della Lega di quella stagione non ne ha mai fatto mistero: era leader dei cosiddetti "Comunisti padani", e sulla frequentabilità di quegli ambienti fece alcuni interventi da consigliere comunale a Milano, nel 1994. "Per un periodo ho continuato a frequentare i centri sociali. Poi ho avuto guai, ma non dai miei coetanei: a creare problemi sono sempre quelli lì, i trentacinquenni che strumentalizzano i giovani e forse sono strumentalizzati", disse durante un consiglio riportato da un articolo di Elisabetta Soglio sul Corriere della sera. Spingendosi a dire che i ragazzi che conoscono "non prenderebbero mai in mano un sasso o una spranga". Insomma, un rifiuto di operare generalizzazioni come "i centri sociali occupati dalle zecche rosse", definiti anche "covi di delinquenti", esattamente le descrizioni che adopera oggi il leghista. 

In realtà sull'effettiva frequentazione del Leoncavallo da parte del giovane Salvini in molti hanno dubitato. Nell'autobiografia Secondo Matteo, scritta con Matteo Pandini e Rodolfo Sala nel 2016, è contenuta una ricostruzione che contrasta con quell'intervento di più di vent'anni prima. "Io nello storico centro sociale milanese avevo messo piede una sola volta. Per un concerto. Quando la politica ancora non mi interessava", dice Salvini, quasi volendo sgombrare le tracce di quel passato adolescenziale. Fatto sta che, al di là del numero delle incursioni realmente avvenute al Leoncavallo, sicuramente all'interno della Lega Salvini guardava con  interesse ad alcune istanze della sinistra come la legalizzazione della cannabis. Anche su questo la sua posizione è radicalmente cambiata, in linea con le opinioni sui centri sociali: "Io preferisco il basilico. Per me la droga è morte", è il suo nuovo mantra. 

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