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Le infinite vie della diaspora radicale (non solo Turco con FI)

Marianna Rizzini

Chi va con Azione, chi con gli Stati Uniti d'Europa, chi balla da solo. Tutti i tormenti dell'ex "galassia" post-pannelliana in vista delle elezioni europee

C’era una volta (nel 1999, per esempio, o nel 2004) la classica elezione europea in cui tanti si sentivano sollevati: meno male che ci sono i Radicali, si dicevano tra loro i secchioni del voto con il naso tappato alle Politiche (quelli del “non si può affossare la sinistra” o, al contrario, “non si può far vincere la sinistra”). Ed ecco che, invece, alle Europee, i possessori di doppia tessera o i non possessori di tessera di partito potevano finalmente scatenarsi esprimendo preferenze di qualità per i candidati radicali, solitamente molto preparati e allora compattati dalla presenza di Marco Pannella, nonostante le inevitabili tempeste di fuoco sommerse nella cosiddetta, e oggi non più esistente, “galassia”.

Oggi, invece, se vuoi un radicale devi andartelo a cercare con il lanternino, sparsi e sparuti come son, i radicali, in liste di altri o in strane composizioni, ché infinite paiono le vie della diaspora post-pannelliana (dopo la morte di Marco Pannella, cioè). C’è però una certezza: il segretario del Partito radicale e presidente della Fondazione Marco Pannella Maurizio Turco, colui che due giorni fa ha annunciato l’appoggio senza nomi in lista a Forza Italia, alla presenza del vicepremier, ministro degli Esteri e segretario azzurro Antonio Tajani, è praticamente rimasto solo nel portare la dote al partito che fu di Silvio Berlusconi. Solo, Turco, rimane anche rispetto al metodo di gestione del mausoleo immateriale post-radicale, viste le tensioni accumulatesi con vari ex compagni illustri, apertamente e non, e soprattutto con Rita Bernardini, oggi candidata con gli Stati Uniti d’Europa di Emma Bonino e Matteo Renzi nelle Isole, nonostante, negli anni passati, i suoi rapporti siano stati a lungo distesi con Turco e tesi con Bonino. E c’è chi ancora ricorda, tra i frequentatori della storica sede radicale di via di Torre Argentina, dove oggi si può trovare l’associazione “Nessuno tocchi Caino”, di cui Bernardini è presidente, il giorno del 2017 in cui Bonino, Gianfranco Spadaccia, Marco Cappato e l’attuale segretario di Più Europa Riccardo Magi furono espulsi con tanto di lettera firmata, tra gli altri, da Turco e Bernardini, con l’accusa di “tradimento” per l’azione di “confusione” presso l’elettorato (dietro, ohimé, c’era anche una più prosaica questione di mobilia).

Ma oggi la situazione appare in qualche modo ribaltata: Bernardini, nel 2022, dopo anni di disobbedienza civile a tema cannabis e dopo decenni di battaglie per i detenuti, è stata per così dire “espunta” dal vertice della Fondazione Marco Pannella, perché, secondo la prefettura di Roma (e Turco, di rimando), le battaglie per la cannabis ne sporcavano l’onorabilità necessaria al riconoscimento della personalità giuridica in capo alla Fondazione stessa. Bernardini affidava allora ai social il proprio disappunto: “…La mia disonorabilità è proclamata non in base a una legge vigente, ma agli ‘indirizzi’ della prefettura, pienamente recepiti dalla Fondazione nella sua deliberazione che ha determinato la mia decadenza e sostituzione nel cda…”.

Di fronte a Tajani, due giorni fa, Turco ha motivato il suo sostegno a FI non soltanto con l’aderenza di FI all’obiettivo della creazione di una difesa europea che affonda le proprie radici “nelle idee di Alcide De Gasperi” e del “collaboratore” Altiero Spinelli (mutatis mutandis, se non si vuole che qualcuno paragoni, per proprietà transitiva, Tajani a De Gasperi e Turco a Spinelli), ma anche con quello che il segretario del Partito radicale  ha chiamato l’“impegno” di FI su giustizia e carceri. Le carceri, cioè il cavallo di battaglia di Bernardini. “La circostanza in effetti stupisce, visto che c’è una proposta di legge cofirmata da Bernardini e da Roberto Giachetti, deputato di Italia Viva, sulla liberazione anticipata”, dice Marco Perduca, già senatore radicale nel Pd tra il 2008 e il 2013 e promotore con Marco Cappato della battaglia per le firme digitali e, sempre con Cappato e con Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, di varie battaglie sul fine vita. Intanto, il simbolo “Referendum e democrazia con Cappato”, depositato alle politiche del 2022 con firme in formato digitale e poi escluso dalla competizione con decisione delle Corti d’Appello e della Cassazione, è stato ripresentato per le Europee (tra l’estate e l’autunno la questione approderà in Corte Costituzionale). Ultimo ma non ultimo, si candida alle Europee anche lo storico avvocato di Pannella, Giuseppe Rossodivita, ma con Azione di Carlo Calenda, nella circoscrizione sud. 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.