Il retroscena

Michel dopo aver incontrato Meloni non chiude all'ipotesi Draghi ai vertici della Ue

Simone Canettieri

Bilaterale del presidente del Consiglio europeo con la premier. L'ombra dell'ex banchiere centrale aleggia nei Palazzi. Tremonti: "Con Mario a Bruxelles arriverebbe un'altra letterina all'Italia come nel 2011"

Draghi? Certo, così un minuto dopo ci manda un’altra letterina delle sue”. In un capannello di vecchi democristiani, Giulio Tremonti risponde con una battuta a chi gli chiede dell’ipotesi che l’ex banchiere centrale possa andare a guidare la Commissione europea.  Tremonti ora è un deputato di Fratelli d’Italia, ma fu anche soprattutto ministro dell’Economia dell’ultimo governo Berlusconi. Resta un fatto, non marginale: il nome di Draghi aleggia nei Palazzi. E la storia della “letterina” inviata al governo del Cav. dall’allora capo della Bce viene usata per esorcizzare uno scenario forse non così marziano. Ripetono la medesima suggestione anche in Forza Italia, per esempio, sperando che magari il colpaccio riesca ad Antonio Tajani. Chissà. Tuttavia la mossa è nelle mani di una sola persona in Italia: Giorgia Meloni. La premier valuta i pro e i contro e come sempre si muove su diversi scenari.  Perfino Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, è intervenuto nel dibattito del momento. E lo ha fatto fuori da Palazzo Chigi, dopo essere uscito da un faccia a faccia con Giorgia Meloni. Non ha chiuso, Michel, a questa ipotesi.  Magari per interessi di partito o per banale diplomazia. Ma bisogna mettere agli atti le sue dichiarazioni.   

 

Cosa ha detto il presidente del Consiglio europeo a proposito di un ruolo di Draghi ai vertici della Ue? “Le elezioni europee sono un momento democratico importante, tutti gli elettori faranno una loro scelta, poi in base ai risultati potremo andare a cercare quello che sarà l’orientamento del Consiglio europeo e dovremo concordare su un’agenda per gli sviluppi futuri e per proporre un team in tal senso”. Oltre all’ipotesi Commissione Ue è circolata nei giorni scorsi anche quella del Consiglio europeo per Draghi. E’ una materia molto delicata, questo sì. E Meloni vuole gestirla in prima persona. “Prima vediamo come andremo alle europee e aspettiamo di capire il risultato dei Conservatori e delle altre famiglie del centrodestra”, ripete la leader di Fratelli d’Italia. Per nulla intenzionata a finire impigliata in un gioco di veti o promozioni così prematuro. Gli alleati che la conoscono bene dicono che alla fine “Giorgia farà in modo che l’ipotesi non prenda piede, giocando anche sui dubbi della Germania”. Ma sono parole riferite forse sempre per esorcizzare questo scenario. Anche i ministri di Fratelli d’Italia si tirano fuori dalla contesa: sono temi molto, troppo delicati e vanno maneggiati con cura. Chi si è esposto con un ragionamento proprio a questo giornale è stato il deputato meloniano e soprattutto segretario generale di Ecr Antonio Giordano: “Draghi? E’ un campione, lo sappiamo benissimo”. Il ragionamento del dirigente apicale del partito dei Conservatori europei, presieduto da Meloni, è stato raccolto il mese scorso a Subiaco, a margine dell’evento di Ecr sulla carta dei valori. Parole inedite che non si sono più ripetute dalle parti di Via della Scrofa. Ora regna la discrezione. Giordano in quella occasione aveva detto  al Foglio: “L’ipotesi che Draghi abbia un ruolo fa parte dei possibili scenari: è un campione e nella vita, eccetto il presidente della Repubblica, ha già fatto tutto ed è entrato nei libri di storia. Dopodiché le possibilità dell’ex banchiere centrale dipendono soprattutto dall’iniziativa di Giorgia. Al contrario, non funzionerebbe l’imposizione di un altro paese”.  E’ una strategia ancora valida? E’ stato un argomento dell’incontro di ieri fra la premier e Michel? Impossibile saperlo. Sicuramente da escludere, a leggere la nota uscita da Palazzo Chigi. Un resoconto molto di merito, com’è normale che sia. Il bilaterale, secondo le fonti ufficiali,  ha trattato da parte italiana “il rafforzamento della competitività e della resilienza economica europea, la gestione comune del fenomeno migratorio, la collaborazione in ambito sicurezza e difesa nonché la politica di allargamento”. 

 

Meloni ha inoltre sottolineato, quale precondizione per raggiungere questi obiettivi, “la necessità di assicurare risorse comuni adeguate a sostegno dei relativi investimenti”.  Fra le richieste della presidente del Consiglio a Michel c’è il settore agricolo auspicando “allo stesso tempo una rapida attuazione della revisione della Politica agricola comune e delle misure volte ad alleviare la pressione finanziaria sugli agricoltori concordate al Consiglio europeo di marzo”. Sempre fuori dal palazzo del governo, il belga è sembrato andare incontro alla richiesta del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti di prorogare i termini del Pnrr. “E’ importante fare tutto il possibile per fare in modo che i fondi vengano distribuiti e usati per sostenere gli investimenti sia in Italia sia negli altri Stati membri”. Esistono, ha detto, opzioni per l’estensione delle scadenze legate al Pnrr”. Anche qui niente smentita. Anzi. 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.