(foto Ansa)

Verso le Europee

Il Pd contro il manuale "Scheleincelli" e la sua candidatura. Franceschini si sposta su Decaro

Carmelo Caruso

Bonaccini infuriato, le donne del Pd pure. La segretaria punta a 700 mila preferenze ma nel partito scoppia la protesta contro Tarquinio e Cecilia Strada per le loro posizione sulla guerra

Questo è il manuale di Elly Schlein, il “manuale Schleincelli”: uno a me, uno a voi e poi io. Baci. La scena: finisce la riunione di segreteria del Pd e Schlein va in tv, a La 7, dove annuncia che Antonio Decaro e Lucia Annunziata correranno alle europee. Risultato? Il Pd svalvola. Stefano Bonaccini, il presidente del Pd, che era a Seul (è appena tornato)  fa sapere agli amici che ha un fegato grosso quanto una forma di parmigiano. Alla Camera, fermiamo Virginio Merola, ex sindaco di Bologna. Sindaco, lei che la  conosce, cosa ne pensa del metodo Schlein? “Che è sbagliato. Non va! Oh!”. Il comitato di sicurezza del partito, presieduto da Dario Franceschini, ha già la soluzione: votare in massa Decaro. Finalmente nel Pd è tornata la pace. Lavorano al nuovo segretario. Si lasci perdere la scivolata, la famigerata velina, una nota, fatta uscire da Schlein per dire che “ tutti hanno chiesto alla segretaria di candidarsi…”, ma come si può dire, dopo questa velina, che il Tg1 nasconde le notizie vere? Peppe Provenzano, che, rivolgendosi al ministro Giancarlo Giorgetti, ha fatto un intervento monumentale contro la cessione dell’Agi agli Angelucci, si domanda: “Ma chi avrebbe chiesto cosa a chi?”. Provenzano aveva proposto a Schlein, nelle isole, di candidare, in quota società civile, il segretario della Cgil Sicilia e una imprenditrice. Lei, la segretaria, ha risposto come ha salutato martedì sera le correnti dem: “Ora vado. Ho un impegno. Ne riparliamo dopo Pasqua. Saluti”. Mai più sentita. Perfino Gianni Cuperlo che è un uomo che per bontà non riesce a uccidere le zanzare in estate, spiega che “non c’è nulla di male se la segretaria vuole candidarsi, anzi, credo sia un valore aggiunto, ma il problema sono le preferenze”.


L’inventore del metodo “Schleincelli”? Per  il Pd è Igor Taruffi,  il responsabile dell’ organizzazione della segretaria, un personaggio goldoniano: guance rosse, pizzo prussiano (gli manca solo la gorgiera). Il guaio delle elezioni europee, come spiega sempre Cuperlo, è “che pochissimi elettori esprimono due preferenze, la terza addirittura solo l’uno per cento”. Significa che a essere penalizzate sono le stesse candidature civiche. Non vi diciamo l’elenco di proteste battute dalle agenzie: si lamentano le senatrici Malpezzi, Valente… Significa che le “donne del Pd”, le eurodeputate, Pina Picierno, Irene Tinagli, Alessandra Moretti, che per colpa della segretaria sono ormai chiamate solo le “donne del Pd”, la “corrente terzo mandato”, a Bruxelles ci possono tornare ma da turiste. Significa che con questo manuale a vincere è solo Schlein e quelli che vengono già definiti “gli amichetti di Elly”. In Transatlantico, Vinicio Peluffo, che è stato segretario  del Pd in Lombardia, senza polemiche, va a memoria e ricorda “che non è la tradizione che il segretario si candidi”. Il fatto è che quella di Schlein non è neppure una candidatura piena. Punta a settecentomila preferenze. Le hanno detto, la corrente Alfieri-Guerini-Piero De Luca, “segretaria, è chiaro che i nostri circoli spingeranno te anche solo per farti fare bella figura”. Purtroppo non ha capito il sottinteso che è: “Guarda che sarà una battaglia senza quartiere e che così dilani il partito”.

 

C’è poi il Nord-Est. La segretaria aveva chiesto ad Antonella Viola, la biologa, famosa per la frase “il vino fa male”, di correre. Già solo chiedere a chi ha questa posizione sul vino di gareggiare nel paradiso del prosecco o è da ubriachi o da tonti. Il peggio è che al posto di Viola dovrebbe esserci Annalisa Corrado, responsabile clima del Pd, che è contro gli imballaggi nelle regioni dove ci sono le industrie dell’imballaggio. Corrado doveva candidarsi nel centro, ma ha scritto contro il termovolarizzatore di Roma e dunque il sindaco Gualtieri piuttosto  si incendia come un bonzo. E però, che Corrado, e questo lo fanno sapere da Bologna, dalla regione, “possa stare davanti al nostro Stefano (Bonaccini) non esiste. Attendiamo”. C’è poi da vedere la natura di due candidature: quella di Marco Tarquinio e di Cecilia Strada. La figlia di Gino, si sa che si presenta al nord ovest, dove c’è però più affollamento di un centro commerciale (Gori, Toia, Benifei, Maran, Pizzul). A Milano, corre  Lele Fiano che su Israele ha posizioni molto chiare e che certo non ha nulla a che vedere con quelle ucraine di Tarquinio, il direttore dell’Avvenire, che (e siamo arrivati dalle parti di Enrico Letta, dei suoi amici) “andava da Santoro, era il candidato di Giuseppe Conte”. Per fortuna ci sono i padri fondatori. Franceschini si sta già muovendo   a favore di Decaro perché, ed è sempre Cuperlo ad aprire il cassetto dei ricordi, “Dario somiglia ad Antonio Luongo. Era il grande comunista della Basilicata. Possedeva una lista di nuovi segretari regionali. Pianificava le leadership come in Urss. Frugate nella tasca di Franceschini e troverete i piani quinquennali, i segretari dei prossimi dieci anni. Provate a guardare nel suo cappotto e dopo Schlein…”. Ora avete capito perché Franceschini non lo indossa?

Di più su questi argomenti:
  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio