la piazza

A Bari festa patronale pro Decaro tra Uomo Ragno, Canfora e insulti a destra e Piantedosi

Gabriele De Campis

L’emiro Michele Emiliano incorona Decaro: “La destra ha già perso le elezioni e Antonio sei il simbolo della antimafia praticata, non chiacchierata”. Viaggio nella sagra in difesa del sindaco più social d’Italia, “il Ferragnez della politica”

La scena è finale come summa della sagra. Antonio Decaro, come un reliquia, taglia la piazza dei quindicimila, fermato per abbracci, baci e selfie. Per quasi due ore, sotto il primo sole cocente della stagione, il Pd Puglia e la Cgil regionale hanno radunato le truppe per la manifestazione “Giù le mani da Bari”, la risposta del popolo progressista alla commissione d’accesso per verificare l’ipotesi di scioglimento dell’amministrazione, nominata dal ministro Matteo Piantedosi dopo gli oltre 150 arresti dell’inchiesta Dda sul malaffare in città, e sulle infiltrazioni della mala in una azienda partecipata (ora in regime di commissariamento).

 

Sul palco c’è Francesco Boccia, sotto i sindaci di sinistra di tutta la Puglia, mentre le bandiere del sindacato di Landini fanno il paio con gli striscioni pro Decaro. Sotto il palco punta anche un cosplayer vestito da Uomo Ragno. Si chiama Tommaso e i suoi pensierini descrivono il clima della festa: “Sto qui perché Decaro mi ha premiato per il sociale. Lo voto alle Europee? Non lo so… Batman e Robin? Stanno arrivando, non trovano parcheggio per la Batmobile…”.

  

  

Dopo l’introduzione di una giovane studentessa, Laura, la parola è al professor Luciano Canfora, esperto di antica Grecia e Unione sovietica, qui però invitato a parlare di democrazia. Tira una invettiva contro i nuovi fascismi prendendola da lontano (“Mussolini sciolse i consigli comunali socialisti nel 1922”) e scende dal palco. L’ex deputato verde Mimmo Lomelo grida “viva la resistenza”, un ex parlamentare Ds Enzo Lavarra si compiace che la petizione pro Decaro sia stata firmata da tante donne (la parità di genere porta sempre applausi), il vendoliano Nico Bavaro attacca i destri Mauro D’Attis, Raffaele Fitto e Marcello Gemmato tra gli applausi. Poi la temperatura per il sole diventa torrida e gli organizzatori, con in primis il segretario dem pugliese Domenico De Santis, tagliano la lista degli interventi. Parola a Don Angelo Cassano, presidente di Libera Puglia. Che inizia con una formula liturgica: “Decaro, hai già avuto la benedizione da Don Ciotti che ti ha definito un galantuomo”. E poi la tocca piano: “Dobbiamo avere il coraggio di ricordare che quel ministro, Piantedosi, è lui il vero criminale. Lo dico con coraggio”. La piazza e il palco applaudono.

 

  

Poi tocca allo sceicco Michele Emiliano, che ricorda di aver scelto quasi vent’anni fa Decaro come assessore “per curriculum. Un ingegnere per gestire il traffico”. Il messaggio politico però è dirompente: “Sono andati, i parlamentari di centrodestra a chiedere a Piantedosi di stare attento a Bari. Se fosse successo ad un procuratore una cosa simile, avrebbe compromesso la sua indipendenza, se non nella forma, almeno nella sostanza. La commissione d’accesso non era un atto dovuto”. L’emiro incorona Decaro: “La destra ha già perso le elezioni e Antonio sei il simbolo della antimafia praticata, non chiacchierata”.

 

La chiusura è di Decaro. Subito il cortocircuito. “Non sono venuto per fare polemiche”, in avvio. Poco dopo: “Quello che stanno tentando di farci (con la commissione d’accesso, ndr) è un vergogna senza confini”. La chiusura: “Spero di essere all’altezza del vostro amore”. La citazione suona quasi come berlusconiana. E’ il sindaco più social d’Italia, qualcuno lo definisce “il Ferragnez della politica”. E’ Antonio Decaro, e parla d’amore ma non è il caimano.

Di più su questi argomenti: