L'intervista

"L'ispezione a Bari era un atto dovuto di Piantedosi. La politica ne resti fuori". Parla Annamaria Cancellieri

Carmelo Caruso

"Inviare una commissione ispettiva non è un certificato di mafiosità. Decaro non si faccia prendere dall'emotività e la destra non faccia non uso scellerato della decisione". Intervista all'ex ministro dell'Interno, ed ex prefetto

“Una commissione ispettiva non è un atto di guerra contro un comune, inviarla, verificare se esistono infiltrazioni mafiose, non è una dichiarazione di mafiosità, il ministro  Matteo Piantedosi, a Bari, non poteva fare altro. Era un atto dovuto”. Anche lei,  l’ex ministra Annamaria Cancellieri, l’avrebbe inviata? “Lo avrei fatto. Ricordo il caso  analogo, a Reggio Calabria, e ricordo la sofferenza. Fu una decisione dolorosa, sofferta, che mi ha lacerato”.


Da Milano, vicino alla prefettura, “non riesco ad allontanarmene neppure adesso, passeggio lungo queste strade”, Annamaria Cancellieri, ex prefetto, ex ministro dell’Interno nei  governi Monti e Letta, con dolcezza, risponde che “su Bari posso parlare a naso, da quanto ho letto sui giornali, posso parlare come ex prefetto. Crede possa bastarle?”. Le diciamo che a naso il sindaco Antonio Decaro, del Pd, è un magnifico sindaco. Anche il naso della ministra sente che è così e “che da quest’episodio Decaro potrebbe uscirne più forte se non si commette l’errore di buttarla in politica”. La destra di governo cosa dovrebbe fare? “Non fare un uso scellerato della decisione. La commissione andrà a vedere, ma i partiti ne restino fuori. Sa cosa  mi piacerebbe?”. Cosa? “Non passare per una scienziata, una che sa tutto. Sono solo un ex prefetto, la più bella carica che potessi desiderare malgrado tutto il peso che si porta”. E infatti, Cancelleri, ora che non deve scegliere, caricarsi il mondo sulle spalle, “perché tutti i prefetti se lo caricano”, cammina veloce e la sera guarda le fiction Rai, “dove Bari è una città felicissima. Abbiamo scoperto Bari anche grazie alla Rai”. Cosa scopriremo da questa ispezione? “C’è qualcosa che gli italiani stanno perdendo. E’ una pratica. E’ l’andare a vedere. Una commissione serve per andare a vedere, tanto più che abbiamo un nemico. Quel nemico si chiama mafia, ed è un nemico subdolo che si combatte con gli strumenti che si hanno. I nostri sono le ispezioni, il potere di scioglimento. Andiamo a vedere”. Dunque l’invio della commissione non è un “atto di guerra” del governo Meloni contro Bari e non è neppure un golpe in vista delle elezioni? “Ho già visto che è stato Decaro a dire ‘collaboro’. Sono sicura che quella frase dura, ‘atto di guerra’, pronunciata dopo la notizia, fosse dettata dal dolore. E’ comprensibile, ma riconosco già il sindaco fiero che abbiamo imparato ad apprezzare. In questi casi si dice ‘Venite, controllate. Noi siamo qui. Vi aspettiamo’. Io conosco il ministro Piantedosi, lo premetto. Abbiamo lavorato insieme  a Bologna, conosco il suo rigore, so quanto gli sia costato prendere questa decisione”. E pero, c’è chi pensa che Piantedosi abbia fatto la bella cortesia  alla destra e che con questa “operazione” si voglia ostacolare la nascita di un leader, forse, del prossimo segretario del Pd. Cancellieri risponde che “l’infiltrazione, sempre da quanto leggo, riguarda una partecipata comunale e che le prove fornite dalla magistratura appaiono forti, molto pesanti”. Non crede che il tempo sia sospetto, a ridosso dalle elezioni? “C’è una relazione dei magistrati di cui si deve tenere conto. In questo caso la magistratura detta i tempi.  Immagini cosa sarebbe accaduto se Piantedosi non avesse inviato la commissione”. Lo avrebbero accusato di omissione? “Io penso a qualcosa di peggio. Stiamo parlando di criminalità organizzata, una bestia feroce. Con la mafia non esistono mezze misure. O si combatte o non si combatte”. Non è un potere sottile, per un ministro, quello di sciogliere un comune tanto più un capoluogo come Bari? “Le posso garantire che per ogni ministro è una prova terribile. Quando si scioglie in comune per mafia si toglie la vita democratica a una comunità, si sceglie un commissario che non è stato eletto, che dovrà gestire un ente. Quale ministro, tanto più con un passato da prefetto, può farlo in allegria?”. A Bari, nella sua provincia, si terrà il prossimo G7 che presiederà Meloni, e si preparano manifestazioni di protesta contro la decisione di Piantedosi. Perchè spedirla in questo momento infelicissimo? “Non c’è dubbio che lo sia ma invito a guardare a questa ispezione con altri occhi. Può essere per Bari l’esame che certifica la purezza, di sicuro l’invio non è un certificato di mafiosità. Aspettiamo”. Lei cosa direbbe al sindaco? “Purtroppo non posso usare la frase ‘stai sereno’ che ha una connotazione politica”. Quale usiamo? “Vorrei dire all’eccellente Decaro di allontanare l’emotività. Lo so, è complicato, ma possiamo farcela. Togliamo l’enfasi. Sa quel è il vero guaio? Che in questo paese si sta perdendo la testa. Si colora tutto con la politica. Pure indossare un cappello è politico. Se lo porti a destra ti spiegano che è meglio portarlo a sinistra. Si parla troppo, si scrive tanto, si pensa pochissimo. Quanto mi manca il buon silenzio”. Quindi andiamo a vedere? “Aspettiamo di vedere e confidiamo che nessuno si serva di questa decisione per fare una campagna contro Decaro e dall’altra parte una contro Piantedosi”. A naso? “E’ difficile. Ma speriamo, anzi, vediamo”.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio