Luca Zaia (GettyImages)

Carroccio resistente

La Liga in Veneto lancia la sfida a Fratelli d'Italia

Francesco Gottardi

La segreteria regionale del Carroccio apre alle candidature separate per le prossime elezioni amministrative. Obiettivo: attutire la batosta prevista alle europee e avere ancora voce in capitolo per il dopo Zaia. Che intanto, qualcuno vorrebbe a Bruxelles

Che vinca il migliore. O magari il più longevo sulla piazza, si augura la Liga. Perché c’è poco da girarci attorno: oggi anche il profondo Veneto rischia di finire in pasto a Fratelli d’Italia. La base del Carroccio suona l’allarme da tempo. E alla fine se ne sono accorti anche i vertici, che per la prima volta aprono al derby nel centrodestra: senza rancore, cari meloniani, ma alle prossime elezioni comunali correremo da soli. Tradotto, fuor di galateo: o si contesta il territorio all’alleato di governo, o ci si rassegna all’irrilevanza. Che per un partito memore del 50 per cento dei voti veneti alle ultime europee è quasi un fatto compiuto, visto che ormai raggiungere il 15 saprebbe di mezza impresa.

Fra i militanti, il via libera della segreteria Stefani è stato accolto con sollievo. Di fatto è un’autorizzazione a combattere. E da Verona alla Marca, da mesi i leghisti non chiedevano altro. Nel frattempo molti delusi hanno cambiato casacca, direzione Forza Italia. Molti altri temono le logiche di spartizione, perché ai campioni di preferenze Via Bellerio continua a preferire i leali soldatini – così comodi a Salvini, così sbiaditi alle urne. Ma qualcosa è pur meglio di niente. E in casa Liga si comincia a delineare il tutto per tutto lungo una direttrice: amministrative, europee, regionali. Contestualmente alla chiamata per Bruxelles, l’8 e 9 giugno si voterà infatti in 309 comuni veneti: il 55 per cento del totale, di cui 24 superiori ai 15mila abitanti più un capoluogo di provincia (Rovigo). Il Carroccio tiene in conto di vedere decimati i propri europarlamentari – degli attuali quattro ne resterà uno solo. Ma perdere anche l’entroterra vorrebbe dire resa incondizionata, con FdI che si ritroverebbe il tappeto rosso per rivendicare il candidato di bandiera per il dopo Zaia.

La partita è già iniziata. A suonare la carica è Roberto Marcato, come sempre in prima linea: tornare alle origini, l’assessore-bulldog ha detto a più riprese anche al Foglio, altrimenti la Liga muore. E in questi giorni, ospite dell’emittente locale Antenna 3, ha rilanciato: “Pistola alla tempia, metterei in campo tutti i migliori in termini di preferenze”. L’appello ha trovato sostenitori importanti, a partire dal segretario provinciale di Treviso Dimitri Coin. Il problema è che il migliore fra i migliori – 11.660 voti nel 2020, record nella storia democratica del Veneto – è proprio Marcato. E il suo partito non ha manifestato alcuna intenzione di ricandidarlo in primavera. “Anzi”, continua il diretto interessato. “Ho apprezzato invece la richiesta proveniente da Flavio Tosi e Forza Italia, così come da alcuni partiti di sinistra”. Più che uno sgarbo formale – i ferri corti intra-Carroccio sono cosa nota – c’è una frattura valoriale profonda. “Personaggi come il generale Vannacci non c’entrano nulla con me e la mia storia”. La Lega scelga quale direzione prendere, dunque.

Il grande nome che metterebbe d’accordo Venezia e Roma, attivisti locali e oligarchi nazionali, è il solito intramontabile Luca Zaia. Secondo il Gazzettino, si tratterebbe dell’unico profilo in grado di mettere in discussione la riconferma dell’eurodeputato uscente Paolo Borchia – più vannacciano che zaiano, dal fine vita in giù. E l’unico in grado di minacciare il monopolio nascente dei meloniani. L’ipotesi sta prendendo largo nei corridoi del Carroccio, anche perché Zaia oltre all’appeal elettorale ne avrebbe uno di merito: prima di prendersi il Veneto era stato ministro dell’Agricoltura nel governo Berlusconi IV, esperienza che di questi tempi a trattori spianati tornerebbe utile in ogni sede. Resta da capire la volontà del Doge. Mentre la Liga si appresta ad affrontare la sua sfida esistenziale. Coltello fra i denti, se non altro. E già questa è una novità.

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