L'intervista

Alemanno: "La protesta dei trattori? “Meloni a braccetto con l'Ue, Lollobrigida immobile”

Ruggiero Montenegro

"La premier sostiene von der Leyen, che è la principale responsabile delle proteste. Il taglio dell'Irpef? Si rimangiano quello che avevano deciso. FdI ha espulso l'anima sociale dalla destra", dice l'ex ministro dell'Agricoltura

La rivolta dei trattori? “C’è una tendenza da parte del governo a fare comunicazione, più che pensare ai fatti. Sono bravissimi. Sull’agricoltura l’esecutivo ha almeno due colpe”. Gianni Alemanno conosce la materia: prima di diventare sindaco di Roma, è stato ministro dell’Agricoltura dal 2001 al 2006 (governo Berlusconi). Pochi giorni fa, portando in giro per l’Italia “Indipendenza” – il nuovo movimento di cui è leader – è stato a Verona per parlare con chi è sceso in strada. “Ho incontrato vecchi amici, che risalgono alla mia esperienza da ministro, e poi i vertici di Azione rurale, un comitato che si attesta su posizioni costruttive, non solo di pura protesta”, racconta al Foglio.

E cosa ne ha ricavato? Quali sono le responsabilità del governo? “La prima è quella di essere passato da una voce fortemente critica sull’Unione europea a un atteggiamento di sudditanza, fino ad andare a braccetto con Ursula von der Leyen. Addirittura Giorgia Meloni dice ora di volerne sostenere la riconferma. Ma proprio la presidente della Commissione è la principale responsabile, con Timmermans, del Green deal e di quello che sta accadendo”. E la seconda? “Il ministro Lollobrigida sta fermo a guardare, invece dovrebbe assolutamente cercare di convocare un tavolo tra agricoltori, commercianti e industriali, per fare accordi quadro necessari alla redistribuzione del valore agricolo. Solo una minima parte di quello che paghiamo per gli alimenti arriva ai chi produce. Non è giusto”, risponde Alemanno che assegna alla protesta dei trattori “il merito, soprattutto ora che arriverà a Roma, di aver messo sotto gli occhi di tutti le difficoltà del mondo agricolo, dovute all’Ue”.

 

Eppure oggi Bruxelles ha fatto un piccolo passo indietro sul regolamento per i pesticidi. Mentre in casa nostra il governo ha annunciato che lavorerà sull’Irpef, oltre a tre miliardi in più per il settore all’interno del Pnrr. Non basta? “Nel caso dell’Irpef non fanno altro che rimangiarsi quello che hanno deciso con la finanziaria e non è nemmeno la priorità assoluta”. Perché il taglio, spiega Alemanno, “finisce per incidere seriamente sui grandi imprenditori più che su quelli piccoli e medi, che ne avrebbero davvero bisogno”. E potrebbe andare ancora peggio. Per l’ex ministro dell'Agricoltura sulle risorse europee si rischia l’effetto boomerang. “Dobbiamo tener presente che il Pnrr insegue la transizione ecologica europea. Non so quanto di quei tre miliardi andrà realmente nella direzione auspicata dagli agricoltori”.

Sembrano le critiche di chi è pronto a intestarsi la battaglia, la vedremo su un trattore a Roma o Sanremo? “Il limite di questo protesta è l’estrema frammentarietà, la difficoltà a trovare leader e capacità di negoziazione”, ragiona Alemanno. “Ma non siamo noi, con Indipendenza, che possiamo avere questo ruolo. Spetta al governo battere un colpo”.

Intanto però state aprendo i circoli sui territori. Sarete nelle liste per le europee? State raccogliendo le firme? “Non abbiamo questo problema, possiamo presentarci. Stiamo valutando l’opportunità di un’operazione del genere, a pochi mesi dalla nostra nascita. Non dobbiamo bruciarci”, continua l’ex dirigente di Alleanza nazionale. Non è che sta pensando di candidarsi con Matteo Salvini? “E’ una voce che circola, ma non mi hanno cercato. E poi non accetterei mai, perché oggi tutto il centrodestra non è credibile rispetto alle istanze che noi rappresentiamo. FdI ha preso una strada opposta, la Lega cambia idea ogni sei ore”.

 

Insomma l’orizzonte è più ampio, lascia intendere Alemanno, pronto a raccogliere gli scontenti della destra. Magari per le prossime politiche. “C’è sicuramente un aspetto relativo a chi è deluso, soprattutto sull’Europa. E poi ci sono le scelte guerrafondaie del governo contrarie all’interesse nazionale italiano. Ci siamo infognati in Ucraina e ora anche in medio oriente, senza risolvere alcun problema umanitario”. Infine ecco le perplessità di natura interna. “Il governo sta assumendo una posizione iperliberista, che non ha nulla a che fare la destra sociale. Sembra quasi vogliano rimarcare la continuità con Draghi”. Alemanno, ci sta dicendo che Meloni ha tradito i suoi ideali? “Non userei una parola così forte. Nella destra italiana però sono sempre esistite due anime, una liberista e l’altra sociale. Oggi l’anima sociale è stata totalmente espulsa da FdI”. In ogni caso, puntualizza infine l’ex sindaco, il suo nuovo partito non sarà di estrema destra:  “Parliamo con tutti. Anche con Marco Rizzo. Tanti di quelli che hanno votato Meloni non erano di destra, chiedevano solo un cambiamento. E questo non c’è stato”.