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L'Ira di Salvini: "Mi colpiscono negli affetti". La Sardegna ora è fatale

Carmelo Caruso

Minaccia querele contro chi lo coinvolge nel caso Verdini, la premier lo difende ("non deve riferire in Aula"). Lo scontro vero è sulle regionali: "O la Sardegna o salta Marsilio in Abruzzo"

 Salvini è l’ira. A chi ci parla in queste ore dice: “Mi stanno riempiendo di merda, mi gettano spazzatura. Mi colpiscono negli affetti”. E’ fuori Roma. Adesso pensa e querela. I leghisti, una parte, garantiscono che si trovi in Trentino, un’altra assicura che è a Bormio. La “spazzatura” riguarda l’indagine giudiziaria sulla la famiglia Verdini. Le querele sarebbero indirizzate invece ai giornalisti che lo stanno coinvolgendo “a sproposito”. Giorgia Meloni lo ha difeso in conferenza stampa: “Non ritengo che debba riferire in Aula”. Nella sua tenda, Salvini, ha dato mandato al suo vice, Andrea Crippa, di chiudere in Sardegna, di riconfermare il leghista Solinas altrimenti “in Abruzzo salta la candidatura di Marsilio”. E’ ferito, ma non è stato Pozzolo.


L’ultima fotografia di Salvini sorridente, sui social, risale al 16 dicembre, ed è quella con Elon Musk. L’ultima, con il casco da ministro delle Infrastrutture, è stata pubblicata ieri mattina, ma serviva solo come le cornici servono alle tele. In calce, l’avviso che “da oggi partiranno le querele da parte mia e della mia compagna Francesca Verdini, come me, coinvolta senza motivo”. Il segretario della Lega ce l’ha con i “calunniatori”. Quando i giornalisti, durante la conferenza stampa, hanno chiesto di Tommaso Verdini, il cognato di Salvini, Meloni ha risposto che l’unica tessera che Tommaso Verdini ha preso è quella del Pd”. Alla domanda sull’opportunità di ricevere una multinazionale rappresentata dalla società di consulenza di Verdini minore, la presidente del Consiglio ha invece usato la formula “dipende da cosa chiede” e scusandosi, “di non aver elementi”. La multinazionale è la cinese Huawei e dell’incontro tra Salvini e l’ad ne ha scritto il quotidiano Domani.

Chi è vicino a Salvini demolisce il “teorema” perché  “immaginare una multinazionale aver bisogno dell’intermediazione di Verdini o è da minchioni o è un modo per colpire il segretario in un momento difficile, a pochi mesi dalle elezioni regionali in Sardegna e l’inizio di una campagna decisiva in vista delle europee”. E infatti, per gli alleati di Forza Italia, “non c’è nulla di male nell’incontrare un ad, ma se la multinazionale è cinese la coerenza rischia di venire meno”. Una delle ultime battaglie che ha abbracciato la Lega è contro l’egemonia tecnologica cinese. Tutta la prossima campagna elettorale di Salvini ha come tema l’ambiente, lo stop al diesel sancito dall’Europa, l’elettrico, mercato aggredito dai cinesi. Il pericolo è che venga spuntata questa piattaforma. Un’altra angoscia ancora è la privatizzazione di una parte di Ferrovie (“con tempistiche che non dipendono da me”) come ha confermato sempre Meloni. La “sporcizia”, ed è il timore di Salvini, potrebbe essere il pretesto per sottrargli il  dossier Ferrovie  che gli compete per natura. Non appena Meloni ha parlato, la Lega ha diffuso un’altra nota per ringraziarla perché “conferma a tutto campo la compattezza della maggioranza e la piena sintonia”.

Sarebbe stata davvero intera se Meloni avesse aperto al terzo mandato che chiede Salvini per Luca Zaia, ma la premier si è dichiarata “laica; ravviso pro e contro”. Tra le frasi dei brogliacci, mozziconi di discorsi scollegati, sempre dall’indagine sulla famiglia Verdini, ce n’è una che è una spina. E’ la frase sulla diversità della Lega Veneta, perché “in Veneto Lega è un’altra cosa rispetto a quella nazionale”. E’ una frase che all’occorrenza si carica di altro significato. Nessuno nel partito, e va riconosciuto, ha messo, davvero, in discussione la leadership di Salvini, ma è più facile smentire una calunnia che una fascinazione. Zaia ha una sua popolarità. La fascinazione per Zaia è destinata a crescere se la Lega scende nelle urne. Ecco perché,  se  la Lega non riesce, ora, a strappare la riconferma di Solinas, in Sardegna, l’ira di Salvini sale. Il 15 gennaio bisogna depositare i simboli per le elezioni regionali sarde, il 23 le liste e la Lega sta trattando ancora con Meloni. Non c’è  l’accordo, malgrado le note, ma una trattativa in corso, difficile, che potrebbe essere risolta con un incontro a Palazzo Chigi da convocare oggi o domani. Solinas vale  un governo. Meloni non è ricattabile, ma la reazione di Salvini è imprevedibile.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio