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L'annuncio di Amato: "Lascio la commissione algoritmi"

Redazione

Dopo le dichiarazioni della premier durante la conferenza stampa di fine anno, arrivano le dimissioni dell'ex presidente della Consulta dalla guida del gruppo di studio sull'IA. La replica del Sottosegretario Barachini: "Prendiamo atto e andiamo avanti"

"È una commissione della presidenza del Consiglio, e visto che la mia nomina non risulta essere un’iniziativa della presidente del Consiglio lascio senz'altro l’incarico", così l'ex presidente della Consulta Giuliano Amato ha annunciato al Corriere della Sera le sue dimissioni alla guida della Commissione algoritmi, incaricata di valutare l'impatto dell'intelligenza artificiale sull'editoria. La sua decisione arriva in risposta alle dichiarazioni della premier in occasione della conferenza stampa di ieri, in cui Meloni ha ricordato di non aver mai nascosto la sua irritazione per la nomina del ex presidente della Corte costituzionale. "Credo si sappia che non sia una mia iniziativa", ha ribattuto Amato commentando ironicamente la sua abdicazione: "Peccato, ci perdono qualcosa... Ma a me semplificherà la vita". 

In giornata è arrivata anche la replica del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alberto Barachini (FI), responsabile per la nomina di Amato a presidente della Commissione algoritmi"Prendiamo atto delle  dimissioni del presidente emerito della Corte costituzionale dalla Commissione AI per l'Informazione e andiamo avanti con rinnovata determinazione nel  lavoro intrapreso, consapevoli di quanto sia cruciale il settore dell'informazione e  della necessità di indagare l'impatto dell'intelligenza artificiale su ogni suo aspett portando alla luce opportunità, rischi, delineando perimetri etici e  possibili sinergie a tutela dell'occupazione e del diritto d'autore", ha dichiarato il senatore forzista in una nota. 

L'assegnazione dell'incarico alla presidenza della Commissione algoritmi all'ex presidente della Consulta, avvenuta all'insaputa di Meloni - "Non sono stata avvisata" avrebbe detto - , aveva generato non poche polemiche negli ambienti della maggioranza di governo, che era corsa ai ripari con le dichiarazioni del sottosegretario, responsabile di non aver avvertito per tempo la premier sulla nomina di Amato. "Un disguido di comunicazione" aveva dichiarato il sottosegretario. Scuse che, almeno apparentemente, sembravano aver placato i fastidi di Meloni. 

Eppure la recente intervista dell'ex presidente del Consiglio a Rep. in cui paventava i rischi di un attacco della destra populista alle Corti europee e di una deriva autoritaria del nostro paese, alla stregua di Polonia e Ungheria, hanno riacceso le ire della premier che, invitata dai giornalisti a commentare le parole di Amato, ha dichiarato: "Sono rimasta particolarmente basita delle dichiarazioni del professor Amato sul tema della Corte costituzionale. Siccome entro il 2024 il Parlamento, che oggi ha una maggioranza di centrodestra deve nominare quattro giudici della Consulta, ci sarebbe il rischio di una deriva autoritaria. Io penso semmai", ha aggiunto la premier, "che sia una deriva autoritaria considerare che chi vince le elezioni, se non è di sisnistra non abbia gli stessi diritti degli altri. Nella mia idea di democrazia questo non esiste", ha concluso. 

 

La risposta di Amato non si è fatta attendere: "Io non ho assolutamente parlato dell'elezione dei giudici della Corte, chiunque l'abbia eletta, e ad oggi in Italia non è mai stata la presidente del Consiglio a porre questa questione", ha dichiarato. "Hanno comminciato altri esponenti della sua maggioranza, ma non lei", ha aggiunto il presidente emerito della Corte costituzionale (e ora ex presidente della Commissione algoritmi), precisando: "Ho pure detto che da noi quello che è accaduto lì ora è inconcepibile; certo potrebbe accadere perchè non c'è nulla che lo impedisca, ma ore è inconcepibile". 

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