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A Montecitorio

Crosetto rilancia: "Preoccupato da alcune tendenze della magistratura"

Redazione

Alla Camera la seconda informativa del ministro della Difesa dopo l'intervista in cui accusava i giudici di tramare contro il governo: "Il mio non è stato un attacco, ma riflessioni e preoccupazioni. Il Parlamento definisca nuove regole"

Da un lato prova a ridimensionare, dall'altro rilancia e ribadisce i propri timori. "Mi era stato riferito che in varie riunioni ufficiali della magistratura e congressi venivano dette delle cose che dovevano sollevare preoccupazioni istituzionali, un dibattito. Il mio non è stato un attacco alla magistratura, le mie sono state riflessioni e preoccupazioni riguardo ad alcune tendenze che vedo emergere non in modo carbonaro ma in modo molto evidente". Di prima mattina Guido Crosetto interviene alla Camera per un'informativa urgente, la seconda, dopo l'intervista al Corriere nella quale evocava complotti delle toghe contro il governo in vista delle elezioni europee del 2024.

Il ministro della Difesa, al cui fianco sugli scranni di Montecitorio siede il collega Carlo Nordio, sottolinea più volte nel corso del suo intervento di non voler esasperare alcuno scontro. Il senso delle sue dichiarazioni, spiega, era quello di stimolare un confronto, una riflessione. "Nessun potere o organo dello stato deve sentirsi sotto attacco, potendo operare in libertà”, dice Crosetto. E tuttavia - continua - "alcune cose lette sono qualcosa su cui la Camera dovrebbe riflettere". Anche per questo il titolare della Difesa rivendica le sue parole e le sue intenzioni: "Penso sia legittimo che noi ci chiediamo e definiamo, con questo Parlamento e non il governo, le regole entro le quali si confrontano, interagiscono, lavorano i poteri dello stato: la rappresentanza appartiene alla politica. La rappresentanza non appartiene alla magistratura e neppure all’esecutivo: appartiene per la Costituzione a quest’Aula e a quella del Senato, appartiene al Parlamento".

Infine, in un altro passaggio Crosetto è tornato a spiegare come le sue parole al Corriere siano state in qualche misura male interpretate: "Rispondevo a una domanda, inopportunamente, probabilmente, per qualcuno che ritiene che io spieghi le mie opinioni personali in un’intervista e non in Aula. Ma c'è la mia disponibilità a farlo per il rispetto che mi lega a questa istituzione e che mi concede di spiegare oggi quelle parole a cui non ho dato il peso che qualcuno ha voluto dare, ma che ritengo abbiano peso". Per il ministro, quindi, c'è la necessità di "costruire un tavolo di pace nel quale si definiscono le regole per la convivenza nei prossimi anni. Non è possibile che ci sia uno scontro dal 1994 a oggi senza riportare la discussione e la composizione all’interno di quest’Aula, che per la Costituzione è il luogo dove le regole vengono fatte". 

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