problemi di governo

La figuraccia di Valditara è poca roba rispetto a quella di Giorgetti sul Mes

Luciano Capone

La delegittimazione del ministro dell'Istruzione sul caso Concia, costretto alla retromarcia da Sasso, è nulla rispetto a quella internazionale del ministro dell'Economia, smentito da Molinari

È stato il fine settimana della figuraccia di Giuseppe Valditara per la cancellazione della nomina di Anna Paola Concia. Il ministro dell’Istruzione e del Merito prima l’ha indicata come coordinatrice di un progetto di educazione alle relazioni nelle scuole in quanto esperta di didattica (Concia è l’organizzatrice di “Didacta”, importante fiera sulla scuola) e poi le ha tolto l’incarico in quanto lesbica (è questa, in sostanza, l’accusa che è arrivata da destra).

 

Non che Valditara non sapesse chi è Concia, l’ha scelta appositamente per le sue competenze e caratteristiche, in un’ottica di pluralismo dato che le altre due coordinatrici erano una suora e un’attivista della conservatrice Pro vita. Semplicemente, Valditara si è piegato alle proteste del suo partito, la Lega, che attraverso l’ex sottosegretario Rossano Sasso ha preteso la testa “dell’attivista Lgbt”. A molti scapperà un sorriso quando, la prossima volta, Valditara farà uno dei suoi discorsi sul rispetto dell’autorità e sull’importanza del merito, dopo aver mostrato di non essere capace di fare una nomina in base alle competenze, mentre siede al vertice di un ministero in cui la parola del ministro conta meno di quella di un ex sottosegretario.

 

Ma la delegittimazione subita da Valditara è poca roba rispetto a quella subita da Giancarlo Giorgetti. Il ministro dell’Economia, lo scorso fine settimana, si è presentato al vertice europeo con i colleghi ministri delle Finanze che, inevitabilmente, gli hanno chiesto della ratifica del Mes da parte dell’Italia, che tutti i paesi dell’Eurozona attendono da un anno. “È nelle mani della Camera – ha detto Giorgetti all’Ecofin – che ha fissato la discussione per il 14 dicembre”. Come a dire che la situazione si stava per sbloccare. Questa è la volta buona, avrà pensato Pierre Gramegna: “Abbiamo ricevuto indicazioni dal ministro che la ratifica da parte dell’Italia sarà discussa in Parlamento la prossima settimana – ha detto il direttore esecutivo del Mes dopo l’Eurogruppo – e molti hanno espresso la speranza che questa sia una settimana di successo”.

 

Tempo due giorni e Giorgetti viene smentito da Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera della Lega: “Il 14 dicembre non discuteremo di Mes, ci sono altre priorità”. Siamo oltre Sasso e Valditara. Perché se la magra figura del ministro dell’Istruzione resta entro i confini patri, quella di Giorgetti, su questo punto, è internazionale. E mina la credibilità nei negoziati europei del ministro dell’Economia italiano che, ormai da un anno, accampa scuse: prima aspettava la sentenza della Corte di Karlsruhe, poi attendeva la ratifica della Croazia, infine il rinvio a dopo l’estate, la settimana prossima ci siamo, anzi no...

 

Chi, in Europa, dopo che è stato smentito dal suo stesso partito, può considerare credibile la parola del ministro dell’Economia italiano? Chi non sarà legittimato a pensare che qualsiasi cosa Giorgetti dica a Bruxelles può essere rinnegata a Roma? A Giorgetti giustamente non piace che per importanti negoziati, come quello sul Patto di stabilità, i suoi colleghi di Francia e Germania conducano trattative bilaterali. Ci deve essere anche l’Italia. La domanda che però si porranno Le Maire e Lindner è se nel trilaterale con l’Italia, per essere sicuri di poter blindare un accordo, dovranno chiedere a Giorgetti di essere accompagnato da Molinari. E, per sicurezza, pure da Sasso.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali