le dichiarazioni del ministro

Sul Mes il governo dei "patrioti" si nasconde dietro i giudici di Karlsruhe

Luciano Capone

“Siamo in buona compagnia, aspettiamo la decisione della Corte tedesca", dice Giorgetti. La giustificazione per la mancata ratifica del nuovo Mes è pavida e mostra una subalternità alla Germania che l'Italia non merita

Sul Mes la linea del governo italiano è che “c’è un giudice a Karlsruhe”. La differenza, rispetto alla storia del mugnaio in causa con il re di Prussia non è solo che il giudice lo cercava a Berlino, ma che il governo italiano, al contrario del mugnaio, non è parte in causa. Insomma, è quasi surreale che un governo di “patrioti” e “sovranisti” per far deliberare il suo Parlamento “sovrano” sulla ratifica di un trattato decida di aspettare cosa fa la Germania. Anni di retorica sull’interesse nazionale, sull’essere protagonisti in Europa e sul non dover essere più al traino di Berlino gettati al macero in una conferenza stampa. È bastata venerdì una domanda di un giornalista, Andrea Pira di Milano Finanza, sui tempi di ratifica del nuovo trattato del Mes per mostrare tutto l’imbarazzo e l’inconsistenza della posizione di Giorgia Meloni e di Giancarlo Giorgetti.

 

“Il Mes non è stato oggetto di alcuna interlocuzione. Il governo non ha ancora neanche aperto questo dossier”, ha risposto il presidente del Consiglio. Meloni è apparsa molto meno assertiva e determinata rispetto a quando, dai banchi dell’opposizione, descriveva il nuovo trattato del Meccanismo europeo di stabilità come “un cappio intorno al collo” e diceva senza mezzi termini “contro la riforma del Mes la nostra opposizione sarà totale”. Subito dopo di lei, in conferenza stampa, il ministro Giorgetti ha detto che l’Italia non è l’unico paese a non aver ratificato il trattato: “Siamo in buona compagnia, noi e la Germania, gli unici paesi che non l’hanno approvato. Aspettiamo con pazienza la decisione della Corte di Karlsruhe, che rispettiamo moltissimo e che è già intervenuta ripetutamente su regole europee”. Anche ieri, a margine dell'Eurogruppo a Bruxelles, il ministro ha detto: "Aspettiamo le decisioni della corte tedesca e poi decideremo". Il tribunale a cui fa riferimento Giorgetti è la Corte costituzionale tedesca, presso cui è pendente un ricorso contro la legge di ratifica del trattato del Mes. La cosa, quindi, chiarisce che la posizione del governo italiano espressa dal ministro dell’Economia è imprecisa da un lato e incoerente dall’altro.

 

Il fatto che ci sia un ricorso alla Corte costituzionale contro la legge di ratifica dimostra di per sé che la Germania si è espressa, e quindi l’Italia da questo punto di vista è in isolamento più che in “buona compagnia”. La ratifica è infatti sospesa dal ricorso ma il Parlamento tedesco, prima il Bundestag e poi il Bundesrat, si è espresso nel giugno del 2021 dopo un dibattito approvando la riforma del Mes. Solo che il processo è stato arrestato da un ricorso di sette deputati liberali alla Corte costituzionale federale, che a sua volta ha chiesto al Presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier di sospendere temporaneamente la conclusione dell’iter di ratifica. Secondo i politici liberali ricorrenti, la legge di ratifica avrebbe dovuto essere approvata con una maggioranza di due terzi anziché con maggioranza semplice. Si tratta, quindi, di una questione che riguarda non tanto l’adeguatezza del nuovo trattato del Mes rispetto alla Costituzione tedesca (come nel caso di altri ricorsi su istituzioni e strumenti europei), ma del rispetto della Costituzione tedesca nel processo di ratifica del nuovo trattato del Mes. Una questione, quindi, tutta interna alle procedure legislative della Germania.

 

È, quindi, una situazione completamente diversa da quella italiana. L’Italia, infatti, è l’unico paese dell’Eurozona che non ha proprio discusso in Parlamento la ratifica del nuovo Mes perché manca la volontà politica. E, più in particolare, quella della nuova maggioranza di governo dato che i principali partiti del centrodestra, Fratelli d’Italia e Lega, si sono radicalmente opposti alla riforma del trattato, usando peraltro argomenti distorti e presentando il Mes come un organismo che attenta alla sovranità nazionale. A differenza della Germania non c’è una verifica giuridica, ma un enorme problema politico. Che non può essere nascosto dietro la Corte di Karlsruhe né essere risolto da una sua decisione. Dal governo italiano ci si attende una risposta sulla sua posizione rispetto a un accordo fondamentale dell’architettura istituzionale europea.

 

Giorgetti, che tra l’altro ora da ministro dell’Economia è uno dei 19 membri del Consiglio dei Governatori del Mes, non dovrebbe avere problemi a dichiararsi favorevole alla ratifica. Anche perché la riforma del Mes è stata approvata dal governo Conte I, di cui Giorgetti era sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, e con l’approvazione della Lega in Parlamento. La questione è oggettivamente più complicata per Meloni, che si è ostinatamente schierata contro il nuovo Mes in una posizione che ora la condurrebbe all’isolamento in Europa. Ma anche in questo caso, se pure da premier e leader di FdI decidesse di non cambiare idea, Meloni dovrebbe rivendicare la sua scelta e spiegare al paese e all’Europa perché l’Italia è l’unico paese che ha deciso di bloccare e mandare a monte un’importante riforma che aveva trovato consenso unanime.

 

Nascondersi dietro la decisione della Corte di Karlsruhe, che deciderà sulla conformità rispetto alle leggi tedesche, è da pavidi, perché indica scarso coraggio nelle proprie idee. Ma è anche poco “patriottico”, perché mostra una subalternità rispetto alle decisioni di un altro stato che una nazione come l’Italia non merita.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali