contraddizioni
Il governo temporeggia (ancora) sul Mes. Meloni: "Dibattito ideologico"
Si va verso un nuovo rinvio. "Bisogna conoscere il contesto. Solo allora deciderò cosa fare", dice la premier. Intanto la Lega dice no alla ratifica ma aspetta le "indicazioni della presidente del Consiglio" mentre Forza Italia invita a "fare ciò che è giusto". Le opposizioni attaccano: "Governo imbarazzante"
Oggi no, domani forse ma dopodomani sicuramente. Lo lasciano intendere, pur senza dirlo chiaramente, ministri e parlamentari. La sensazione è che alla fine la ratifica del Mes arriverà. Il punto è capire quando. Perché, dopo il rinvio estivo, questa doveva essere la settimana buona, quella della discussione in Aula calendarizzata per il 14 novembre. Con tutta probabilità non sarà così, la telenovela è destinata a continuare.
Lo si capisce anche dalle parole di Giorgia Meloni. "Non si può parlare del Mes se non si conosce il contesto", prende tempo la premier, rispondendo a una domanda durante la presentazione di PhotoAnsa 2023. "Vedo un dibattito molto italiano e ideologico. Testimonia la strumentalità di certe posizioni", ha poi aggiunto, puntando il dito contro le opposizioni, Elly Schlein in particolare, che non tengono conto "dei danni che si fanno all'Italia. Avete governato per quattro anni, se era così fondamentale, perché non l'avete ratificato? Forse non sa che il Mes esiste, chi lo vuole attivare lo può tranquillamente attivare. Forse bisogna interrogarsi sul perchè, in un momento in cui tutti facciamo i salti mortali per reperire risorse, nessuno vuole attivarlo. Questo sarebbe il dibattito da aprire. Bisogna conoscere il contesto – ha ripetuto – Solo allora deciderò cosa bisogna fare".
Insomma, palla in avanti. Si vedrà. D'altra parte Meloni, così come gli alleati leghisti, si trova nella difficile situazione di chi ha fatto del No al Mes una bandiera elettorale. E prima di votarlo ha bisogno quantomeno di una compensazione o di una strategia, se non altro mediatica.
Nessuno vuole intestarsi la giravolta. Così si finisce con il capogruppo della Lega Riccardo Molinari che attende invano l'indicazione di Palazzo Chigi: "Aspetteremo di capire le indicazioni della Meloni in merito", diceva ieri rimarcando l'avversità del suo partito, ma anche nel tentativo di incalzare la stessa premier. Al contrario, rispondeva Guido Crosetto stamattina, quello sul Mes "è un passaggio parlamentare e non governativo, riguarda il potere legislativo e non quello esecutivo. Quando ero in Parlamento, 12 anni fa, votai contro. Oggi non sono parlamentare, per fortuna non devo votare", ha spiegato il ministro della Difesa. Contraddizioni di una discussione in cui vanno registrate anche le dichiarazioni di un'altra ministra meloniana. "Giorgia Meloni sino ad adesso è sempre stata capace di trovare la sintesi e la troveremo anche su questa questione”, ha assicurato - senza preclusioni - Daniela Santanchè. "Mi sembra che la questione più importante sia il Patto di stabilità, vedere quali sono le condizioni del nuovo patto. Poi vedrete che noi la quadra la troviamo sempre”.
Mentre da Forza Italia, sempre favorevole al Mes, a parlare è stato il leader Antonio Tajani. La ratifica? "Vedremo: non dobbiamo perdere troppo tempo, ma fare ciò che è giusto", ha detto il ministro degli Esteri, ributtando la palla tra Montecitorio e Palazzo Madama. "Vedremo cosa deciderà il Parlamento: per me si può ratificare prima delle europee", ha aggiunto, spingendo tuttavia per un confronto più ampio a livello europeo: "Voglio che si discuta tutto il pacchetto: si può anche ratificarlo prima dell’intero pacchetto dell’Unione bancaria e dell’armonizzazione fiscale, ma il dibattito deve essere aperto anche su questi due temi".
Se ne capirà sicuramente di più 14 e il 15 dicembre, quando Giorgia Meloni volerà a Bruxelles per il Consiglio europeo. Un viatico fondamentale anche in vista dell'Ecofin straordinario in programma la prossima settimana, con al centro la riforma della governace economica europea. Domani la premier sarà alla Camera per le consuete comunicazioni che precedono i vertici europei, un'occasione probabilmente utile per capire quali saranno le strategie dell'esecutivo in vista di questi delicati passaggi. Il Mes, si continua a ripetere ormai da mesi nei corrodoi di Palazzo Chigi, potrebbe essere usato come leva per strappare condizioni migliori sulla partita più importante delle regole di bilancio europee. Ma per il momento la strategia non ha portato risultati.
Nel frattempo, a eccezione di Conte e del M5s, le opposizioni sono partite all'attacco. "Stanno giocando con la credibilità internazionale dell’Italia. Non è possibile per ragioni ideologiche bloccare tutto il resto d’Europa", ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein. "Il governo sul Mes è imbarazzante", è la posizione di Matteo Renzi che punta dritto contro Meloni: "Non lo voleva, ora ha cambiato idea, ma si vergogna a dirlo. E dunque tutti i giorni inventano una scusa per prendere tempo". Una linea simile a quella che arriva da Calenda: "Ci saranno un po’ di cagnara e di distinguo, ma alla fine ratificheremo", dice il leader di Azione sottolineando il tempo perso in questi mesi ma anche "i 38 miliardi per la sanità. Il cugino di secondo grado del Mes, quello sanitario".
Sullo sfondo, resta infine la legge di Bilancio. Per domani era stata annunciato l'inizio della discussione in Aula, non sarà così. Perché tra oggi e domani sono attesi gli ultimi emendamenti governativi - mentre quelli dei partiti di maggioranza, di concerto tra le stesse forze politiche sono stati azzerati. Poi si passerà agli esami delle Commissioni, con l'obiettivo di arrivare davvero al dibattito in Aula lunedì prossimo, il 18 dicembre, e chiudere quindi la pratica a ridosso di Capodanno. Ma se sul Mes c'è ancora margine per temporeggiare, per la manovra l'orologio corre veloce e tempo da perdere non ce n'è più.
L'editoriale del direttore