Ansa 

Il commento

I limiti del sindacato barricadero, tra routinizzazione dello sciopero e attacchi al Garante

Giuliano Cazzola

Mentre si preannuncia una settimana di caos, Landini tuona "Salvini non ci fermerà" e punta il dito contro la Commissione garanzia sciopero, rea di aver applicato il diritto

Se i leader sindacali fossero persone di spirito avrebbero fatto un figurone affermando  che il disegno di legge di bilancio per il 2024  è così scadente da non meritare neppure l’onore di uno sciopero generale (che dovrebbe essere una cosa seria). Di conseguenza la Cgil e la Uil si sarebbero limitate a proclamare, alle ore 12 del 17 novembre, un minuto di silenzio come è consuetudine quando si rende omaggio a un  defunto. Del resto  i due cavalieri dell’Apocalisse  hanno sfidato la malasorte e le sventure  che capitano quando la data del 17 capita di venerdì.  Così, quest’anno, nella routine degli scioperi generali a due pistoni durante la sessione di bilancio, si è aggiunto un inaccettabile attacco al diritto di sciopero che svela il carattere autoritario del governo Meloni. La Commissione di garanzia sugli scioperi ha insistito per dire la sua, chiedendo con motivazioni ritenute pretestuose e quindi di ispirazione politica, la rimodulazione dell’agitazione di venerdì. Alle proteste dei sindacati si sono aggiunte quelle del Pd che ha chiesto un’audizione urgente, in  commissione Lavoro, del presidente dell’Autorità garante. Elly Schlein si trova a suo agio quando può accusare il governo e la maggioranza di nostalgie di regime.  Così si stanno determinando attraverso un’escalation di arroganza (Matteo Salvini  sta dando un contributo sostanziale in competizione con  i segretari confederali di Cgil e Uil) le condizioni di una “guerra per errore”. Landini con il piglio (ma senza l’autorevolezza) di Dolores Ibarruri si è lanciato in quel  No pasarán! che sperava di poter dire da una vita: “Lo sciopero si farà, il Garante fa atti di compiacenza per il governo. Precettazione di Salvini? Faccia quello che vuole, non ci fermerà”. 

Non è un bel gesto accusare il Garante di parzialità e di compiacenza nei confronti del governo, senza essere in grado di contestarne i rilievi in punto di diritto. Quali sono le criticità sollevate dalla Commissione? L’obiezione principale, dalla quale discendono le altre, è la seguente: poiché vi sono diversi settori esonerati dallo sciopero (il comunicato li elenca uno per uno) l’astensione dal lavoro non ha un carattere generale. Di conseguenza nei servizi pubblici essenziali  i sindacati devono attenersi alle regole specifiche previste, con particolare riferimento al caso del trasporto pubblico. A questo proposito, il Garante invita a tener conto della regola della rarefazione degli scioperi; ovvero quando il susseguirsi di troppe proteste in pochissimo tempo impedisce agli utenti di usufruire con relativa continuità di servizio essenziale, il Garante, in ragione di una giurisprudenza consolidata, invita i sindacati a  distanziare le azioni  di sciopero  che incidono sulla funzionalità di quel servizio. In poche parole non è un mistero che, come avviene nel trasporto pubblico locale, siano proclamati scioperi quasi tutti i venerdì per iniziativa ora del sindacalismo confederale ora di quello di base, che nel settore ha conquistato una notevole forza organizzativa e  la esercita a modo suo.

Del resto, se si osserva il calendario delle astensioni dal lavoro si ha l’impressione di trovarsi al cospetto di un piano per la caccia al tesoro o del calendario di uno sciopero generale a singhiozzo. Venerdì 17 novembre,  sciopereranno per la durata di 8 ore i lavoratori delle  regioni del centro. Nella stessa giornata, su tutto il territorio nazionale, si assenteranno dal lavoro  le categorie del  trasporto, del pubblico impiego e della conoscenza. Il 20 novembre toccherà alla Sicilia; il turno della Sardegna verrà lunedì 27 novembre.  Venerdì 24 novembre  saranno chiamati a scioperare le maestranze delle regioni del nord. Venerdì 1  dicembre  a incrociare le braccia saranno i lavoratori delle regioni del sud. In sostanza, una settimana di caos. Rimangono segreti il giorno e l’ora in cui lo sciopero si trasformerà in  un’insurrezione.