Il piano del Viminale

Con l'attacco di Hamas torna l'allerta attentati: l'Italia si blinda

Nicolò Zambelli

Il Comitato di sicurezza pubblica si è riunito al ministero dell'Interno per discutere sui possibili pericoli dopo gli attacchi contro Israele. Allargare la vigilanza “verso ogni possibile obiettivo”

L’Italia rafforza la sicurezza pubblica. Dopo l’attacco contro Israele da parte di Hamas il ministero dell’Interno si è riunito ieri 10 ottobre per fare il punto su tutti i possibili pericoli da affrontare anche nel nostro paese: il timore è che si possa arrivare a una massiccia riattivazione delle cellule jiadiste sul territorio nazionale. "Bisogna intensificare la protezione dei cittadini di religione ebraica anche sul nostro territorio perché il rischio di emulazione degli atti criminali da parte di Hamas potrebbe arrivare anche da noi", ha detto ieri la premier Giorgia Meloni visitando la Sinagoga di Roma. Ma non solo, si tiene alta l’allerta anche nell’accoglienza dei migranti - dove possono esserci infiltrazioni di “lupi solitari” - così come nelle carceri. 

Cosa ha deciso il Viminale

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha convocato il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Erano presenti i vertici delle forze dell’ordine e il Comitato nazionale antiterrorismo. Dopo l’analisi delle possibili minacce provenienti da territorio palestinese (e non solo) si è disposto “l’innalzamento del livello di attenzione verso ogni possibile obiettivo e un rafforzamento delle misure di prevenzione sul territorio”.

La riunione si è conclusa con un primo monito ad allargare la vigilanza “verso ogni possibile obiettivo”. I possibili target descritti dal Comitato non sono dunque solo luoghi di aggregazione della comunità ebraica (come sinagoghe, ambasciate o esercizi commerciali), ma si estendono a tutta la popolazione. Resta comunque ovvia la decisione di tutelare con maggiore sicurezza le zone abitate dalla comunità ebraica, come il ghetto di Roma, dove il prossimo 16 ottobre si celebreranno gli 80 anni dal rastrellamento perpetrato dalle SS. Proprio in queste zone si è deciso di aumentare i presidi delle forze dell’ordine.

Più in generale, si guarda a rafforzare la sicurezza in tutti i punti di maggiore accesso della popolazione come stazioni e aeroporti, le carceri, gli eventi con massiccia aggregazione di persone, le piazze e i punti di maggiore interesse turistico nelle grandi città. Saranno monitorati gli ambienti islamici più radicali e gli spazi web che contano condivisioni di foto, video e post pro-Hamas.

Maggiore attenzione anche e soprattutto sui flussi migratori, sia via mare sia via terra. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha spiegato come “In un momento di tensione bisogna verificare che tra i migranti irregolari non ci siano terroristi che cercano di entrare in Europa mischiandosi”. La probabilità che questo accada resta da non sottovalutare, soprattutto perché con la nuova crisi in atto ci si aspetta un maggiore arrivo di nuovi rifugiati.

Nessun allarme, al momento

Dalla riunione del Comitato non sono emerse pianificazioni di attacchi o altri elementi che possano far presagire situazioni complicate per la sicurezza nazionale. Resta comunque allerta massima: l’attacco senza precedenti di Hamas potrebbe riportare sul continente europeo una scia di atti terroristici che nell’ultimo periodo si stavano verificando sempre meno. Con le elezioni Europee all’orizzonte atti di questo tipo potrebbero fungere da ottimo destabilizzatore. Per queste ragioni si è parlato anche di un maggiore coordinamento delle forze di intelligence internazionali. 

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