Gianfranco Pagliarulo (Ansa)

ambiguità

L'Anpi non chiarisce sul sostegno alla festa filoputiniana dei Carc

Ruggiero Montenegro

Si è trattata di un'iniziativa prettamente locale, della sezione provinciale? I vertici nazionali condividono la piattaforma della manifestazione secondo cui "la Nato conduce una guerra contro la Federazione Russa"? Domande a cui l'Associazione dei partigiani preferisce per il momento non rispondere

Da due giorni i telefoni dell’ufficio stampa dell’Anpi squillano a vuoto. Quando va bene, ovvero quando il portavoce dell’Associazione nazionale dei partigiani d’Italia prende la telefonata, il massimo della concessione è: “Ci sentiamo tra poco, ti richiamo”. Oppure: “Scusami, ma stiamo facendo una importante riunione delle segreteria nazionale”. Si cercava di capire quale fosse la posizione ufficiale dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia rispetto alla partecipazione di Ciro Raia, presidente provinciale dell’Anpi Napoli, alla “Festa della Riscossa Popolare”, organizzata dal Partito dei Carc (Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo) nel capoluogo campano. Una due giorni antagonista, sulla cui locandina campeggiava anche il logo della stessa Anpi.

 

Tra i temi all’ordine del giorno, come si poteva leggere chiaramente sul sito internet dei promotori, il “coinvolgimento dell’Italia nella guerra che la Nato conduce contro la Federazione Russa in Ucraina”. Nessuna invasione da parte di Putin, ma aggressione alla Russia da parte di Biden, insomma. Questo è uno dei punti cardine delle piattaforma dei Carc. E l’Anpi che dice? C’abbiamo provato e riprovato ma: “Siete sfortunati, sono giorni un po’ frenetici, sto entrando ora in un’altra riunione organizzativa”, è la risposta che otteniamo, un’altra volta, quando riusciamo a ricontattare il portavoce, sfuggente anche di fronte alle nostre sollecitazioni. Quella dell’Anpi di Napoli era un’iniziativa prettamente locale? E’ stato il presidente provinciale a decidere in autonomia o è stato fatto un passaggio tra l’associazione provinciale e quella nazionale? E l’Anpi vuole rivendicare, puntualizzare o prendere la distanze rispetto alla piattaforma dei Carc? Domande che per ora non hanno trovato una risposta.

Resta invece un’occasione sprecata e un silenzio, forse un po’ imbarazzato, che soprattutto rischia di allungare la serie le ambiguità che in questi mesi l’associazione partigiani ha seminato qua e là ogni qual volta è stata chiamata a esprimersi sul conflitto in Ucraina. Per la verità la manifestazione andata in scena a Napoli, di ambiguo non aveva molto. Nel senso che era chiara l’impostazione antioccidentale e filorussa dei promotori, c’era persino un convegno dedicato a Stalin e ai suoi scritti inediti, e non è stata in fondo nemmeno una sorpresa che durante il concerto dei 99 Posse venissero sventolate sul palco le bandiere delle autoproclamate repubbliche filorusse del Donetsk e Lugansk. D’altra parte si sa bene chi sono i Carc, qual è la loro visione del mondo e come si schierano rispetto all’invasione di Putin. Stupisce semmai che a non sapere tutto questo fosse l’Anpi, che si è sempre difesa da ogni accusa, rifugiandosi nella “complessità di una situazione che non può essere ridotta a buoni e cattivi, invasi e invasori”. Ma che evidentemente può essere ridotta alla guerra condotta dalla Nato contro la Russia. E ancor più sorprendente è il fatto che l'Anpi non voglia chiarire la sua posizione. Probabilmente è tutto chiaro. 

 

Il 22 febbraio 2022 d'altronde, il giorno dopo che Putin aveva ordinato l’invio di truppe in Donbas e due giorni prima dell’invasione del resto dell’Ucraina, in un comunicato l’Anpi scriveva che l’allargamento a est della Nato viene “vissuto legittimamente da Mosca come una crescente minaccia”. Affermazioni su cui il presidente Gianfranco Pagliarulo non ha mai fatto retromarcia. In un’altra occasione, sempre Pagliarulo aveva sminuito la resistenza ucraina. Spesso, insomma, le condanne contro Putin arrivate dai vertici dell’associazione erano accompagnate da un “ma”. Alla lista delle ambiguità si aggiunge in questi giorni la partecipazione alla festa dei Carc, la stessa organizzazione che il 25 aprile cacciò l’allora segretario del Pd Enrico Letta dal corteo di Milano: “Servo della Nato!”, era l’accusa. Quel 25 aprile Pagliarulo era presente e, ironia della sorte, era presente anche mercoledì, quando con il Pd ha presentato una proposta di legge sullo scioglimento delle organizzazioni fasciste.
 

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