Foto LaPresse

L'editoriale del direttore

Perché una vittoria delle destre in Europa è poco auspicabile per Meloni

Claudio Cerasa

La presidente del Consiglio ha bisogno, in Ue, di avere maggiore solidarietà sia per sul versante dei conti pubblici che sul versante dell’immigrazione. E su tutto ciò sa di non poter contare sui partiti di destra

Il segreto di Giorgia Meloni, ormai, è il segreto di Pulcinella. E, per quanto inconfessabile, il segreto è presto svelato. Il presidente del Consiglio italiano vuole a tutti i costi contare di più nell’Europa del futuro e per contare di più ci sono due alternative.

La prima strada: puntare a  governare insieme con il centrodestra europeo nella speranza che questo trionfi alle prossime elezioni (il centrodestra europeo, detto tra parentesi, in Europa riesce a scazzottarsi più di quanto non si scazzotti quello al governo in Italia).

La seconda strada: essere disposta a fare compromessi con la realtà, pur di avere più potere in Europa, e studiare una via onorevole per diventare parte di una grande coalizione non troppo diversa da quella che attualmente sostiene Ursula von der Leyen.

Il primo segreto di Pulcinella è che Giorgia Meloni, considerando il primo scenario non realizzabile, lavora da mesi affinché possa funzionare l’accordo con gruppi parlamentari lontani dal proprio (compreso il Pse? Sì, compreso il Pse). E se vi chiedete perché Ursula von der Leyen sia un giorno sì e l’altro pure in Italia (prima o poi la vedremo anche in giro al Torrino a portare a passeggio la figlia di Meloni) avete già la risposta di fronte a voi: ogni voto è utile per poter essere rieletta (e ricordate che nel 2019, quando venne eletta per la prima volta, dovette ringraziare il M5s, i cui voti furono decisivi).

Il secondo segreto di Pulcinella, ancora più interessante e ancora più inconfessabile del primo, è che più passa il tempo, più trascorrono i giorni e più Meloni si rende clamorosamente conto di quanto il primo scenario, il trionfo europeo delle destre, oltre che essere poco probabile, sia, per l’Italia, assai poco auspicabile. Meloni ovviamente non lo potrà ammettere neppure sotto tortura ma il tema, per quanto controintuitivo, è evidente. Come può un paese come l’Italia, che ha fortissimamente bisogno di flessibilità sull’economia, che ha urgentemente bisogno di solidarietà sull’immigrazione, che ha drammaticamente bisogno di non avere un eccessivo rigorismo sulle regole europee, sperare che in Europa si affermino le intransigenti destre europee?

Pensateci un istante. L’Italia di Meloni chiede all’Europa di essere benevola sui conti pubblici, chiede agli europei di non cavillare troppo sulle timide riduzioni del debito, chiede alle istituzioni europee di non essere troppo austere nella formulazione del nuovo Patto di stabilità. E incidentalmente, in Europa, chi è che sostiene le tesi opposte a quelle che servirebbero all’Italia, per tutelare il suo interesse nazionale? Neanche a dirlo: le destre (e non solo quelle sovraniste). Secondo esempio. L’Italia di Meloni, come abbiamo visto con chiarezza negli ultimi mesi, ha bisogno, in Europa, di avere maggiore solidarietà per governare l’immigrazione, per poter intervenire economicamente in Tunisia, per poter migliorare i meccanismi di ricollocamento dei migranti, per poter rivedere i meccanismi del regolamento di Dublino. E anche qui, se ci si riflette un istante, quali sono le famiglie politiche, in Europa meno intenzionate a lavorare a meccanismi di solidarietà? Anche qui nessun dubbio: non tutte le sinistre sono solidali, ma tutte le destre, nessuna esclusa oggi sono rigide nell’affrontare il tema dell’immigrazione (e non solo quelle sovraniste). Stessa storia sul Patto di stabilità: esiste una destra in Europa disponibile ad assecondare le richieste di un paese come l’Italia sul tema della flessibilità? Risposta negativa. Più passa il tempo, più trascorrono i giorni al governo e più per Meloni non può che risultare evidente che la stabilità del suo governo non dipende dal rapporto con Salvini ma dalla possibilità di contare nell’Europa del futuro sul sostegno imprescindibile dei partiti socialdemocratici, gli unici in grado di poter garantire a Meloni i due ingredienti di cui la sua Italia oggi ha bisogno: flessibilità e solidarietà. La vittoria delle destre in Europa?  Poco probabile e, vista da Palazzo Chigi, anche decisamente poco auspicabile.

Di più su questi argomenti:
  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.