(foto Ansa)

Road map per l'opposizione

Lampedusa, Pontida, migranti, imprese. Parla Fassino (Pd)

Marianna Rizzini

Dalle risposte al mondo produttivo alla gestione degli sbarchi. L'ex segretario dei Ds spiega come fare un'opposizione credibile: "Questo governo è inadeguato"

Le immagini di Giorgia Meloni e Ursula von Der Leyen a Lampedusa; le foto di Pontida, con Matteo Salvini a ruota libera accanto a Marine Le Pen; la lettera della segretaria pd Elly Schlein, pubblicata da Repubblica (“dalla premier solo demagogia fallimentare”, scrive Schlein, che ieri, nel corso della segreteria del partito, ha illustrato le proposte pd sull’immigrazione); infine l’editoriale del Financial Times che decreta la fine della luna di miele tra Meloni i mercati. Sono giorni complicati per il governo? Quali parole dire dall’opposizione? Piero Fassino, deputato dem, cofondatore pd, ex segretario dei Ds ed ex sindaco di Torino, ha assistito a varie stagioni emergenziali (sbarchi, crisi economica, crisi politiche). Per questo pensa che l’opposizione “abbia il dovere di denunciare limiti, errori e inadeguatezze della maggioranza governativa, accompagnando ogni volta — come stiamo facendo sui migranti — possibili soluzioni concrete, credibili”. E la soluzione concreta, per Fassino, inizia dal sottolineare “il velleitarismo del governo sui migranti: non si arriva da nessuna parte inseguendo l’obiettivo di ‘bloccare le partenze’. Si è visto anzi che, seguendo questa strada, gli sbarchi non sono diminuiti. Anzi: in 48 ore sono approdati a Lampedusa diecimila migranti, 140 mila da gennaio a oggi. Che cos’è, questo, se non un fallimento incontestabile? Né pagheranno i dieci punti del piano europeo perché anche lí si parte dal presupposto sbagliato: a chi scappa da miseria, fame, guerre o condizioni insostenibili non puoi dire ‘stai dove sei’. Si deve offrirgli condizioni dignitose di vita lí dove risiede, altrimenti cercherà di trovare da solo una via di uscita alla paura, al disagio, alla povertà estrema”.

“Ma su questo — dice Fassino —  c’é il vuoto assoluto. Il Piano Mattei è un involucro vuoto, una foglia di fico per coprire la totale assenza di proposte. Tant’è che per ora, nella prossima legge di bilancio, non si vedono stanziamenti per lo sviluppo dei paesi da cui provengono i migranti, per non dire della riduzione dei fondi per la cooperazione”. Così come “è demagogico parlare di rimpatri, quando non si riesce a farne più di mille in un anno”. Le Regioni e l’Anci”, dice Fassino, “chiedono un fondo nazionale per le politiche migratorie a cui gli enti locali possano accedere. E chiedono un sistema di accoglienza diffuso, fondato su criteri di proporzionalità, e programmi di formazione che consentano l’inserimento al lavoro dei migranti. Confindustria ha parlato di ottocentomila posti di lavoro non coperti e il governo — senza pubblicizzare per non smentire la propaganda anti-immigrati — ha autorizzato per i prossimi tre anni l’ingresso di cinquecentomila lavoratori stranieri. Perché allora non integrare anche i centoquarantamila migranti approdati alle nostre coste? Lo ha fatto la Germania con i profughi siriani, perché noi no? Tra l’altro politiche di questo tipo aiuterebbero anche la crescita”.

 

Altro tema per l’opposizione: “C’è intanto da sostenere la ripresa di investimenti incentivando le imprese a farlo e sostenendole nell’innovazione e nella proiezione sui mercati. E contemporaneamente non si può eludere una seria riflessione sui redditi bassi. Come si rilanciano i consumi in un paese in cui, secondo le stime Istat, l’ottanta per cento dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato percepisce uno stipendio netto mensile tra i 1200 e i 1600 euro e l’80 per cento dei dipendenti con contratto a termine tra gli 800 e i 1100 euro? Incrementare la capacità di spesa delle famiglie è essenziale, rinnovando i contratti di lavoro, riducendo i contributi a carico dei lavoratori (il cosiddetto cuneo fiscale), riducendo la fiscalità sui redditi bassi e garantendo servizi che oggi un cittadino spesso è costretto a pagarsi per le inefficienze del sistema, come nella sanità”.
 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.