la manifestazione di napoli

Quella degli esodati del Rdc non riesce a diventare una protesta di massa

Giuseppe De Filippi

Contro la sospensione del Reddito di cittadinanza decisa dal governo Meloni si sono riuniti a Napoli alcuni manifestanti. Ma i numeri erano bassi e gli slogan politicamente poco significativi

Le proteste sociali vanno sempre guardate con rispetto. Ma lo stesso rispetto, nel caso delle manifestazioni contro la forte riduzione dei destinatari del reddito di cittadinanza, lo dovrebbero anche gli organizzatori e gli attivisti a loro stessi. Ieri a Napoli erano in 350, sotto varie sigle, e la Campania è la regione in cui c’è stato il maggior numero di persone beneficiarie del sussidio, mentre pochi giorni fa, in tutta Italia, altre 33.700 famiglie hanno avuto la comunicazione di prossima cessazione del trattamento di sostegno al reddito. 350 persone, con slogan politicamente poco significativi e nessun sostegno nel resto della società.

La manifestazione napoletana è culminata in un breve tentativo di sfondare il cordone di sicurezza, con l’occupazione della rampa che porta alle autostrade. Le forze di polizia hanno fatto rapidamente tornare la normalità con dialogo e persuasione. I numeri della protesta, insomma, semplicemente non tornano e non si è vista la sollevazione sociale immaginata o minacciata dalle forze politiche schierate in difesa del reddito di cittadinanza nella versione originaria. Si vede, invece, che nei settori più deboli economicamente e lavorativamente della società italiana ci sono molte e diverse componenti e questa è la ragione principale della difficoltà di trasformare il loro malcontento in strutturate proteste di piazza. E si nota anche che la risposta articolata a diverse esigenze (cioè il tentativo in atto con la riscrittura delle regole per il sostegno alle situazioni di povertà e di orientamento di base al lavoro) è la strada giusta. Il difetto del rdc prima maniera era proprio nella genericità di un intervento fatto rozzamente all’ingrosso. Il rispetto per le proteste sociali, anche se mal organizzate e poco seguite, questa volta sta nella ricerca di una sempre maggiore accuratezza dei nuovi strumenti di sostegno al reddito e di avviamento al lavoro.