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Tajani è alla ricerca di grillini

Simone Canettieri

Lazio, Abruzzo, Sicilia ma anche Bruxelles: così Forza Italia fa shopping nel Movimento 5 stelle 

Roma. In principio fu il Vaffa day, anche e soprattutto contro lo “psiconano”. Poi, fuori Beppe Grillo da capo politico, restò la prudenza di Luigi Di Maio che non volle mai telefonare a Silvio Berlusconi, che negli ultimi tempi per Natale gli mandava i quadri della sua pinacoteca come strenna. Ora che non c’è più il Cav. e il M5s è diventato il partito di Giuseppe Conte, tutto è cambiato. Via i tabù: Forza Italia ha aperto la caccia al grillino, quanto di più antropologicamente diverso dal partito azzurro (“i 5 stelle? Li manderei a pulire i cessi delle mie aziende”, diceva Berlusconi nel 2018). 

Un’Opa che sembra non avere fine. In piccolo, è l’operazione “Scoiattolo 2”. Questa volta non si cercano voti per i sogni quirinalizi del sovrano di Arcore, ma nomi, e dunque preferenze, da spendere alle prossime elezioni europee. La vera prova per la leadership del neo segretario Antonio Tajani. E proprio dal telefono del vicepremier e ministro degli Esteri partono gli abboccamenti verso i pentastellati. In sua vece, il capogruppo alla Camera Paolo Barelli che ha l’incarico di sondare gli umori. La trama azzurra parte dai territori dove il M5s ha perso aderenza e per il momento lascia perdere il Parlamento: gli eletti sono tutti (o quasi) dirette emanazioni dell’Avvocato del popolo.

L’epicentro dell’operazione “Scoiattolo 2” in questi giorni è nel Lazio, terra tajanea per eccellenza. Due consiglieri regionali Roberta Della Casa e Marco Colarossi, ex presidente del IV municipio la prima, il più giovane eletto in Consiglio regionale l’altro, a settembre passeranno il Rubicone con tanto di conferenza stampa. Entrambi facevano parte della galassia M5s anti Conte, vicina all’ex sindaca di Roma Virginia Raggi (che non c’entra con questa operazione anche se è invisa all’ex premier). Con i due nuovi acquisti il gruppo in consiglio regionale di Forza Italia passerebbe da tre a cinque. Con tanto di richiesta di un posto nella giunta di Francesco Rocca. O forse di una delega alle politiche giovanili se poi l’elezione di Colarossi dovesse essere ribaltata dal Tar (c’è un contenzioso in corso). Anche nei municipi della Capitale (grandi come città) si prevedono nuovi esodi dal M5s a Forza Italia (terremoti in vista nel IV e nell’VIII). Nel mirino, anche per faide interne, Paola Taverna, responsabile dei territori e donna forte a Roma e nelle province. Ma non è solo una questione laziale (il primo ad aprire il cha cha cha fu Marcello De Vito, primo candidato sindaco del M5s a Roma nel 2013 e otto anni dopo messo in lista da Tajani). 

La campagna acquisti negli ultimi mesi si è fatta sempre più pressante. Lo scorso aprile: Giancarlo Cancelleri, ex sottosegretario e due volte candidato governatore in Sicilia, volato tra le braccia di Renato Schifani. Lo scorso luglio: Sara Marcozzi, consigliera regionale e candidata pentastallata in Abruzzo nel 2019. Cosa attragga un ex sostenitore del reddito di cittadinanza verso il partito liberale fondato da Berlusconi resta un mistero. O forse è tutto molto semplice: la regola del secondo mandato nella vecchia casa e la promessa di un posto al sole da parte di un partito che in questo momento governa il paese. Si spiega anche così la trattativa messa in piedi a Bruxelles da Fabio Massimo Castaldo, ex vicepresidente del Parlamento europeo, arrivato al secondo e ultimo giro di boa. Tra smentite e annunci strozzati i contatti con Tajani proseguono. Castaldo nelle chat non fa che attaccare la gestione contiana. Pochi giorni fa, per esempio, scriveva: “Le proposte che avevo fatto a Conte in riunione con noi europei non sono mai state calcolate. Il M5s è un poltronificio? Non vi sbagliate affatto. Ma è dal vertice che è usato così: sin da quando si è tollerato che le ultime parlamentarie venissero sovvertite dal listino del presidente. C’è chi è stato catapultato e non per meriti”. E ancora, sempre Castaldo: “Non è tollerabile che i coordinatori regionali e provinciali non siano stati rimessi alle libere candidature e al voto degli iscritti: Conte ha abolito anche la democrazia rappresentativa, non solo quella partecipativa”. Con questi umori, la notizia del passaggio dell’europarlamentare – critico della linea sulla guerra in Ucraina – arriverà nei prossimi mesi. A ridosso del voto di giugno. Forza Italia deve superare la soglia psicologica del 5 per cento e dunque anche i voti di ex grillini pentiti possono far comodo. Soprattutto vista la ressa (e rissa) al centro fra Matteo Renzi, Carlo Calenda e Cateno De Luca, pirotecnico sindaco di Taormina e ras di voti nel meridione con il suo movimento Sud chiama Nord.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.