Le scuderie del ministro

Armata Sangiuliano. Ha più saggi di Meloni. Ecco il suo ministero corte

Carmelo Caruso

Venticinque funzionari, sedici sono solo i consiglieri, di cui metà campani come lui. Mogol, la direttrice Venezi, magistrati, ex opinionisti del Tg2. E' il sire Genny

Roma. La corona ce l’ha e la corte pure: è il real ministro della Cultura, Genny Sangiuliano I, signore delle arti, già ammiraglio-direttore del Tg2 (è in aspettativa dalla Rai: ehi, può tornare!). La sua armata è invincibile. In totale sono venticinque cavalieri. Il suo capo della segreteria fa di cognome Merlino (Emanuele): abracadabra! Nel suo castello abita anche il grande paroliere Mogol (consigliere per la cultura popolare) mentre Beatrice Venezi, direttrice d’orchestra (consiglia pure lei) mette tutti a bacchetta. Per governare un ministero servono occhi di lepre e infatti c’è Giovanni Lepre che è consigliere per le piccole e medie imprese,   ex opinionista del Tg2. Giorgia Meloni ha quattro saggi, ma Genny I ne ha sedici. E’ Genny quattro per quattro.


Ogni sovrano ha un palazzo e pure Genny Sanguliano I lo ha. La sede è quella del ministero della Cultura, liberato dopo anni di occupazione lanzichenecca. Un barbaro del Pd, chiamato Dario Franceschini (ha pure la barba e dunque è barbaro) ne aveva fatto un bivacco per democratici. Un giorno, Genny I, con l’aiuto di  Meloni, regina e sorella d’Italia, lo ha cacciato fuori e da allora la corte del sire, che aveva sede a Napoli, si è spostata a Roma,  in via del Collegio Romano. Purtroppo i tempi sono cambiati rispetto al Medioevo di Mario Monicelli e della sua Armata Brancaleone. Oggi Genny I deve dividere la dimora con Vittorio Sgarbi, suo sottosegretario alla Cultura. Sembra un albergo. Un giorno entra il cantautore Morgan, un altro giorno arriva Al Bano. Peggio di  un set, ma poco importa. Il sire Genny I dispone  di sedici “saggi” che sono ‘nu babà. Metà di loro sono  napoletani, città che ha dato i natali al re. Ogni sire necessità di un giureconsulto. Orbene. Questo compito è assolto da Bianca Bellucci, già pubblico ministero, campana, e adesso anche lei a Palazzo Sangiuliano. Quando i vandalacci di “Ultima generazione” hanno deturpato la Fontana della Barcaccia, il sire aveva  la punizione pronta: “Servono provvedimenti. Ne ho già parlato con il ministro Nordio e con i miei consiglieri giuridici Bellucci e Sica”. Bellucci si occupa di ultime generazioni, ma Sica (Salvatore) è pure digitale. E’ consigliere per il diritto d’autore e la digitalizzazione. Percepisce ventimila euro, ma dal 4 maggio, su indicazione di Genny I, è  presidente del Comitato Consultivo per il diritto d’autore. I lanzichenecchi di sinistra hanno fatto notare: “E’ un’anomalia! Prima di Sica non era mai accaduto che un consigliere del ministro fosse nominato componente di questo comitato. Per carità, Sica ha un lungo cv, ma di diritto civile. Cosa c’entra con il diritto d’autore?”.

 

Sire Genny I, scusali, sono barbari. Da quella città benedetta, anzi, BenedettaCroce (il filosofo santino del sovrano ministro Genny) arrivano pure Luciano Schifone, Antonio Cilento, Giuseppe Cuomo e Laura Valente, e ancora, ancora. In ordine: Schifone è consigliere per le questioni del Mezzogiorno. E’ un ex eurodeputato di Alleanza Nazionale ed è il padre di Marta Schifone, deputata di FdI. Per non lasciare scoperto il ramo diritto civile, il sire ha chiamato il prof. Antonio Cilento a soli 40 mila euro, docente dell’Università Napoli Parthenope. Come sapete, si è diffusa in queste settimane una diceria: “Sangiuliano vuole fare il presidente della Regione Campania”. Il sire ha smentito queste malelingue. La concentrazione napoletana a Roma si giustifica solo con un “ve vojo bene assai, ma tanto bene sai”. Continuiamo quindi. Giuseppe Cuomo si occupa di tutela del paesaggio. Chi meglio di lui? E’ stato ex sindaco di Sorrento. Laura Valente, sempre campana, lavora per immaginare nuovi progetti museali. Sull’umanesimo il sire ha coperto il vuoto. E’ stata distaccata la professoressa Emma Giammattei, emerita dell’università Sant’Orsola Benincasa di Napoli. Il Meridione è un’area vasta. Il sire non dimentica neppure la punta dello stivale. Da Reggio Calabria è stato convocato a corte, Nuccio Guerino Bovalino, sociologo, che sarebbe, addirittura, tra gli opinionisti che Meloni   vuole vedere in Rai. Sangiuliano precorre perfino la premier. Bovalino è suo. Dell’armada invicibile fa parte  Fabio Longo, esperto di comunicazione a Rai e Mediaset. Anche lui consiglia sul digitale. E l’economia? Si è mai visto un sire senza economo? Quando Genny I ha avvertito la necessità di dotarsi di un uomo di conti, ha preteso il meglio. Consigliere economico, a 140 mila euro, è Giorgio Carlo Brugnoni, ex Cdp. E’ denaro che Brugnoni si merita tutto dato che è pure vice capo di gabinetto, carica che però condivide con Donato Luciano, vice capo di gabinetto vicario. Facendo due conti, gli uomini di Genny I sono ben venticinque, in totale, tra funzionari, consiglieri e sono tutti  nobili alla corte  dell’unico e solo sire. Ferdinando II era appunto secondo, ma Genny I è appunto primo, della dinastia dei Sangiuliano. Come re Carlo d’Inghilterra veste ricercato. Ora si capisce perché vuole le opere restituite dal Louvre? Servono per la sua pinacoteca: le Scuderie di Sangiuliano.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio