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Col condono Salvini boicotta la linea della delega fiscale del governo

Mariarosaria Marchesano

La proposta del leader della Lega viene bocciata da tutti, maggioranza, opposizione ed esperti. "Il contrasto all'evasione non è la volontà di perseguitare qualcuno", afferma il direttore dell'Agenzia delle entrate

C’è chi pensa che il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, non avrebbe mai risposto per le rime al ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, sul tema della “pace fiscale” senza consultarsi o, almeno, senza ricevere prima il consenso del suo ministero di riferimento, vale a dire il Mef. Ruffini ha ricordato i risultati ottenuti con la lotta all’evasione fiscale che nel 2022 ha consentito allo stato italiano di recuperare 20 miliardi, ma soprattutto ha difeso il ruolo dell’istituzione che rappresenta con parole chiare: “Il contrasto all’evasione fiscale non è la volontà di perseguitare qualcuno”, ha detto. Non è difficile immaginare un’asimmetria di vedute tra Salvini e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, pur essendo dello  stesso governo  e dello stesso partito. E si potrebbe rilevare l’inopportunità per un ministro dei Trasporti  di toccare le corde di un tema delicato come quello fiscale tra l’inaugurazione di una tratta ferroviaria e l’altra. 

Ma il punto non è questo. E per capirlo bisogna ascoltare un tecnico della materia con esperienze di consulente per i passati governi come Alessandro Santoro, attuale presidente della Commissione per la redazione della relazione sull’evasione fiscale del Mef. “Mi sorprende la tempistica: parlare di condoni dopo che si sono appena chiusi i termini per la rottamazione quater è molto strano”, dice al Foglio Santoro. La quarta rottamazione delle cartelle esattoriali è stata fortemente voluta da questo governo ed è la possibilità offerta a coloro che hanno debiti per il periodo che va dal primo gennaio 2022 al 30 giugno 2022 di chiudere il contenzioso con il fisco a condizioni particolarmente agevolate. “Credo che questa proposta abbia ottenuto anche un buon riscontro presso i contribuenti – afferma Santoro – e per questo mi sorprendono certe dichiarazioni. Le esperienze precedenti ci insegnano che gli utenti sono molto attenti a quello che succede, se intuiscono che dal governo può arrivare una soluzione più conveniente possono valutare di uscire da quella a cui hanno appena aderito”. Insomma, è come se Salvini stesse boicottando la rottamazione quater? “Non volontariamente, ma il risultato di dire certe parole in determinati momenti potrebbe essere proprio questo e non è l’unico rischio”. 

Secondo l’esperto, che è ordinario di Scienze delle Finanze all’Università degli studi di Milano Bicocca, la proposta di un nuovo condono “non è coerente con lo spirito della legge delega fiscale adottata da questo governo, che è essenzialmente incentrata in due punti: il maggior uso delle tecnologie per migliorare la gestione delle banche dati e sul concordato preventivo, che pure dovrebbe consentire allo stato entrate certe per i prossimi anni”. Il concordato preventivo,  che qualcuno ha definito “patto col diavolo” è l’accordo che alcune categorie di contribuenti – comprese le imprese – possono stipulare con l’Erario per definire a priori l’entità dei guadagni dei  due anni successivi e le relative tasse da pagare. Si tratta di uno strumento su cui Palazzo Chigi ha voluto puntare, riformandone il funzionamento, per tentare di affrontare la cronica difficoltà di rilevare i ricavi e i redditi di attività economiche poco strutturate. “Ebbene – osserva Santoro – se la rottamazione quater rappresenta la chiusura con il passato, il concordato preventivo è la gestione del futuro. E’ una linea coerente, può piacere o meno. L’idea di una nuova sanatoria fiscale più ampia paventata dal ministro Salvini, sebbene solo per le cartelle sotto i 30 mila euro, va invece proprio nella direzione opposta a quella disegnata dalla legge di delega fiscale del suo governo”.  

C’è, dunque, un problema di messaggio che si vuole trasmettere a prescindere anche dal fatto, come fanno rilevare le opposizioni, che i condoni appaiono sempre come una forma ingiusta per i cittadini che pagano regolarmente le tasse. La presa di distanza da parte del neo presidente di Forza Italia, Antonio Tajani, e il silenzio del Mef potrebbero suggerire che l’uscita di Salvini non trovi consenso nell’esecutivo, che pure cerca di comunicare di voler seguire una linea di pacificazione fiscale ma attraverso un percorso preciso. “Mettere in discussione questa linea potrebbe voler dire per lo stato bloccare le riscossioni che sono state programmate e non poter più contare su certi introiti fiscali”, conclude Santoro. All’interno di   questo quadro il botta e risposta Salvini-Ruffini assume un significato di rottura anche più profondo.