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editoriali

Dalla Corte dei conti lezioni per Meloni sull'evasione fiscale

Redazione

Smontare le balle sul pizzo di stato. Non è affatto vero che in Italia il fisco perseguita “il piccolo commerciante” e lascia in pace “le banche e le big company”: accade l’esatto contrario, tanti controlli sui pesci grossi, pochi sui piccoli. 

Esattamente un mese fa, Giorgia Meloni chiuse la campagna elettorale delle amministrative a Catania illustrando con un intervento la strategia del governo sull’evasione: “La lotta all’evasione fiscale si fa dove sta davvero l’evasione fiscale: le big company, le banche, le frodi sull’Iva, non il piccolo commerciante al quale vai a chiedere il pizzo di stato”, disse la premier. Quelle parole, sottolineammo sul Foglio, non solo erano indegne per l’espressione che accosta lo stato che lei rappresenta a Cosa nostra, ma davano un’immagine falsata del problema dell’evasione, che è un fenomeno di massa. Ad esempio non è affatto vero che in Italia il fisco perseguita “il piccolo commerciante” e lascia in pace “le banche e le big company”: accade l’esatto contrario.

Ieri, nella relazione annuale sul Rendiconto generale dello stato della Corte dei conti, il presidente delle sezioni riunite Enrico Flaccadoro ha dichiarato che “i risultati dell’attività di controllo sostanziale si caratterizzano per l’elevata concentrazione su un numero limitato di posizioni rilevanti (il 56 per cento degli introiti 2022 da controlli sostanziali è riferibile a importi maggiori di 10 milioni), dovrebbe altresì essere rafforzata un’azione più estesa necessaria per contrastare l’evasione diffusa che tuttora caratterizza la situazione italiana”. Insomma, il contrario di quanto detto da Meloni: i controlli sull’evasione si concentrano sui  pesci grossi – pochi nel nostro sistema produttivo – e trascurano la miriade di pesci piccoli. Per giunta, i dati della relazione della Corte dei conti segnalano che l’attività dell’Agenzia delle entrate è tutt’altro che pervasiva: “Per quanto specificatamente attiene alla frequenza dei controlli sostanziali, va evidenziato che le probabilità di essere concretamente soggetti a controllo sono molto limitate, attestandosi sempre al di sotto del 6 per cento: a livello complessivo i controlli eseguiti nei confronti dei soggetti presenti nelle attività più numerose costituiscono il 4 per cento del totale nel 2022 e il 2 per cento nel 2021”. In sintesi: i controlli sono pochi.

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