Le insidie della premier

Giustizia, Meloni a rapporto da Mattarella per un'ora. E scoppia il caso Nordio

Simone Canettieri

Le raccomandazioni del Quirinale sui toni e l'abuso d'ufficio. La presidente del Consiglio: ma vado avanti sulla separazione delle carriere. Sulla modifica del concorso esterno proposta dal Guardasigilli arriva lo stop di Mantovano e Colosimo. Mentre Santanché non molla

Buon viso a cattivo gioco. Giorgia Meloni sorride nella foto che la ritrae al Quirinale durante il Consiglio supremo di difesa. E’ l’unica donna della tavolata ovale. Davanti a sé ha Sergio Mattarella. Anche il capo dello stato nell’immagine diffusa dal Colle ha un volto più che disteso. E’ l’istantanea dello start. La riunione, secondo gli orari dettati dalle agenzie di stampa, dura più di un’ora e mezza. Ma avrà un secondo tempo. Meloni sembra appunto sorridere, nonostante i casi giudiziari che scuotono il governo. L’ultimo riguarda il Guardasigilli Carlo Nordio. La sua proposta di rimodulare il concorso esterno in associazione mafiosa trova il secco “no” del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano (“non è una priorità”) che fa il paio con la posizione di Chiara Colosimo, presidente della commissione Antimafia. 

Meloni non ha gradito la fuga in avanti del suo ministro, soprattutto nel giorno del chiarimento con il presidente della Repubblica. Inoltre la premier giovedì prossimo sarà a Palermo per la Giornata della legalità promossa dal suo partito a due giorni dall’anniversario della strage di via D’Amelio che costò la vita a Paolo Borsellino e agli agenti della sua scorta. Visto che si preannuncia già un clima più che frizzante, la premier non vuole aprire anche questo fronte. Di qui lo stop di Mantovano (“nessuna modifica”) e poi quello di Colosimo, fatto trapelare durante l’audizione  del procuratore di Palermo Maurizio De Lucia (“per sgombrare il campo da ogni dubbio, le pongo una domanda relativa agli aspetti penali in rapporto al reato di concorso esterno in associazione di stampo mafioso, e lo faccio alla luce di quanto da lei affermato in diverse occasioni e interviste che ho trovato particolarmente interessanti”, è stato l’artificio retorico dell’esponente turbo meloniana). Poi certo c’è Daniela Santanchè, la ministra che rischia di ballare solo questa estate. E non al Twiga, ma al governo. La titolare del Turismo, regina di FdI in Lombardia e molto legata a Ignazio La Russa, è andata all’attacco. Da vera Pitonessa.

 

Ospite di Confagricoltura alla domanda legittima sulle sue possibili dimissioni ha risposto stizzita:  nessun passo indietro, ma valanghe di querele annunciate nei confronti dei giornali che dicono “grandi bugie”. Per questo, ha spiegato, “chiederemo il nostro risarcimento danni. Mi auguro tra qualche anno di avere un buon gruzzoletto dai risarcimenti da destinare a chi ha più bisogno”. Una frase, quella sul gruzzoletto, che è andata un po’ di traverso al mondo più vicino a Meloni. Chi conosce bene la premier espone al Foglio questa tesi: “Giorgia adesso, al netto di nuove clamorose rivelazioni, non mollerà la Santa, ma alla prima occasione utile, la cambierà, di sicuro prima delle Europee”. Chissà se andrà così davvero.

Di sicuro il mormorio dentro Fratelli d’Italia continua a essere incessante. Il tramestio, come si sa, comprende anche le vicende del figlio di Ignazio La Russa dopo le dichiarazioni del presidente del Senato, stigmatizzate dalla premier, e quelle del sottosegretario Andrea Delmastro, difeso al contrario dall’inquilina di Palazzo Chigi. Su uno sfondo enorme, i rapporti con la magistratura. Da leggere in due fasi: c’è il ddl Nordio che ancora deve essere autorizzato dal Quirinale per essere discusso alle Camere e la separazione delle carriere a cui Meloni non intende rinunciare, come ha avuto modo di ribadire ieri sera. Tutti questi argomenti, tanti e diversi fra loro, sono stati al centro del colloquio fra Mattarella e la presidente del Consiglio. Terminato il Consiglio supremo di difesa (durante il quale si è ribadito il sostegno all’Ucraina, la ricerca di una pace giusta e l’impegno dell’Italia a confermare la spesa militare secondo i parametri Nato) i due hanno parlato vis à vis e in solitudine per quasi un’ora nello studio alla Vetrata. I dubbi del Colle su alcuni articoli del ddl Nordio, soprattutto sull’abuso d’ufficio nel mirino della Ue, sono emersi nei giorni scorsi. E trattandosi di un disegno di legge non è da escludere che saranno rivisti dal Parlamento, anzi. Altrimenti potrebbe arrivare un’altra lettera tipo quella sui Balneari. Più complessa la navigazione generale. Sui toni da usare sembra esserci stato un accordo, frutto di una forte raccomandazione di Mattarella. Niente più note né attacchi diretti alla magistratura. Diversa la vicenda di Santanchè sulla quale il Quirinale rimanda tutto all’opportunità politica di chi l’ha proposta: Meloni. 
 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.