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Il golpe Bianca Berlinguer. Passa a Mediaset dopo aver chiesto la striscia di Damilano

Carmelo Caruso

Irraggiungibile al telefono, la conduttrice di Cartabianca lascia la Rai dopo aver chiesto di tutto ai manager. Al suo posto Monica Giandotti, ma Giuseppe Conte vuole Peter Gomez

Presentatevi oggi a lavoro e chiedete di farvi applicare la clausola “Bianca Berlinguer”, Rai, rispetto minimo, e vediamo cosa accade. E’ il modello “Cartabianca”, e lo è in ogni senso. Articolo 1: rispondo al telefono quando dico io. Articolo 2: lavoro quando decido io. Articolo 3: se lavoro io, devo lavorare solo io. Articolo 4: non mi capite, quindi i cretini siete voi. Palinsesti sequestrati. Telefono spento. Veti su colleghi. Per quarantott’ore, prima che Bianca Berlinguer comunicasse, attraverso una lettera, le sue dimissioni dalla Rai, e il suo passaggio a Mediaset, è stato impossibile contattarla. Era irraggiungibile per amministratore delegato e direttore generale. Nessuno conosceva le sue intenzioni. Per molto meno, a Mediaset, vi fanno trovare gli scatoloni nel parcheggio. In seguito, vi contattano i loro avvocati. Innanzitutto, per passare a Mediaset, Berlinguer ha chiesto l’assunzione perché non vuole rinunciare ai contributi pensionistici. Condurrà un programma, il martedì sera su Rete 4, e si dividerà la striscia serale con Nicola Porro. Prima di quest’epilogo, ieri mattina, ha tenuto in ostaggio il cda Rai che attendeva le sue decisioni per bollinare i palinsesti. Niente. Chi l’ha vista? Prima ancora di scomparire ha provato a estorcere la striscia di Marco Damilano su Rai3. Alla Rai ha pure chiesto di non mandare in onda Francesca Fagnani. La sua colpa? Farle concorrenza. Inutilmente, in Rai, hanno provato a spiegarle che il suo pubblico era un pubblico con “licenza media, over sessanta” e dunque non sovrapponibile a quello di Fagnani. Fosse stato per Berlinguer, il martedì sera, tutta la tv pubblica doveva dare “Cartabianca” a reti unificate come il messaggio di Sergio Mattarella. Dato che non si sentiva abbastanza coccolata, aveva chiesto (e ottenuto) ulteriore budget per i suoi ospiti sbandati. Solo a un genio, uno capace di fare la differenza, e Berlinguer non la fa, sarebbe stato permesso quanto è stato consentito a Berlinguer, che un genio non lo è. La critica televisiva, Aldo Grasso, ripete, ancora, sul Corriere della Sera, che “Cartabianca” era trasmissione di mediocrità assoluta. Al Foglio aveva detto: “E’ negata per la professione”. Gli ascolti non decollavano neppure con la grappa di Mauro Corona. Alessandro Orsini angosciava più di Putin. Ogni puntata Shining costava circa quarantacinque mila euro ed è dal 2016 che si è costretti a dover tacere perché Bianca è figlia di Enrico Berlinguer. A Mediaset, quando hanno saputo del colpo, hanno detto: “Ci prendiamo il cognome”. Ed è vero. Berlinguer non ha la grandezza dell’epurata, non ha il carattere sanguigno di Lucia Annunziata, non è Fazio. Oggi Mediaset fa il più bel regalo a Silvio Berlusconi. Va raccontato per quello che è: soldi, denaro e mercato. 

Il passaggio di Bianca Berlinguer da Rai a Mediaset non è altro che un passaggio televisivo, una trattativa, portato avanti con spregiudicatezza, così come sarebbe piaciuta al papà di Piersilvio. Anche le modalità del passaggio sono strategia Mediaset. Si è cercato di mantenere segreta la notizia per provocare l’effetto sorpresa. Mediaset presenterà oggi i palinsesti e Berlinguer sarà la diva. Si ritroverà a Rete 4 con Mario Giordano, Paolo Del Debbio e forse avrà più fortuna perché in quel brodo lei ci sta come il dado. Da anni Berlinguer cerca di intortare gli ad Rai e bisogna dire che, per anni, ce l’ha fatta. Per giustificare i suoi ascolti irrisori contro Giovanni Floris, il competitor di La7, ha accampato mille scuse, tranne la più semplice: un programma di pessima qualità, a partire dalla sua conduzione. La lettera di dimissioni che ha spedito ieri pomeriggio all’ad Rai, Sergio, non elenca infatti tutte le richieste di Berlinguer formulate in questo mese. Ha richiesto con insistenza, e va ripetuto, la striscia di Damilano. E’ da anni la striscia la sua vera ossessione. La desiderava vicino al Tg in modo da prendersi il traino sicuro. Quando le hanno detto che Damilano fa buoni ascolti e che ha ancora un altro anno di contratto, Berlinguer ha cominciato a chiedere l’impossibile. In quale giornale si può chiedere a un direttore: “Se scrivo io voglio che la colonna di destra e quella di sinistra restino bianche?”. Si può giustificare (e perdonare) l’irregolarità, l’impertinenza ma solo se macina ascolti, critica. Quello di Berlinguer era solo possesso. E’ l’idea, troppo diffusa in Rai, che “la Rai sono io”. E’ la “Rai Bovary”, un posto dove un vicedirettore come Sigfrido Ranucci può parlare male della Rai sulle reti Rai e in base a un documento secretato della Rai, violando una circolare interna della Rai che vieta di comunicare con l’esterno. Il posto della Berlinguer verrà preso da Monica Giandotti (Giuseppe Conte spinge  per Peter Gomez), già conduttrice di “Agorà”, che era stata allontanata da “Agorà” da chi ora la promuove in prima serata. Ed è il meglio che la Rai possa trovare per sostituire Berlinguer, ma come può una tv funzionare se deve dare quote a partiti, a prescindere da format e contenuti? Berlinguer era ritenuta quota Pd quindi ci vuole un’altra “quota Pd”. Il paradosso è che serviva la destra per scatenare il mercato tv che era una palude. Fazio, Gramellini, la stessa Berlinguer. Alla fine, l’unico suo programma di successo è stato gestire il suo insuccesso

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio