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Il Pd in allarme: dubbi su Schlein anche tra i fedelissimi di AreaDem

La sconfitta in Molise era data per probabile, ma il tracollo dei Cinque stelle non era previsto. Si guarda alle europee: la consolazione è essere il primo partito d'opposizione

Sì, è vero, la sconfitta molisana in casa dem era data per molto probabile. Ma quello che ha colto totalmente impreparati i dirigenti del Partito democratico è stato il totale tracollo dei Cinque stelle. Al Nazareno erano convinti che andando alle elezioni con un loro candidato, per giunta sindaco di Campobasso, il M5s avrebbe subito una flessione rispetto alle precedenti regionali (31 per cento) e persino rispetto alle politiche (24 per cento) ma che precipitassero giù in questo modo nel Pd non lo immaginava nessuno. E questa volta Elly Schlein non può dire che lei non c’era, perché gli accordi con i Cinque stelle in Molise sono stati perfezionati sotto la sua gestione. Certo, qualcuno l’aveva avvisata che candidare il sindaco di un comune dove il Pd era all’opposizione forse non rappresentava una scelta saggia. Ma la segretaria era (ed è) convinta che l’accordo con il M5s vada fatto per forza in prospettiva delle elezioni politiche in cui il sogno della segretaria dem è quello di candidarsi a Palazzo Chigi.

Ora, dopo il patatraca molisano, non si può dire che Elly Schlein sia stata messa sul banco degli imputati. Non ci sarà un atto d’accusa esplicito nei suoi confronti, se non altro perché la leader del Partito democratico non ha intenzione di convocare un’altra direzione, meglio riunire la segreteria dove ha la netta maggioranza e dove gli oppositori interni non sono rappresentati dall’ala dura e pura della minoranza dem. Però resta il fatto che ormai anche chi l’ha sostenuta o chi comunque aveva deciso di darle credito e di collaborare adesso pensa che forse quello della segretaria dem non sia un mestiere adatto a Schlein. Sono in allarme persino i fedelissimi di AreaDem (la corrente di Dario Franceschini) che iniziano a temere per le sorti del partito. Ma bocciare la segretaria a un anno dalle elezioni europee è fuori discussione. Perciò la minoranza di Lorenzo Guerini, che è la più agguerrita, ora punta i piedi con Stefano Bonaccini, accusato di essere troppo morbido nei confronti della leader, e chiede al presidente della regione Emilia-Romagna di far sentire la sua voce “perché così non si può certo andare avanti”. 

Intanto la sicurezza coltivata al Nazareno tra la segretaria e i suoi fedelissimi di prendersi la rivincita alle europee  (“Se giochiamo bene le nostre carte possiamo anche superare Fratelli d’Italia che tra un anno sarà logorato dall’esperienza di governo e non sarà più in luna di miele con gli elettori”, si sente addirittura dire nel tortellino magico) non è stata intaccata nemmeno da questa ennesima sconfitta. Un po’ meno sicuri di queste previsioni tutti gli altri dirigenti dem. Ci si consola con il fatto che, visto l’andazzo del M5s il Pd anche nella tornata europea, qualsiasi sia il suo risultato, sarà il primo partito dell’opposizione. Certo, un po’ pochino per un partito che aspira a gareggiare con Giorgia Meloni.

Nei Cinque stelle in preda al panico, invece, c’è chi pensa di non far arrivare Giuseppe Conte alle europee. Tra i parlamentari e i gruppi dirigenti l’ex premier ha ancora una salda maggioranza, ma non è detto che gli basti. Beppe Grillo pensa a Virginia Raggi. Una soluzione di “battaglia” che secondo il comico genovese potrebbe portare nuova linfa al movimento. 

Raccontano che il presidente brasiliano Lula sia rimasto alquanto sorpreso per l’accoglienza riservatagli da Elly Schlein. Molto affettuosa, per carità, ma pare che Lula non abbia gradito le scarpe da ginnastica con cui la segretaria dem si è presentata a un incontro ufficiale .A Montecitorio gira voce che Chiara Braga si sia sentita scavalcata da Peppe Provenzano sul caso Santanchè. Il responsabile Esteri dem infatti ha bruciato la capogruppo del Pd alla Camera sul tempo chiedendo le dimissioni della ministra del Turismo.

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