Il caso

Open to Santanchè: Renzi sta con lei, ma la portavoce lascia. Meloni è "tesa"

Simone Canettieri

La ministra è nel mirino in vista delle conclusioni delle indagini della procura e perde pezzi nello staff della comunicazione. Il leader di Iv dice ai suoi: non deve riferire in Aula. La premier preoccupata

 “Io sto con la Santa, come principio: non deve andare in Aula per un’inchiesta di ‘Report’. Vale per lei come per chiunque di noi”. Nei giorni scorsi Matteo Renzi ha confidato ai suoi parlamentari questa convinzione. E pare che lo abbia scritto direttamente alla ministra del Turismo. I due sono legati da un buon rapporto – che passa da Denis Verdini – e per il M5s ci sarebbe anche “il legame pubblicitario fra Visibilia e il Riformista”. Dettagli e speculazioni che  non impediranno alla capogruppo di Iv in Senato Raffaella Paita di non opporsi alla richiesta di chiarimenti in Aula (oggi c’è la capigruppo in Senato) “per farci un’idea, con l’approccio garantista che ci contraddistingue”. Il problema semmai è nel governo. E ce l’ha Meloni: “Prepariamoci a una seconda ondata di rivelazioni”, confida la premier.  


A cosa si riferisca non si sa. E’ voce diffusa però in Transatlantico che la procura di Milano potrebbe chiudere le indagini sulle società della ministra tra mercoledì e giovedì. Nel primo caso quando la premier riferirà alle Camere in vista del Consiglio europeo oppure, nel secondo, quando con molta probabilità Santanchè si difenderà in Senato. La premier ufficialmente “si è detta tranquilla” sul caso. Chi nel suo staff l’ha incontrata ieri per un giro di riunioni al terzo piano della Camera, dove la premier conserva l’ufficio, ne dà un altro racconto: era concentrata, ma tesa. Il problema più che altro è intorno alla “Santa”: in concomitanza con la bufera mediatica ha perso la portavoce Nicoletta Santucci. Anche lei, come Mario Sechi, se n’è andata. Ufficialmente per “motivi personali” seppur dopo soli tre mesi di lavoro. La spia però di una gestione ancora più complicata intorno alla ministra del Turismo che ieri è tornata all’attacco: “Io serena? No, questo termine porta sfiga. Io dimettermi? E su che cosa? Siamo seri. Andiamo dietro a ‘Report’?”. Dietro a tanta sicurezza, c’è una “donna provata”, come raccontano i collaboratori che l’hanno osservata a Ischia, al convegno dell’Ecr. Per sostenerla in questa fase, sono arrivati i rinforzi della comunicazione da Palazzo Chigi. La storia dei giornalisti che se ne vanno dai ministeri inizia a essere una costante su cui riflettere: è successo a Francesco Lollobrigida con il capo ufficio stampa, ma anche a Giuseppe Valditara con il portavoce e così come ad Adolfo Urso. Su Elisabetta Casellati è impossibile dare un’indicazione esatta. Tutti con la valigia in mano prima di Sechi e di Santucci che a quanto pare ha deciso di lasciare il ministero per una scelta di vita. Ma il risultato non cambia: c’è una ministra molto strategica per Fratelli d’Italia, a Milano, in trincea. “Guardate questa faccia: sono in politica da 23 anni e non ho nulla da nascondere”, insiste lei, forte di un appoggio della premier che al momento, almeno pubblicamente, è inscalfibile fino a prova contraria. Però l’opposizione – al di là delle convinzioni di Matteo Renzi sul metodo più che sul merito – sembra compatta. E intenzionata a non mollare la presa. Anche di questo Meloni è abbastanza consapevole ed è pronta al tiro della fune.

Anche se il partito che guida ha cambiato idea nelle ultime 24 ore in maniera netta. Fratelli d’Italia è passato dal dire “la ministra ha già spiegato tutto non c’è bisogno che venga in Aula” come ha spiegato il capogruppo Tommaso Foti a “Daniela  Santanchè è stata la prima a dare la disponibilità, se chiamata formalmente, a venire a chiarire ogni dubbio in Parlamento”, dichiarazione di ieri di Giovanni Donzelli, numero due del partito di Via della Scrofa. I membri in quota FdI in Vigilanza Rai continuano a dire che non attaccheranno Report perché “noi non abbiamo pregiudizi, al contrario della sinistra: e certe trasmissioni fanno il lavoro, se indagano su tutti”. E però questa vicenda rischia di durare per un bel po’. Se Lega e un pezzo di Forza Italia sono rientrati nei ranghi dopo aver mandato messaggi chiari alla premier, l’idea che Santanchè debba rispondere tutta l’estate di questa faccenda preoccupa i vertici del governo. Soprattutto se arriveranno novità dalla chiusura delle  indagini. Soprattutto perché la ministra in questa fase è senza portavoce e non c’è la fila per andare, dall’esterno, a lavorare con lei. All’inizio della legislatura, forse dopo aver parlato con la premier, si era imposta uno stile più sobrio: nel vestire, ma anche e soprattutto nel dichiarare. Andrò poco in tv e parlerò solo di turismo. Poi con il pasticcio di “Open to meraviglia” è iniziata l’escalation. Fino alle inchieste che le girano intorno. Ecco perché al momento è sospesa anche la nomina a cui tanto teneva: posizionare Flavio Briatore a capo dell’Ente nazionale turismo. Tutto congelato.
 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.