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"Ratificare il Mes conviene all'Italia". Un documento di Giorgetti inguaia Meloni

Valerio Valentini

Il Mef invia alla Camera, su richiesta di Tremonti, un parere sugli effetti finanziari dell'entrata in vigore del Fondo salva stati. FdI sperava in una bocciatura, invece Via XX Settembre certifica che l'Italia avrebbe solo vantaggi dal varo del nuovo Meccanismo di stabilità. Maggioranza in tilt, seduta rinviata

Doveva essere la certificazione del rischio. Invece è la conferma del contrario. Giorgia Meloni sperava di avere dal Mef un sostegno per la sua propaganda. Ha ottenuto la confutazione delle sue tesi scombiccherate. Insomma, il documento del ministero dell'Economia che avrebbe dovuto attestare i problemi e le incognite sul piano della finanza pubblica legate alla ratifica del Mes è invece una conferma che sì, il varo del nuovo trattato del Meccanismo europeo di stabilità non può fare che bene all'Italia. Il cortocircuito sovranista avviene a Montecitorio, in quella commissione Esteri che sta discutendo la proposta di legge (avanzata da Pd e Iv) sulla ratifica del Mes. Il mese scorso il presidente della commissione, Giulio Tremonti, aveva chiesto agli uffici di Via XX Settembre una valutazione sugli eventuali rischi contabili relativi all'entrata in vigore del nuovo Fondo salva stati. E stamane, è arrivata la doccia gelata: il documento è stato trasmesso alla commissione.

   

     

"Per quanto riguarda gli effetti diretti sulle grandezze di finanza pubblica, dalla ratifica sul suddetto Accordo", cioè della ratifica del Mes, "non discendono nuovi o maggiori oneri rispetto a quelli autorizzati in occasione della ratifica del Trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità del 2012". Il Mef, in sostanza, dice quindi che non c'è alcuna incognita ulteriore rispetto a quelle che in linea del tutto teorica l'Italia ha già sostenuto negli ultimi 11 anni, sin da quando la prima versione del Mes è stata varata, e che in ogni caso resterebbe in vigore qualora non venisse ratificato il nuovo Trattato. 

Quanto ad "eventuali rischi indiretti", il documento del Mef certifica che "non si rinvengono nell'Accordo modifiche tali da far presumere un peggioramento del rischio" legato all'entrata in vigore del nuovo Fondo salva stati. "Inoltre, non si ha notizia - si legge ancora - che un peggioramento del rischio del Mes sia stato evidenziato da altri soggetti quali le agenzie di rating, che hanno invero confermato la più alta valutazione attribuitagli anche dopo la firma degli accordi sulla riforma". 

Ma c'è di più. perché, oltre a scongiurare l'ipotesi di un aggravamento della situazione, il dossier del Mef, firmato dal capo di gabinetto di Giancarlo Giorgetti, Stefano Varone, illustra i vantaggi innegabili che derivano dalla ratifica del Mes. "Relativamente agli effetti indiretti sulle grandezze di finanza pubblica derivanti dalla sola ratifica dell'Accordo, sulla base di riscontri avuti da analisti e operatori di mercato, è possibile che la riforma del Mes, nella misura in cui venga percepita come un segnale di rafforzamento della coesione europea, porti ad una migliore valutazione del merito di credito degli Stati membri aderenti, con un effetto più pronunciato per quelli a più elevato debito come l'Italia". Insomma, l'Europa avrebbe tutto da guadagnare, da una ratifica del Mes. E più di tutti, tra i paesi europei, ne gioverebbe l'Italia. 

Autolesionismo sovranista, dunque. O, se non altro, un documento con cui Giorgetti ribadisce l'ovvio. E, facendolo, inguaia la sua stessa maggioranza. Che, non a caso, dopo un mezzo parapiglia, e dopo aver addirittura valutato di votare espressamente contro la ratifica del Mes, stamane in commissione Esteri alla Camera ha deciso di rinviare la discussione di 24 ore.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.