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addio Cav.

Con la morte di Silvio Berlusconi sono finiti davvero gli anni Ottanta

Camillo Langone

Non può capire la dolcezza del vivere chi non ha vissuto prima di Tangentopoli, prima di internet, prima del politicamente corretto. Il Cav. arrivò a Palazzo Chigi sull'abbrivio di quel decennio, sull'onda lunghissima dell'edonismo reaganiano

Prima o poi gli anni Ottanta dovevano finire. E con Trump processato e incriminato e Berlusconi deceduto sono finiti davvero. Sono finiti definitivamente, se così si può dire. Furono l'ultima bella stagione, oltre che dell'economia, dell'uomo e dunque della donna (se le cose vanno bene per il maschio vanno bene anche per la femmina: la presente guerra dei sessi non avrà vincitori). E furono il culmine per entrambi. Fu lì che fissarono il tipo dell'imprenditore sorridente circondato da ragazze dai grandi seni. Io voglio ricordarli così, tra le concorrenti di Miss Universo e le ragazze fast food di “Drive in”, non tra gli avvocati e meno che meno tra i medici... Parafrasando Talleyrand, non può capire la dolcezza del vivere chi non ha vissuto prima di Tangentopoli, prima di internet, prima del politicamente corretto, prima della transizione ecologica. Sarà che la politica mi repelle ma trovo inferiori le stagioni successive e comunque i due arrivarono alla Casa Bianca e a Palazzo Chigi sull'abbrivio di quel decennio, sull'onda lunghissima dell'edonismo reaganiano. Furono politici impolitici proprio perché forgiati in anni impolitici, o meno politici. Molto più divertenti.

         

Mi si può obiettare che, diversamente da Berlusconi, Trump potrà forse tornare in sella, e io glielo auguro e me lo auguro perché un presidente americano isolazionista mi farebbe dormire più tranquillo (caro m'è il sonno). Ma sarebbe un Trump invecchiato e incattivito, troppo lontano perfino lui dagli anni Ottanta. L'epoca irripetibile in cui Marvin Gaye cantava “Oh, baby now let's get down tonight”, bambina diamoci dentro stanotte.

         

Berlusconi non l'ho mai conosciuto e mi dispiace perché, a detta di chi invece ha avuto la fortuna, era uomo di grande generosità. E nessuno, proprio nessuno, ha bisogno di ricchi taccagni. Cosa c'è di più spregevole dell'avaro? Un ricco ha il dovere di essere generoso e il nuovo ricco lo sa mentre al vecchio ricco, al nato ricco, questa consapevolezza è sovente preclusa. Considero l'Avvocato Agnelli uno dei più grandi italiani del Novecento ma non me lo sarei potuto permettere. Non lo capiva proprio il valore dei soldi, girava senza portafoglio, capitava (lo racconta l'amica amica Ljuba Rizzoli) che gli si dovesse pagare il ristorante. In anni remotissimi ci furono rampolle della Milano bene che si rovinarono per stargli appresso, per raggiungerlo in aereo, per comprarsi vestiti all'altezza. Invece Berlusconi era cresciuto in periferia, aveva giocato per strada, da bambino dormiva in sala, altro che Arcore, e sapeva quanto costano gli abiti da sera, quanto costa essere belle. I suoi orribili avversari toccarono il fondo quando lo crocifissero sugli aiuti in denaro a ragazze tanto avvenenti quanto indigenti. Non so e non voglio sapere se ci andava a letto (grazie a Dio non sono un guardone e grazie a Cristo sono un cristiano, non osservo le pagliuzze nell'occhio altrui, ho la mia trave a cui pensare). So che ci andava a cena, questo sì, e trovo bellissimo, umanissimo che ci si preoccupi dei problemi delle persone con le quali si va a cena. Che poi Berlusconi faceva regali concreti, ad esempio orologi d'oro, anche ai vecchi amici, ai collaboratori di lunga data. Quindi maschi attempati. Era un uomo a cui piaceva piacere, certo: c'è qualcuno che preferisce frequentare un uomo a cui piace dispiacere?

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).