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L'analisi

Perché il dibattito sugli studentati è una spia pericolosa per il Pnrr

Marco Leonardi

Il monitoraggio ReGIS per avere una visione complessiva di tutti i progetti semestre per semestre. L'obiettivo è di migliorare l'efficacia e la velocità della spesa aumentando la qualità della programmazione e la disciplina delle amministrazioni

Le difficoltà a sapere a che punto siamo del Pnrr dipendono anche dalle difficoltà a leggere i dati del monitoraggio ma il governo dopo ormai 6 mesi dall’insediamento dovrebbe sapere tutto. Il monitoraggio degli investimenti è fondamentale perché gli obiettivi di risultato semestrali costituiscono un vincolo ai fini dei pagamenti Ue (a proposito la terza tranche che doveva essere pagata a ore non c’è ancora). Per il Pnrr è stato istituito un sistema di monitoraggio specifico che si chiama ReGIS: non per prevedere i ritardi (non è questo compito del sistema di monitoraggio ma caso mai dei ministeri!) ma per avere una visione complessiva di tutti i progetti semestre per semestre. ReGIS è molto più accurato e completo del sistema standard di monitoraggio degli investimenti e come ogni novità ha suscitato le critiche dei tecnici degli enti attuatori (spesso comunali) che devono eseguire la rendicontazione con criteri nuovi e più complicati. Si deve semplificare ma è ovvio che richieda più adempimenti: il PNRR sono soldi europei con criteri e tempi specifici. Alla base di tutto sta il Codice unico di progetto (CUP). Negli atti amministrativi e nelle banche dati, il CUP è praticamente è il “codice fiscale” di ogni investimento: non solo opere pubbliche ma anche agevolazioni imprenditoriali, formazione e investimenti in ricerca. Per esempio, l’ampliamento di un ospedale configura un “progetto di investimento pubblico” ma contemporaneamente ci può essere una manutenzione, un affidamento di progetto, agevolazioni di qualche tipo. Per questo per ogni “progetto” ci sono molteplici CUP. La banca dati CUP è legata a quella di Anac (l’Autorità nazionale anticorruzione) che contiene le informazioni sulle gare d’appalto e a quella del ministero del Tesoro sui pagamenti. È quindi possibile seguire ogni investimento dal momento in cui viene programmato, poi eseguito e infine pagato. Quale è dunque il problema del monitoraggio? Molti CUP sono emessi e rimangono inattivi perché magari non si è poi proceduto con i bandi. Per capire quanti sono davvero attivi bisogna aspettare che ci sia un CIG (Codice identificativo di gara) che indica l’indizione della gara. Molti comuni hanno tanti investimenti di piccola taglia perché il Pnrr finanzia anche progetti di rigenerazione urbana che erano già in essere prima del Pnrr (come anche gli investimenti ferroviari o in industry 4.0). Fu una scelta deliberata anche per spendere i soldi più velocemente, sarebbe infatti stato inconcepibile iniziare tutti gli investimenti nel 2022 e finirli nel 2026 se non ti inserivi nel flusso continuo della spesa per investimenti già in essere. Difficile adesso spostare su altre fonti di finanziamento progetti già incardinati. Piuttosto bisogna semplificare le procedure soprattutto se si tratta di progetti già impostati prima del Pnrr. 

 

Ricordiamo che il Pnrr è stato elaborato anche con lo scopo di migliorare l’efficacia e la velocità della spesa attraverso un canale preferenziale di semplificazioni e di assunzioni di personale.  Ha effettivamente migliorato la qualità della programmazione e la disciplina delle amministrazioni che ora sono tenute a scadenze precise. Tutto si può cambiare, ma se si cambia la fonte di finanziamento (e bisogna metterci i soldi nuovi dal bilancio nazionale però) chi si impicca più ai tempi e alle procedure del Pnrr? Ci sono stati mille problemi sulla strada del Pnrr e tutti di volta in volta risolti. Riformare completamente una macchina amministrativa significa rallentarla per un anno intero come chiunque lavori nella pubblica amministrazione sa bene, allo stesso modo raccontare che il piano è tutto sbagliato e va tutto cambiato sicuramente non aiuta a dare certezza della realizzazione dei progetti.

 

Infine ci sono anche i progetti in partenariato pubblico privato (PPP) come gli studentati di cui si discute oggi. PPP significa che c’è cofinanziamento dei privati nella costruzione e successivamente (fondamentale) la gestione privata dell’opera. In tempi di Pnrr i soldi non mancano quindi spesso l’unica ragione (a volte assolutamente necessaria) di fare il PPP è che ti serve un privato per la gestione successiva dell’opera. Ovviamente il PPP può essere rischioso per le amministrazioni che, per incompetenza e sottovalutazione, si accollano poi delle spese insostenibili in conto corrente per anni successivi al completamento dell’opera. Ma anche per il PPP il Pnrr ha previsto controlli molto più incisivi per cui le proposte dei privati sono sottoposte ad un parere obbligatorio della Presidenza senza il quale in pratica non si può procedere. Gli studentati sono forme particolari di PPP e non sono sottoposte al parere obbligatorio sarebbe però opportuno che prima che le proposte degli operatori privati alle università per gli studentati vengano accettate, vi sia un controllo di ragionevolezza e sostenibilità della proposta.

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