La sede della Corte dei conti a Roma (Wikipedia)

Scadenze e controlli

Perché la Corte dei conti sul Pnrr punta contro Ambiente e Infrastrutture

Giacinto della Cananea

Le due delibere della Corte imputano ai due ministeri parte della responsabilità dei ritardi rispetto alla quarta rata del Piano europeo. Ma l’accertamento degli errori resta una competenza esclusiva della Commissione Ue

Le delibere adottate dalla Corte dei conti sulla gestione di due dei 27 interventi a cui sono collegati i 16 miliardi di euro che l’Italia può ottenere con la quarta rata del Pnrr, alla fine di giugno, sono significative per quel che fanno capire dello stato di attuazione del piano, per il contributo che il controllo concomitante può dare, per il ruolo delle istituzioni politiche. Entrambi gli obiettivi, il rifornimento a idrogeno per il trasporto stradale e soprattutto il miglioramento della rete idrica, sono importanti. Ma le delibere della Corte fanno capire che, se l’individuazione degli obiettivi non è stata esente da mende, l’attuazione da parte dei due ministeri – Ambiente e Infrastrutture – ha reso tutto più difficile. All’Ambiente è obiettato di aver tardato nell’adottare atti amministrativi e nell’aver compresso i tempi, alle Infrastrutture di non aver svolto un precoce e serrato monitoraggio.

Ciò conferma che il controllo concomitante, intervenendo su gestioni pubbliche in corso di svolgimento, può fornire un utilissimo contributo all’azione di governo, nell’ottica della buona amministrazione. Sono errate, però, due conclusioni che sono state tratte dalle verifiche effettuate dalla Corte. La prima è che sia il momento di porsi il problema del “rischio di riduzione del contributo finanziario” dell’Ue e della connessa responsabilità dei dirigenti coinvolti nella gestione degli interventi. Adesso non bisogna pensare alle eventuali sanzioni, bensì ai correttivi che possono essere apportati per rendere più efficiente ed efficace la gestione.

L’altro errore consiste nel confondere il ruolo delle varie istituzioni. Fa bene la Corte dei conti a segnalare ritardi e disfunzioni, ma – in base alle regole che l’Ue si è data - l’accertamento degli scostamenti rispetto ai traguardi e agli obiettivi stabiliti nel Pnrr spetta alla Commissione. Se essa ritiene che alcuni obiettivi e traguardi non siano stati raggiunti in modo soddisfacente, invita lo stato membro a presentare le proprie osservazioni. Insomma, il confronto è tra le istituzioni politiche nazionali e quelle europee. Sovrapporre sfere di azione e compiti non giova alla causa comune.

Di più su questi argomenti: