Riforme Illiade

L'ira funesta di Casellati. Meloni le fa ombra. Ancora fughe da lei

Carmelo Caruso

Infastidita per gli incontri della premier, perde ancora collaboratori, il grande timore è la parlamentarizzazione delle riforme costituzionali. "E io che faccio?"

Achille, eri un pappamolle. Questa è l’ira funesta di Betty Casellati, la ministra delle “pelidi riforme”. Lunedì, 8 maggio, accade qualcosa che se l’avesse saputa Omero, era capolavoro, ma qui, sfortunatamente, solo la noia: “Ancora, Casellati? Uffa”. Non si demorde. Si scrive. Giorgia Meloni si è invaghita delle riforme istituzionali. Presidenzialismo, semi, alla francese, alla tedesca. Sperimentiamo. Ma le riforme sono di Betty Casellati. Se togliete le riforme, a Betty cosa resta? No, no, è davvero un episodio nuovo e ci sono nuove fughe. La segretaria particolare della ministra, Anna Claudia Servillo, ha preferito rinunciare all’indennità e tornare al lavoro precedente. Alessandrina Tudino, che è capo del legislativo, la notte, sogna di lasciare Ilio come il prode Enea (ma qui passiamo all’Eneide).

 

Ricapitoliamo. Meloni si invaghisce delle riforme e convoca a Palazzo Chigi le opposizioni. Pochi metri vicino, presso lo studio solenne di Betty,  un urlo si propaga  fino a  Palizzi, in Calabria, dove la “Pelide Betty” ha conquistato, a fine anni Sessanta, la corona di Miss Palizzi (incoronazione al Lido Le Vele). I romani l’urlo non lo hanno sentito, ma i collaboratori di Casellati eccome, e da allora sembrano usciti da un concerto dei Metallica. La scoperta  che scatena l’ira è causa delle agenzie. Bene, a quanto apprendeva un’agenzia, e da quanto appariva sul sito istituzionale di Palazzo Chigi, e ve la facciamo breve, la “presidente avvia il confronto (…) e agli incontri parteciperanno anche i vicepresidenti del Consiglio, Matteo Salvini e Antonio Tajani, il ministro per le riforme…”. Primo consiglio, un comunicatore munito della congiunzione anche, quando incontra Casellati, è un comunicatore morto. Quando Casellati legge “anche” si ritira nella sua tenda. Quando si accorge che è terza, rispetto a Salvini e Tajani, stava per incendiare le navi di FdI. Fa chiamare a Palazzo Chigi, chiede interviste ai quotidiani.

 

Deve fare bella figura. Il solito sventurato, che lavora in quel reparto, trova un aforisma: “Non ho bisogno che sia facile, ho bisogno che ne valga la pena”. Solo così si salva dalla fucilazione. Grazia. Ma Betty ha capito il gioco e poi c’è sempre l’ombra di Marcello Pera: “Vogliono parlamentarizzare le riforme  fare Pera presidente. Ahhhh”.  A quel punto il volto della Caselati si è contratto come quello di Jack Nicholson in Shining. Inutile aggiungere che il portavoce della Casellati è una funzione che non può esistere perché ne va della salute della Repubblica. Nella sua tenda, la Pelide Betty recita i versi contro Meloni-Agamennone: “Ti mangerai l’anima crucciandoti, che a Miss Palizzi, negasti le riforme”. Chigi brucia.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio