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scontro democratico

Tensioni nel Pd. Schlein e Bonaccini bisticciano su segreteria e gruppi parlamentari

Valerio Valentini

La segretaria vuole Francesco Boccia capogruppo al senato e Chiara Braga alla Camera. Il presidente della Regione Emilia-Romagna vuole ruoli per Pina Picierno, Davide Batuffi e Alessandro Alfieri. Un accordo però non c'è

Doveva essere il giorno dell'intesa. Rischia di essere quello della rottura, o quasi. Elly Schlein e Stefano Bonaccini non hanno un accordo. E la telefonata di ieri sera, tra i due, lo ha certificato. "Una accelerazione immotivata, forse da attribuire ai pasdaran che circondano la neo segretaria", dicono dalle parti del governatore emiliano. "Un'incomprensione alimentata da chi cerca di alimentate lo scontro", ribattono gli altri.

 

Sia quel che sia, la tensione c'è. A generarla, in queste ore, è la volontà di Schlein di procedere subito alla nomina dei capigruppo.

 

Francesco Boccia, coordinatore della mozione della neo segretaria, al Senato si sente già presidente. Chiara Braga, sponda Franceschini, è l'indiziata principale per la Camera. Schema ormai consolidato, questo. Solo che per Bonaccini una simile decisione può essere ratificata solo se, nell'accordo, si definiscono contestualmente anche gli assetti in segreteria. La condizione minima per una gestione unitaria del partito è che in quota Bonaccini vengano indicati tre esponenti: Pina Picierno come vicesegretaria (insieme a Marco Furfaro, vicinissimo a Schlein), Davide Baruffi, fedelissimo di Bonaccini, e Alessandro Alfieri, l'ex gueriniano che otterrebbe la delega Esteri anche per rassicurare sulla tenuta atlantica del Nazareno.

 

Questo, almeno, era lo schema prospettato. Ma per Bonaccini avrebbe un senso, tutto ciò, solo se contestualmente si discutono anche i vertici dei gruppi parlamentari. I presidenti, certo, ma anche i tesorieri e i vice presidenti. La mezza fuga in avanti di Schlein produce invece irrigidimenti nell'ala riformista. "Se è così, se davvero si assegnano solo i ruoli di capigruppo, allora noi ne rivendichiamo almeno uno, almeno alla Camera", è la richiesta dei bonacciniani. Il tutto, nell'attesa di un nuovo contatto tra la segreteria e il presidenti. I due contendenti che non vogliono farsi la guerra, ma al momento non riescono neppure a fare la pace

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.