Elly Schlein e Francesco Boccia (Cecilia Fabiano/LaPresse) 

passeggiate romane

Schlein spiazza Conte sui diritti. E si affida a Boccia per mettere in piedi la segreteria

Mentre il leader del M5s meditava il colpo a sorpresa di una risoluzione ultra pacifista per mettere in imbarazzo la segretaria del Pd, lei ha scelto di fare un’altra mossa mediatica. Quella sui diritti. Minor fortuna sembra invece aver avuto con la battaglia sul salario minimo

Elly Schlein è riuscita ancora una volta a spiazzare Giuseppe a Conte. Infatti, mentre il leader del Movimento 5 stelle meditava il colpo a sorpresa di una risoluzione ultra pacifista per mettere in imbarazzo la segretaria del Partito democratico, complicandole i rapporti anche interni dal momento che gli esponenti di Articolo 1 sono contrari al proseguimento della guerra in Ucraina, lei ha scelto di fare un’altra mossa mediatica. Quella sui diritti. L’iniziativa della leader dem ha avuto (e continuerà ad avere) vasta eco sulla stampa. Tutti sono consci del fatto che in questa legislatura il Pd non ha i numeri per far passare dei provvedimenti del genere, ma cavalcarli significa tornare in sintonia con il mondo della sinistra e oscurare almeno un po’ la posizione del partito sulla guerra in Ucraina. Certo, è anche vero che un pezzo del mondo cattolico dem è stato preso alla sprovvista, ma, del resto, anche il predecessore di Elly Schlein, il cattolicissimo Enrico Letta, aveva cavalcato la battaglia della legge Zan. 

   

Minor fortuna sembra invece aver avuto Elly Schlein con l’altra battaglia che si era prefissa di portare avanti, cioè quella del salario minimo. E non solo perché il Terzo polo non sembra intenzionato a seguirla su questa strada. Il vero problema per la leader del Partito democratico è stato l’atteggiamento di Maurizio Landini, più che tiepido nei confronti di quella proposta. Il segretario della Cgil durante il congresso della sua organizzazione sindacale ha avuto modo di parlare con la segretaria del Pd e di spiegarle che per quanto lo riguarda la legge che lei deve assolutamente portare avanti in questa legislatura è quella sulla rappresentanza. Al salario minimo, anzi, al salario sindacale come preferisce chiamarlo Landini, ci si penserà in un secondo tempo, quando la normativa sulla rappresentanza sarà mandata in porto. 

 

Nel frattempo, comunque, Schlein non ha nessuna intenzione di restare con le mani in mano. C’è la segreteria da mettere in piedi, e ci sono i capigruppo da scegliere. Bonaccini ha dato il via libera alla gestione unitaria, quindi da parte del presidente del Partito democratico non ci sono intoppi. Ma Lorenzo Guerini sta facendo ancora una certa resistenza passiva e il governatore dell’Emilia-Romagna non ha nessuna intenzione di lacerare la sua area. Bisognerà aspettare un altro po’, ma non troppo assicurano al Nazareno: l’ideale sarebbe chiudere proprio in questi prossimi  giorni. Per farlo, ancora una volta, Schlein si affida a Francesco Boccia. Già perché il futuro capogruppo dem al Senato che in campagna elettorale non ha risparmiato toni duri nei confronti degli avversari interni, adesso è tornato a preferire la via della mediazione. “Del resto – osservano al Nazareno – dopo anni di trattative a tratti estenuanti con Giuseppe Conte e il Movimento 5 stelle, Boccia ha ormai affinato le sue doti diplomatiche”. Le ha sfoderate nelle consultazioni per la formazione della Direzione ed è giunto il tempo che se ne avvalga anche adesso per aiutare la segretaria. 

 

Quel che stupisce molti dem che pure sono in buoni rapporti con la leader del Partito democratico è la sua abitudine a confidarsi molto poco. Anche chi ha affiancato Schlein nella sua campagna per le primarie non gode evidentemente della fiducia incondizionata di Schlein, che preferisce anticipare le sue mosse solo a una ristrettissima cerchia di fedelissimi. Ma questa sua abitudine sta già creando qualche malcontento dentro il partito dove chi sperava di essere premiato sotto la nuova gestione non è più tanto sicuro di ottenere il posto a cui aveva puntato.  

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