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il commento

“Morte ai coglioni”, Meloni alle prese con l'imbecillità di destra

Salvatore Merlo

La premier si eleva, ma i suoi la tirano giù. Finora abbiamo assistito ai cretini di sinistra, ora vediamo gli imbecilli dall'altra parte. La presidente del Consiglio si guardi dagli stupidi 

"Mon général, mort aux cons!”. Alla nascita della Quinta Repubblica pare che un collaboratore di De Gaulle, entusiasta di quanto stava accadendo, sognando di cambiare per sempre la Francia, gli disse: “Generale, adesso a morte tutti i coglioni”. Ecco. Giovedì scorso, in provincia di Enna, credendo forse d’interpretare lo spirito del tempo, quello di un governo di destra contrario a ogni forma di liberalizzazione delle droghe leggere, qualche zelante funzionario di polizia ha inviato degli agenti a fare irruzione, alle 9.40 del mattino, nella scuola superiore Majorana-Cascino di Piazza Armerina dove si discuteva di liberalizzazione della cannabis.

 

Scrive l’Ansa: “La Polizia è entrata in aula e ha identificato i rappresentanti d’istituto. L’iniziativa degli studenti rientrava nella campagna condotta in Italia dall’associazione ‘Meglio legale’. Alla Polizia non sono bastate le rassicurazioni della preside, Lidia Gangi, sul fatto che l’assemblea era stata regolarmente autorizzata”. Pensavano di trovare Pablo Escobar. O probabilmente pensavano di fare contento il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Ma la questione è forse persino più semplice: abbiamo fin qui visto all’opera i cretini di sinistra, e ora abbiamo l’opportunità di osservare anche gli imbecilli di destra. Che sono il vero nemico e la più grande minaccia rivolta contro la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Morte ai coglioni”, suggerivano dunque a De Gaulle. Il quale, conscio della difficoltà ma anche dell’importanza dell’impresa, rispondeva così: “Vasto programma”. 

 

I citrulli sono immanenti, numerosi, ben mimetizzati, dispersi nell’ambiente e... pericolosi. L’imbecillità è in senso letterale una forma di indifferenza o di ostilità nei confronti dei valori cognitivi, e dunque è una colpa. Grave. E il fanatismo, o la zelante solerzia, è una forma particolarmente acuta di stupidità che nel caso specifico di Piazza Armerina finisce per ripercuotersi sempre più in alto, fino al ministero dell’Interno (da cui origina) e poi dunque inevitabilmente fino a Palazzo Chigi. Lì dove c’è una presidente del Consiglio che intanto, attraverso la politica estera e il pragmatismo, tenta di scrollarsi di dosso la formuletta antifascista. Lei si eleva, e qualcuno la trascina di nuovo giù.

 

E non è nemmeno la prima volta. A novembre Meloni era stata fatta inciampare dai suoi sul “decreto rave”, per chi lo ricorda. Sfidando il buon senso, quel testo (ispiratore ancora una volta Piantedosi) stabiliva, tra le altre cose, il divieto di riunire più di cinquanta persone in un luogo pubblico. Tra fischi, lazzi, denunce di fascismo e risate di scherno, il ministro Piantedosi si precipitò a dire che il decreto non sarebbe mai stato applicato alle manifestazione di piazza. Ovviamente, proprio mentre lo diceva, era il 4 novembre, a Pavia, un suo prefetto intanto vietava una manifestazione antifascista limitandola “al numero di cinquanta partecipanti”.

 

Ecco la titanica grandezza dell’imbecillità, il fatto di essere l’unica disgrazia di cui si può ridere. Ma fino a un certo punto. Se il cretino di sinistra infatti ha una spiccata tendenza verso tutto ciò che è difficile, come diceva Leonardo Sciascia, ovvero crede che la difficoltà sia profondità, l’imbecille di destra al contrario non ama scimmiottare la complessità ma  tende piuttosto a essere zelante, specialmente nei confronti del suo Capo. Non di rado infatti l’imbecille lo mette in difficoltà, il suo Capo. Lo trascina in situazioni impensabili.  E sempre infatti ricorda la tragica e irresistibile figura di Achille Starace,  l’inventore del “voi”, del “passo romano” e del “saluto al duce”, il gerarca che non capendone l’implicita ironia, adottò seriamente il seguente aforisma di Longanesi all’interno del decalogo fascista: “La Patria si serve anche facendo la sentinella a un bidone di benzina”.

 

Così Meloni non fa in tempo a stringere la mano di Zelensky o quella del presidente indiano Modi, che in Italia un gruppo di pasticcioni e straparlanti, anche di fronte alle tragedie del mare, le combina un turbinìo di grandi e piccoli guai di stupidità che rianimano la barcollante Resistenza. La stupidità, il cretinismo o la coglioneria, che dir si voglia, sconfinano nell’eterno e nell’infinito. E forse non c’è che da dichiararsi sconfitti in anticipo. “Morte ai coglioni”, dicevano a De Gaulle. Più modestamente a Meloni si potrebbe consigliare: “Guardati dai coglioni”.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.