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Il colloquio

“Cara Meloni, ora aiutaci ad avere i caccia”. Parla Kuleba, braccio destro di Zelensky

Claudio Cerasa

"L’aiuto militare all'Ucraina non è beneficenza, ma è il miglior investimento dell’Italia nella propria sicurezza e stabilità. Sì: possiamo vincere la guerra entro il 2023”. Intervista esclusiva al ministro degli Esteri ucraino

E’ il numero due di Volodymyr Zelensky, è la voce diplomatica più importante dell’Ucraina, è il responsabile per l’integrazione europea ed euro-atlantica del suo paese, è il ministro degli Esteri di Kyiv e in questa lunga ed esclusiva conversazione con il Foglio, Dmytro Kuleba, a un anno dall’invasione della Russia, accetta di parlare di tutto. Accetta di parlare dei tabù dell’occidente, accetta di parlare del futuro dell’Europa, accetta di parlare dell’imminente controffensiva di primavera, accetta, nel giorno della visita di Giorgia Meloni a Kyiv, di parlare anche dello speciale rapporto con l’Italia. 

Ministro, come si fa a vincere questa guerra? “Stiamo già vincendo. Sia sul campo di battaglia che sulle piattaforme di organizzazioni e forum internazionali. Il mondo si è schierato con l’Ucraina sin dai primi giorni di guerra su vasta scala. Abbiamo consolidato intorno a noi una grande coalizione internazionale e convinto il mondo intero che l’aggressione russa contro l’Ucraina è una minaccia diretta all’ordine mondiale. Siamo diventati un paese candidato all’adesione all’Unione europea. Abbiamo consolidato un sostegno senza precedenti nell’Onu. Abbiamo influenzato anche paesi tradizionalmente neutrali, convincendoli a schierarsi dalla nostra parte. Contro la Russia è stato imposto un numero senza precedenti di sanzioni, che stanno già minando in modo significativo la sua capacità di continuare la guerra contro l’Ucraina. Nello stesso tempo, ci sono ancora molte prove davanti e molto lavoro per liberare tutto il nostro territorio dagli invasori. Il raggiungimento di questo risultato dipende sia dalla resistenza e dall’unità all’interno dell’Ucraina, sia dall’aiuto e dal sostegno dei nostri amici dall’esterno”. Che cosa vuol dire, per l’Ucraina, vincere la guerra? “Solo il completo ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina ristabilirà completamente la sicurezza in Europa, l’ordine internazionale e il rispetto della Carta delle Nazioni Unite. Se qualcuno si offre di sacrificare i territori ucraini per amore dell’illusione della pace, tale persona deve onestamente ammettere di essere pronta a sacrificare parzialmente la sicurezza europea, la sicurezza del suo paese e del mondo. E’ ovvio che se questa aggressione non viene sconfitta, la Russia si prenderà semplicemente una pausa e poi continuerà la guerra ancora più fervorosamente. Parlando alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco l’altro giorno, il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha affermato che crediamo tutti nella vittoria dell’Ucraina nel 2023 e stiamo lavorando per ottenerla. Oggi tutta l’Ucraina ha fede nella vittoria. Invito il mondo intero a credere nell’Ucraina come noi crediamo in essa”.

 

“Non chiedete quanto durerà la guerra. Chiedete cos’altro potete fare per accelerarne la conclusione con la vittoria dell’Ucraina. Nel 2023, la diplomazia del paese farà ogni sforzo per fornire all’esercito tutto ciò di cui ha bisogno al fronte, nonché per attuare la Formula di pace ucraina proposta dal presidente Zelensky. Questo piano in dieci fasi conduce a una pace giusta, a garanzie effettive di sicurezza per il nostro paese, pone le basi per riformare l’intero sistema di sicurezza internazionale fondato sul rispetto della Carta delle Nazioni Unite”.  Ministro, quali sono secondo lei i valori che l’occidente ha riscoperto grazie al sostegno all’Ucraina? “La lotta dell’Ucraina per la propria vita e per la propria libertà ha risvegliato l’occidente e l’ha reso più forte. Oggi gli ucraini sono più uniti che mai, tutta l’Europa e una cerchia più ampia di paesi occidentali sono altrettanto uniti nel loro sostegno all’Ucraina. Durante quest’anno, i nostri partner e amici hanno dimostrato non solo solidarietà, ma anche la capacità di prendere insieme decisioni difficili, ma di vitale importanza. Hanno dimostrato di agire in armonia, di andare oltre la comfort zone per raggiungere l’obiettivo comune di aiutare l’Ucraina, che oggi difende la sicurezza e il benessere di ogni famiglia europea, di ogni paese amante della pace nel mondo”. 
Di quali armi ha bisogno l’Ucraina, dall’Europa e dall’Italia, per continuare a guadagnare terreno, nella riconquista dei territori sottratti dalla Russia? Ce lo può spiegare nel dettaglio? “Tra le armi di cui l’Ucraina ha attualmente più bisogno sono le munizioni, l’artiglieria, i carri armati, i veicoli corazzati e sistemi di difesa aerea. Chiediamo inoltre ai nostri partner di iniziare immediatamente ad addestrare i piloti ucraini sui caccia occidentali. La decisione di fornire aerei da combattimento sarà presa prima o poi, ed è necessario prepararsi ora. Nel corso dell’anno precedente, la squadra diplomatica del presidente Zelensky aveva il compito di sbloccare le decisioni politiche sulla fornitura dei principali sette tipi di armi. Abbiamo già sbloccato sei dei sette. Armi anticarro, artiglieria occidentale, missili antiaerei, sistemi antiaerei, carri armati e missili a lungo raggio. Rimangono solo gli aerei, ma anch’essi verranno sbloccati. E se l’anno scorso la mia parola chiave in tutte le riunioni era la parola “armi”, oggi sono due parole: velocità e affidabilità. Velocità e affidabilità delle forniture di armi. Questo è davvero fondamentale. Devo far notare che l’assistenza militare dell’Italia è estremamente importante per noi in questo fatidico momento della lotta per la vita. Siamo grati per le decisioni prese. L’Italia ha dimostrato di essere dalla parte giusta della storia e cerca di porre fine rapidamente alla guerra con una pace giusta. Ci aspettiamo che questo supporto continui e aumenti”. 


“Non chiedeteci quanto durerà la guerra. Chiedetevi cosa si può  fare per accelerare la conclusione con la nostra vittoria”


 

L’Ucraina ha dichiarato apertamente che intende lanciare una nuova controffensiva muscolare nei prossimi mesi contro le unità russe, molte delle quali sono profondamente arroccate in posizioni di combattimento, che includono una rete di trincee e ostacoli anticarro. In che modo, in questa fase della guerra, può cambiare la strategia di difesa nei confronti della Russia? “Innanzitutto, la Russia non ha interrotto la sua offensiva nemmeno per una settimana. In effetti, i russi stanno ora intensificando la loro aggressione e cercando di avanzare lungo l’intera linea del fronte. Si sono mobilitati in autunno. Alcuni dei mobilitati sono stati immediatamente lanciati in battaglia, la maggior parte di loro è già morta, ma la Russia non ha mai raggiunto i suoi obiettivi. Un’altra parte è stata inviata ai centri di formazione. Ora Putin li sta lanciando in battaglia nel disperato tentativo di ribaltare la situazione a suo favore. Ma vediamo che le reclute russe addestrate non sono diverse da quelle che non hanno seguìto l’addestramento. La pressione dei russi è molto forte ed è molto difficile per i nostri militari in questo momento, ma stanno resistendo eroicamente. Esortiamo i partner ogni giorno: per favore, fate tutto il possibile per accelerare la consegna di armi e munizioni di cui c’è un bisogno critico. Allo stesso tempo, una strategia dettagliata della nostra controffensiva o un’analisi delle posizioni della Russia è principalmente di competenza dei nostri militari. Il mio lavoro si svolge sul fronte diplomatico. E l’obiettivo principale della squadra diplomatica del presidente Zelensky è fornire ai nostri militari le armi necessarie e il supporto dei partner”.


“La decisione di fornire aerei da combattimento sarà presa prima o poi, ed è necessario prepararsi ora”


Quali sono state le armi offerte dall’Italia che finora vi hanno permesso di ottenere i maggiori risultati militari? “Sono grato al governo italiano, sia precedente che presente, per l’invio di armi e attrezzature militari che abbiamo ricevuto dall’inizio della guerra su vasta scala. A oggi, l’Italia ha già fornito all’Ucraina 5 pacchetti di aiuti alla difesa del valore di circa 1 miliardo di euro. Tutte queste decisioni hanno permesso di salvare migliaia di vite ucraine e gliene saremo sempre grati. Voglio anche sottolineare che l’aiuto militare all’Ucraina non è beneficenza, è il miglior investimento dell’Italia nella propria sicurezza e stabilità a lungo termine dell’intero continente europeo per il prossimo decennio”. 

 

La comunità occidentale ha dato finora un grande sostegno alla resistenza dell’Ucraina. Il 5 febbraio sono scattate anche nuove sanzioni sul petrolio. Cosa manca, armi a parte, per poter offrire all’Ucraina un sostegno ulteriore, rispetto a quello presente? “Ho già affermato più di una volta, sia nello spazio pubblico che nelle conversazioni personali con i colleghi, che la pressione delle sanzioni sulla Russia può e deve essere aumentata. In particolare, insistiamo su severe sanzioni contro l’industria missilistica e dei droni della Federazione russa. Questo è uno dei modi per fermare il terrorismo missilistico russo e proteggere le pacifiche città ucraine e le infrastrutture critiche. Rimangono rilevanti la disconnessione del resto delle banche russe da Swift, il divieto totale della propaganda russa e l’introduzione di sanzioni nel settore delle tecnologie delle telecomunicazioni, dell’energia nucleare e in altri settori”. 


“La pressione delle sanzioni deve essere aumentata. Insistiamo su severe sanzioni contro l’industria missilistica russa”


E’ corretto dire che il vero momento di svolta, nella guerra, avverrà quando vi sarà la creazione di un corridoio ucraino capace di spezzare il territorio occupato dai russi all’inizio dell’invasione? “Come tutti gli ucraini, credo nelle nostre forze armate. Lavorano ogni giorno per vincere. E vi esorto a credere nell’Ucraina. Nell’ultimo anno abbiamo ripetutamente dimostrato che gli scettici si sbagliavano e che siamo capaci dell’impossibile. Nell’ultimo anno ci sono stati molti punti di svolta e la velocità di ulteriori successi militari dipende dalla velocità del sostegno militare all’Ucraina da parte dei nostri partner. Più di cinquanta stati hanno già aderito al rafforzamento del potenziale di difesa dell’Ucraina nell’ambito del gruppo di contatto nel formato ‘Ramstein’. Questa è la prova che i nostri partner credono nella vittoria dell’Ucraina. Apprezziamo molto il loro supporto. Contemporaneamente comprendiamo che la Russia sogna ancora di intercettare l’iniziativa e non ha abbandonato i piani per distruggere l’Ucraina. Ecco perché ora è di fondamentale importanza per gli stati partner fornire all’Ucraina le armi necessarie per resistere all’aggressione russa e accelerare le consegne che sono già state annunciate”.


“L’Italia ha dimostrato di essere dalla parte giusta e cerca di porre fine rapidamente alla guerra con una pace giusta”


Negli ultimi giorni, diversi osservatori hanno segnalato la presenza di numerose difese aeree dispiegate a Mosca, che segnalano il timore di attacchi alla capitale russa. Sono preoccupazioni giustificate da parte della Russia? “Dovreste chiedere ai russi di cosa hanno così paura lì. E i moscoviti e altri russi dovrebbero chiedere alla leadership del loro stato perché un anno fa gli è stato detto in tv che la Russia avrebbe catturato Kyiv in tre giorni, e oggi stanno installando difese aeree sui tetti di Mosca”.  Qualche settimana fa, la Cina ha scelto di rafforzare il suo rapporto con l’Iran, uno dei paesi che stanno aiutando la Russia nella guerra contro l’Ucraina. Membri del governo cinese, rispetto all’Iran, hanno detto che “la Cina apprezza la sincerità e la flessibilità dell’Iran, sostiene l’Iran nella salvaguardia dei suoi legittimi diritti e interessi e invita le parti a rimanere impegnate nel dialogo e nei negoziati”. Dopo un anno di guerra, il ruolo della Cina è ancora ambiguo o è pienamente all’interno della complicità con la Russia? “L’altro giorno, ho tenuto un altro giro di negoziati con un membro dell’ufficio politico, capo dell’ufficio degli affari esteri del Comitato centrale del Partito comunista cinese, Wang Yi. Siamo rimasti in contatto durante tutto l’anno, e attualmente il nostro formato della comunicazione rimane il più alto livello di dialogo politico regolare tra Ucraina e Cina. Durante i nostri negoziati, abbiamo convenuto che il principio dell’integrità territoriale sancito dalla Carta delle Nazioni Unite è di fondamentale importanza per entrambi i nostri stati. Pertanto, qualsiasi iniziativa volta a una soluzione pacifica deve basarsi sul rispetto del principio dell’integrità territoriale dell’Ucraina”.


“Confiscare i beni russi congelati e utilizzarli per la ricostruzione dell’Ucraina serve  a ricostruire l’Ucraina”


Il premier turco, Erdoğgan, ha più volte detto che Ankara è pronta a fornire supporto diplomatico e ad assumere il ruolo di mediatore per garantire “una pace permanente tra Russia e Ucraina”. Cosa risponde a chi in occidente considera la volontà dell’Ucraina di riconquistare tutti i territori sottratti come una missione impossibile destinata a prolungare la guerra all’infinito? “Ritengo scorretto contrapporre la pace al ritorno di tutti i territori ucraini. La vera pace è impossibile senza ripristinare l’integrità territoriale dell’Ucraina. La pace senza il ritorno dei nostri territori è il congelamento del conflitto. Sappiamo che una tale pace sarà solo una tregua per il Cremlino, prima di un nuovo attacco. Vedete. Nessun paese al mondo desidera la pace più dell’Ucraina. Ma noi cerchiamo una pace giusta e duratura, non una finta russa. Non ci saranno linee di demarcazione o nuovi ‘accordi di Minsk’. Abbiamo provato tutto, tutto questo non funziona. Ucraina, Germania e Francia hanno sinceramente cercato di porre fine diplomaticamente alla guerra in tali formati, ma la Russia ha semplicemente usato questo tempo per preparare un’aggressione genocida. E’ ingenuo sperare che questa volta Mosca si comporti in qualche modo diversamente. L’anno scorso, il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha presentato la formula della pace al vertice del Gruppo dei 20. Permettetemi di ricordarvi che la Formula di pace si compone di dieci punti: dalla sicurezza dalle radiazioni al ripristino dell’integrità territoriale del nostro stato, dalla sicurezza energetica al ritorno di tutti i prigionieri di guerra e deportati detenuti sul territorio della Russia. Questo è ora uno dei compiti principali per il nostro stato: coinvolgere il mondo nell’attuazione concreta dei punti della Formula della pace. Per quanto riguarda il coinvolgimento della Turchia, il presidente Zelensky ha recentemente avuto un colloquio con il presidente Erdogan in merito all’assistenza della Turchia nel rimpatrio dei prigionieri politici del Cremlino e dei prigionieri, nonché della partecipazione della Turchia all’attuazione della Formula di pace”.


“I russi stanno ora intensificando la loro aggressione e cercano di avanzare lungo l’intera linea del fronte”


Anche lei è convinto che se la Chiesa, e il Vaticano, avessero dato per tempo un sostegno pieno e senza ambiguità al popolo ucraino la guerra non sarebbe arrivata al punto in cui si trova oggi? Il generale Mark Milley, dopo il vertice di Ramstein, ha detto che “da un punto di vista militare, continuo a sostenere che per quest’anno sarebbe molto, molto difficile espellere militarmente le forze russe da ogni centimetro dell’Ucraina occupata dai russi”. “Guardi, un anno fa abbiamo sentito dichiarazioni secondo cui l’Ucraina non sarebbe durata tre giorni dopo un attacco su vasta scala da parte della Russia. La realtà ha confutato queste affermazioni. Penso che la questione non sia nella posizione del Vaticano, ma nella posizione della Russia, che non cerca e non ha mai cercato la pace. Manteniamo un dialogo costante e fiducioso con la Santa Sede e siamo convinti che sostenere l’Ucraina sia l’unica posizione possibile in una situazione in cui vi è un aggressore da un lato e un paese che esercita il proprio diritto all’autodifesa secondo la Carta delle Nazioni Unite dall’altro”.
Qualche settimana fa, lei, ministro ha detto di aver “accolto con favore la decisione dell’Italia di aderire al gruppo ristretto sull’istituzione di un tribunale speciale per il reato di aggressione contro l’Ucraina e ho chiesto sanzioni all’industria russa dei missili e dei droni”. Cosa può cambiare con la formazione di un tribunale speciale? 

 

“La necessità strategica di ritenere la Russia responsabile del crimine di aggressione è prevenire guerre future e punire il male. La creazione di un tribunale è un modo per ripristinare la giustizia. Come ha detto Olena Zelenska a Davos: ‘Questo lo richiede la dignità di ogni persona morta sotto le macerie della propria casa, di coloro che sono sopravvissuti negli scantinati di Mariupol e che hanno sognato la salvezza a Bucha, nascondendosi dai carnefici russi’. Vede, il crimine di aggressione commesso dalla più alta leadership politica e militare della Russia contro l’Ucraina rappresenta una minaccia per l’intera comunità mondiale. Lasciare impuniti i suoi autori può essere un pericoloso segnale che il mondo non è dominato dalla legge, ma dalla forza. L’avvio di questo meccanismo è necessario, perché attualmente non esiste una corte o un tribunale internazionale che possa giudicare la leadership politica e militare della Russia per aver commesso il crimine di aggressione contro l’Ucraina. La creazione del tribunale speciale sta colmando questa lacuna. La creazione del tribunale speciale non impedirà in alcun modo l’ulteriore indagine sui crimini commessi dalla Federazione russa da parte della Corte penale internazionale. La Corte penale internazionale rimane un organo chiave della giustizia penale internazionale e l’Ucraina coopera attivamente con essa. Ad esempio, è stata recentemente adottata una legge sugli emendamenti al codice di procedura penale dell’Ucraina, che stabilisce disposizioni sulla cooperazione dell’Ucraina con la Corte penale internazionale. Tuttavia, la Corte penale internazionale non può, per ragioni obiettive, indagare e perseguire individui per questo reato specifico: il reato di aggressione contro l’Ucraina. Ecco perché la creazione del tribunale speciale per il crimine di aggressione contro l’Ucraina non influirà sulla giurisdizione della Corte penale internazionale, ma integrerà solo il suo importante lavoro”.

 

Il ministro degli Esteri svizzero, qualche giorno fa, ha introdotto nel dibattito pubblico un tema interessante e ha detto che la Svizzera potrebbe confiscare i beni russi congelati e utilizzarli per la ricostruzione dell’Ucraina. “Se vogliamo seriamente aiutare a ricostruire l’Ucraina, dobbiamo pensare a come finanziarla”, ha detto. E’ una via che auspica venga adottata anche dai paesi dell’Unione europea?  “Sì, questo è uno dei modi giusti per aiutare a ricostruire l’Ucraina: far sì che i soldi dei criminali vadano alla ricostruzione di ciò che hanno distrutto, devastato e saccheggiato. L’anno scorso ho invitato gli stati membri del Gruppo dei sette ad adottare adeguate decisioni legislative e procedurali. L’Ucraina e l’Unione europea hanno stabilito una cooperazione per una politica comune di perquisizione, arresto e confisca dei beni delle persone coinvolte in crimini di guerra. Il commissario europeo per la Giustizia Didier Reynders è a capo della task force della Commissione europea sul congelamento e la confisca dei beni, che interagisce attivamente con il pertinente gruppo di lavoro ucraino. Allo stesso tempo, la questione dovrebbe essere affrontata in modo globale, tenendo conto dei meccanismi già avviati dall’Ucraina insieme ai suoi partner. Pertanto, nell’ambito dell’attuazione del meccanismo internazionale di compensazione, la cui necessità è determinata dalla risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite ‘Fornire rimedi legali e riparazioni in relazione all’aggressione contro l’Ucraina’ del 14 novembre 2022, sarà istituito il fondo di compensazione. Il fondo di compensazione sarà finanziato principalmente dai beni scoperti e confiscati della Russia. A spese di tali beni, sarà effettuato il risarcimento dei danni causati dall’aggressione per tutti i tipi di danni causati a persone fisiche, persone giuridiche e stato. Pertanto, è estremamente importante che il numero massimo di beni, direttamente o indirettamente appartenenti a persone sanzionate, nonché persone coinvolte nell’aggressione armata in Ucraina, nella commissione di crimini di guerra, persone che sponsorizzano la guerra in Ucraina e la sostengono, devono essere congelati, confiscati e successivamente inviati al Fondo di compensazione ai fini del risarcimento di tutti i tipi di danni agli ucraini colpiti e del ripristino dell’Ucraina”.


“Chiediamo  ai nostri partner di iniziare  ad addestrare subito i piloti ucraini sui caccia occidentali”


Ministro, ma la riconquista della Crimea, oltre che la riconquista del Donbas, è un obiettivo strategico dell’Ucraina? “Sto ancora aspettando il giorno in cui i giornalisti smetteranno di chiedersi se il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina include il ritorno della Crimea. Ditemi, per favore, cosa rende la Crimea diversa da Kherson, Donetsk o Luhansk? Tutto questo è terra ucraina rubata e non c’è differenza tra Simferopoli, Sebastopoli o Yalta e le terre delle regioni di Kharkiv o Kherson che abbiamo liberato. Pertanto, è sufficiente parlare della Crimea come di qualcosa di speciale, perché in questo modo aiutiamo solo la propaganda russa a creare un mito su un significato speciale della penisola. L’Ucraina recupererà tutti i suoi territori che sono stati rubati e occupati illegalmente”. 

La Federazione russa, ha scritto lo stato maggiore delle Forze armate ucraine, si sta preparando per una mobilitazione segreta in Crimea. E’ una preoccupazione reale? E cosa può cambiare se davvero questa mobilitazione dovesse prendere forma? “Il Cremlino è determinato a intensificare ulteriormente le ostilità. La Russia sta cercando di vendicarsi dei precedenti fallimenti. Ma loro hanno i loro piani e noi abbiamo i nostri. Sono convinto che non ci riusciranno. La mobilitazione forzata nei territori occupati è una grave violazione del diritto internazionale umanitario. Tutti questi crimini russi sono registrati e verrà il giorno in cui la Russia dovrà rispondere per tutto”.

 

Può spiegare a chi avesse ancora dubbi su questo tema perché la Russia si sta comportando da stato terrorista? “Perché non c’è altra spiegazione per i barbari attacchi missilistici sulle pacifiche città ucraine e l’uccisione di civili, se non il terrorismo. Intimidazione mirata di persone disarmate al fine di raggiungere obiettivi politici. Il lancio di razzi di massa, ad esempio, non raggiunge alcun obiettivo militare, è semplicemente un brutale terrore contro le persone, motivato dall’odio della Russia per gli ucraini. L’aggressione su vasta scala della Russia contro l’Ucraina, che rappresenta la più grave minaccia alla sicurezza internazionale dalla Seconda guerra mondiale, va avanti da quasi un anno. Le azioni della Federazione russa sono state categoricamente condannate dalla comunità internazionale. L’obiettivo della Russia in relazione all’Ucraina è la distruzione di uno dei più grandi stati d’Europa e la distruzione del popolo ucraino. Nel corso dell’aggressione, i russi hanno commesso numerosi crimini di guerra e crimini contro l’umanità, tra cui l’uccisione deliberata di civili, l’esecuzione di massicci attacchi missilistici su pacifiche città ucraine e la distruzione intenzionale di infrastrutture civili. Le truppe russe violano sistematicamente le norme del diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale, i diritti umani in Ucraina: attacchi deliberati e indiscriminati alla popolazione civile; il loro utilizzo come ostaggi e scudi umani; esecuzioni e stupri; reclutamento forzato e rapimento; attacchi al personale medico e alle istituzioni; uso di armi vietate, ecc. Sono grato che una serie di parlamenti nazionali e organismi internazionali abbiano riconosciuto la Russia come stato terrorista o stato sponsor del terrorismo nel 2022: i parlamenti di Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, Repubblica ceca e Paesi Bassi, nonché l’Apce, l’Assemblea parlamentare della Nato e il Parlamento europeo”. 

 

Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha detto che la Russia prenderà misure militari-tecniche sul suo lato di frontiera se Svezia e Finlandia si assoceranno alla Nato. E ha anche detto che gli Stati Uniti vogliono mettere in pratica contro la Russia “una soluzione finale come Hitler per gli ebrei”. Ha ragione secondo lei chi dice che è Putin in questo momento a comportarsi in modo non troppo diverso da Hitler? “Trovo vergognose le dichiarazioni di Lavrov quando paragona i russi che intraprendono una sanguinosa guerra di aggressione in Ucraina con i milioni di ebrei uccisi dai nazisti durante l’Olocausto. Presentare i russi come vittime dopo Bucha, Irpin, Mariupol e Dnipro è il colmo del cinismo. Inoltre, tali dichiarazioni in riferimento alla sofferenza del popolo ebraico offuscano la memoria dei milioni di vittime dell’Olocausto. E questa non è la prima dichiarazione antisemita di Lavrov, che dimostra quanto l’antisemitismo sia profondamente radicato nelle élite politiche russe. Devo notare che il ministero degli Esteri israeliano ha condannato la dichiarazione di Lavrov e lo ha accusato di distorcere la storia, così come ha fatto recentemente il Parlamento europeo. Sono convinto che ogni criminale di guerra in questa guerra sarà assicurato alla giustizia per le distruzioni causate e i crimini di guerra commessi. La Germania nazista e la Russia di Putin sono regimi che appartengono a epoche diverse. Ogni male è unico. Ma l’essenza del male è la stessa: odio, aggressione, genocidio e crimini. Le atrocità commesse dai russi in Ucraina sono le atrocità più terrificanti in Europa dalla Seconda guerra mondiale. I russi commettono questi crimini perché sono pieni di odio per gli ucraini e vogliono distruggerci. Non solo il nostro stato, ma anche la nostra identità, la nostra cultura, la nostra lingua. Prendono con la forza bambini ucraini dai territori occupati, li danno a famiglie russe e cercano di rieducarli, trasformandoli in bambini russi. Questo è un crimine di genocidio. Per ritenere la Russia responsabile come stato, già il 26 febbraio 2022 l’Ucraina ha intentato una causa presso la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite ai sensi della Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio. Questo caso è già entrato nella storia, poiché 33 stati e un’organizzazione internazionale si sono uniti al caso dalla parte dell’Ucraina, che è un numero senza precedenti per la giustizia internazionale. Inoltre, il 16 marzo 2022, la Corte ha emesso una decisione vincolante che obbliga la Russia a cessare le ostilità e a ritirare le sue truppe dal territorio dell’Ucraina. Attualmente stiamo lavorando per garantire che le conseguenze per la Russia dell’apparente inosservanza dell’ordine della Corte siano le più tangibili possibile. Inoltre, sulla base dell’appello di circa 30 stati, il procuratore della Corte penale internazionale sta indagando sui crimini commessi dalla Russia sul territorio dell’Ucraina. E’ anche un processo lungo che richiede la massima concentrazione legale. Ma sono convinto che gli autori e gli istigatori dei crimini commessi a Bucha, Irpin, Borodyanka, Izyum, Kharkiv, Mariupol e molte altre città dell’Ucraina saranno sicuramente puniti”. 

 

Cosa vi ha colpito in positivo del governo Meloni nel sostegno all’Ucraina? E c’è un messaggio particolare che vorrebbe mandare al nostro governo? “Per me il governo di Giorgia Meloni è innanzitutto un governo di orientamento filoucraino. Ed è per questo che è estremamente gratificante che, allo stesso tempo, questo governo abbia assunto una posizione chiara e coerente riguardo al sostegno dell’Ucraina in ambito politico, militare, economico e umanitario, nel ripristino delle infrastrutture energetiche e nella ulteriore ricostruzione dell’Ucraina. Questa è una posizione di leadership forte. Auspichiamo anche l’appoggio dell’Italia alle nostre aspirazioni europee ed euroatlantiche. Giorgia Meloni e il presidente Zelensky hanno un rapporto estremamente buono e di fiducia. La visita del capo del governo italiano a Kyiv è stata un evento storico, che rafforzerà le relazioni tra i nostri paesi e rafforzerà l’Europa in generale”.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.