(foto Ansa)

Il retroscena

I dubbi del Colle sui balneari. E nel governo finisce in zuffa

Valerio Valentini

Romeo dice che sulle concessioni si va avanti. Ma il meloniano Ciriani avverte: "Il Quirinale è perplesso". Preoccupa la possibile messa in mora da parte della Commissione europea (e la contraddizione rispetto alla sentenza del Consiglio di stato)

A riferire la notizia è stato Luca Ciriani. “Guardate che anche il Quirinale è perplesso”. Cercava d’indurre i suoi colleghi di maggioranza alla ragionevolezza, il ministro meloniano. E invece ha finito con l’innescare una zuffa in un angolo dell’Aula del Senato. Perché Massimiliano Romeo, capogruppo leghista, tetragono nella sua crociata contro “il servilismo verso l’Europa”, è sbottato sul grugno del responsabile per i Rapporti col Parlamento: “Così il governo si nasconde dietro l’alibi del Colle? Non esiste. Si tira dritti”. Dunque no, non si arretra sui balneari: l’emendamento al testo del Milleproroghe non cambia. Pure i forzisti sono scettici: “Non potete arrivare qui, senza dirci nulla, e chiederci di cedere senza  una spiegazione”. “Se a voi manca il coraggio – insiste Romeo – la responsabilità me la prendo io”.

 

Fosse solo una questione di coraggio, però, forse basterebbe davvero l’intrepida cocciutaggine sovranista. Invece qui la questione è più complessa. C’è di mezzo una procedura d’infrazione con la Commissione europea; c’è di mezzo una sentenza del Consiglio di stato che verrebbe platealmente sconfessata da un emendamento al Milleproroghe. Ed è poi incombente una sentenza della Corte di giustizia europea che, con ogni probabilità, boccerà qualsiasi proroga rendendo immediatamente effettiva la direttiva Bolkestein: un minuto dopo, tutti i gestori balneari rischierebbero di essere degli abusivi, a norma di legge. Eccole spiegate le perplessità degli uffici di Sergio Mattarella.   

 

E così Maurizio Gasparri, altro indefesso paladino della lobby degli ombrelloni, davanti un gruppo di colleghi azzurri, nel Salone Garibaldi, allarga le braccia: “La contrarietà è del Colle”. Insomma, non si scherza. Sennonché lo stesso senatore poi s’impunta, come il Rhett Butler di Via col Vento: “È una causa persa? Ma io adoro le cause perse”. Solo che in effetti la citazione ne evoca un’altra: una sorta, cioè, di “francamente me ne infischio” di fronte a una contrarietà che dal Quirinale scende fino a Palazzo Chigi. Perché Giorgia Meloni, sul dossier, segue le indicazioni di Raffaele Fitto. Che ai maggiorenti della coalizione aveva già spiegato, in un vertice ristretto a fine gennaio, che non era il caso di insistere. “Alla fine dovremo comunque mettere a gara le concessioni. Ma più tardi lo facciamo, più male rischiamo di farci”, ha ripetuto, due giorni fa, durante un incontro a Bruxelles con le delegazioni degli europarlamentari italiani. Anche perché, e non è un dettaglio, la Commissione sta procedendo alla verifica degli obiettivi di dicembre 2022 del Pnrr: ballano 20 miliardi, perché inimicarsi chi deve giudicarci?

 

E però, politique d’abord. Dunque FI e Lega tengono il punto: lasciano che a intestarsi l’abiura, in caso, sia FdI. I meloniani si guardano bene dal cedere al ricatto, e pure loro intignano. E così l’emendamento soppressivo presentato dalle opposizioni – per una volta compatte – viene respinto. Quando la renziana Lella Paita, fiutata l’aria, chiede al governo di spiegare pubblicamente se sono arrivati dei rilievi istituzionali sulla norma, Ignazio La Russa, dallo scranno più alto dell’Aula, la blocca. Ciriani si stringe nelle spalle: se si stanno discutendo nel merito modifiche al testo col Colle, la partita è in mano a Palazzo Chigi. Ma siccome nessuno pubblicamente vuole suonare la fine della ricreazione dei belneari, a sera, nulla cambia. A che gli ombrelloni? A noi!

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.