Cospito, le intercettazioni, la privacy e Meloni. Parla Violante

Annalisa Chirico

"La libertà si può riacquisire, i beni pure, ma la reputazione, una volta lesa, non si recupera più", dice il presidente della Fondazione Leonardo

“Non mi soffermerei su una frase attribuita al Garante della privacy, era solo una risposta fugace a una domanda…”, glissa il presidente della Fondazione Leonardo Luciano Violante a proposito dell’ottimismo, si fa per dire, espresso da Pasquale Stanzione, presidente dell’Autorità per la protezione dei dati personali, audito in Commissione Giustizia al Senato a proposito di eventuali “abusi” sul fronte della privacy a partire dal 2020, anno dell’entrata in vigore della legge Orlando. Com’è noto, in tale sede Stanzione ha affermato che, negli ultimi due anni, non risultano abusi sul fronte delle intercettazioni. Eppure, a sfogliare i giornali, qualche dubbio sorge.

 

“Certo, ma mi sembra un fenomeno in leggera riduzione, anche grazie ad una sorta di autoregolamentazione dei giornalisti. Non vedo più paginate intere dedicate a conversazioni prive di rilevanza penale o politica. I mezzi di comunicazione stanno comprendendo che così si distrugge la reputazione e si delegittima l’informazione. Il sistema italiano di intercettazioni è il più garantito in Europa: solo i giudici possono autorizzarle; nei casi di urgenza il pm può procedere ma è obbligato a rivolgersi al giudice entro ventiquattr’ore. La fase di richiesta e concessione riguarda i magistrati ma la propalazione, con inevitabile danno alla reputazione delle persone, investe il ruolo degli organi di stampa. La libertà si può riacquisire, i beni pure, ma la reputazione, una volta lesa, non si recupera più. Abbiamo assistito, negli anni, a innumerevoli casi scandalosi: voglio ricordare un ex ministro dello Sviluppo economico che finì nel tritacarne mediatico a causa della pubblicazione dei dialoghi, privi di rilevanza, con il suo compagno (Federica Guidi, ndr)”.

  

Lei dice che le cose vanno meglio.

“Vanno meno peggio. Qualche  progresso c’è stato. In passato, quando una ragazza era vittima di violenza sessuale, comparivano nome, cognome, indirizzo e fotografia. Ora non accade più. Si é fatta strada un’etica professionale. Si dice che il giornalista peggiore sia quello che non pubblica le notizie in suo possesso, vero. Ma io domando: quanti processi si sono celebrati nei confronti dell’apparato pubblico – magistrati, dipendenti amministrativi, società per le intercettazioni, polizia giudiziaria – per le fuoriuscite di atti giudiziari secretati? Una magistratura che riesce a catturare Matteo Messina Denaro si mostra incapace di individuare l’autore di una propalazione illecita?”.

 

A proposito di fuoriuscite, che cosa pensa delle conversazioni tra il detenuto al 41bis Alfredo Cospito e alcuni boss mafiosi, diffuse dal deputato Fdi Giovanni Donzelli nel corso di un dibattito parlamentare?

“La considero uno sgradevole episodio; mi auguro che i protagonisti si ricredano. L’uso politico delle intercettazioni è un problema di etica pubblica.”.

 

Donzelli ha spiegato di averle recepite dal Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro.

“Mi sembra discutibile che un membro del governo passi materiali  riservati ai colleghi di partito. Non so se è vietato dalla legge; è però vietato dall’educazione politica”.

 

Emerge che i mafiosi tifano per Cospito.

“Era prevedibile. La sua azione dimostrativa mira ad ottenere un allentamento per tutti. A mio giudizio, dobbiamo stare attenti. All’inizio la legge penitenziaria prevedeva che determinate carceri fossero interamente destinate ai detenuti di massima sicurezza, solo in un secondo momento si è passati alle misure ad personam. Il 41bis ha una utilità innegabile perché serve a interrompere i rapporti tra il boss e il mondo esterno. Questa esigenza non va sottovalutata: è interesse della comunità che la persona sconti la pena senza continuare ad esercitare il ruolo del capo. Quanto alla durata, per il 41bis come per l’ergastolo ostativo, io penso che  nessuno è mai perduto per sempre. Rispettare l’umano è importante in ogni attività sociale, anche quella politica e giudiziaria”.

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