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Troppa fretta

I rinviati del Pd alle prese con le primarie online e il concetto di “distanza”

Salvatore Merlo

Rinviata la costituente, rinviate le primarie, rinviate le dimissioni, ora si vota su internet (con proroga): un partito fondato sulla ponderazione

Mercoledì scorso, dopo appena quattro mesi di discussione pubblica, dopo aver rinviato la famosa “fase costituente”, nel Pd hanno finalmente stabilito che le primarie saranno... rinviate. Di una settimana. Non si terranno dunque il 19 febbraio, ma il 26. E lo hanno deciso in una direzione nazionale che doveva tenersi alle 10 del mattino, ma si è invece poi tenuta alle 19 di sera. I responsabili disorganizzativi l’avevano rinviata. Due volte. Ecco. Ora noi abbiamo un grande e riverente rispetto per la meditazione, ci mancherebbe. Chi d’altra parte non si consegnerebbe a quasi cinque mesi di autocottura politica, potendoli estendere? Tuttavia una qualche impazienza davanti a questi fondisti del pensiero ogni tanto ci coglie. Anche perché ci domandiamo con raccapriccio che ne sarebbe di noi se Kant, per dirne uno, ci stesse ancora pensando. 

 

Ma poiché dentro al Pd riflessione, contemplazione, introspezione, ponderazione, nonché raccoglimento, sono qualità di cui tener conto in massimo grado, ecco che mercoledì il partito ha stabilito anche l’istituzione di una “commissione nazionale congresso”. Una bella commissione per discutere delle regole è proprio quello che ci voleva dopo quattro mesi. E insomma, l’altra sera, dopo aver individuato per acclamazione i primi venti componenti di questa nuova assembleona, che sarà alla fine composta da ventinove persone più un rappresentante per ogni candidato segretario, ecco che la direzione del Pd  ha “rinviato” (non si dica che sono incoerenti) la nomina degli ultimi nove rappresentanti. Rinviata a data da destinarsi. Quindi la commissione c’è, ma non c’è.

 

Gli ultimi membri, quelli mancanti, quelli che consentiranno l’inizio di un’altra approfondita discussione sulle regole e sul voto online, li indicherà il segretario. Ovvero Enrico Letta. Il quale si è dimesso quattro mesi fa, sì, ma pure non si è dimesso, quindi c’è ma non c’è, in pratica si è un po’ rinviato pure lui, poiché da circa quattro mesi si aggira per i corridoi del partito con un mantello sulle spalle, il cappuccio in testa e un teschio in mano:  “Essere o non essere?”. Ma d’altra parte chi non ama la riflessione, e che fretta c’è?

 

Da quando ha iniziato questo suo minuzioso, analitico nonché prorogato percorso congressuale, al Pd non è successo niente di grave. Il principale partito della sinistra italiana si è fatto soltanto superare dal M5s. Cose che capitano. E’ passato dal 20 per cento dei consensi, che gli avevano attribuito gli elettori il 25 settembre, al 14 per cento calante dei sondaggi di questa settimana. E ha pure poggiato sulle spalle di Giuseppe Conte, che già da qualche tempo vestiva il girocollo esistenzialista di Sartre, anche  il pastrano di Enrico Berlinguer. Ma niente di preoccupante, si diceva. Quel che conta è, appunto, discuterne per bene.  

 

Così adesso questa nuova “commissione congresso” del Pd, quando sarà infine completata e avrà tutti i suoi membri (salvo rinvio), si potrà con calma dedicare allo svisceramento di argomenti fondamentali e appassionanti come, per esempio, quelli stabiliti dal “comma 4 articolo 7 del regolamento congressuale ai sensi dell’art. 12 comma 1 dello statuto” che stabilisce il diritto di votare online per – leggete bene – “persone residenti in località la cui distanza dai seggi renda particolarmente difficoltoso l’esercizio del voto, sulla base di criteri determinati dalla commissione nazionale per il congresso”. Insomma i ventinove membri della commissione, salvo rinvio, dovranno applicarsi a documentate e rigorose disquisizioni di carattere scientifico, geografico, nonché a nostro avviso anche filosofico, intorno al lasco concetto di “distanza”.

 

Quanti chilometri rendono “difficoltoso l’esercizio del voto”? Pizzo Calabro, mettiamo, ecco, Pizzo Calabro dovrà andare in macchina ai gazebo di Vibo Valentia o potrà votare alle primarie su internet? E Femminamorta, Strangolagalli o Beldesedere? Che facciamo con Belsedere? Nel fondato timore che tutto ciò possa produrre un nuovo rinvio, non riusciamo a capire come mai non venga in mente a nessuno di inaugurare il sistema opposto a quello dei rinvii. Il sistema degli anticipi. Assicurerebbe al Pd i medesimi risultati di non fare nulla, come oggi assicurano le proroghe. Gli elettori delle primarie, fisiche o online che siano, potrebbero essere accolti da questa avvertenza: “Il congresso nazionale del Pd ha avuto luogo una settimana fa. E il prossimo congresso si terrà immancabilmente l’anno scorso”.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.