Elaborazione grafica Il Foglio

Meloni e Salvini, furbizie boh vax

Claudio Cerasa

Perché un governo non negazionista, che conosce i rischi del Covid, non si intesta la vittoria del nostro modello e non sostiene i vaccini? Semplice e cinico: all’elettorato “anti” qualcosa bisogna pur dare

Se davvero fossero negazionisti sarebbe tutto più comprensibile e le loro posizioni sul Covid sarebbero facilmente spiegabili. Se non credi all’esistenza del Covid non credi neppure che sia importante prendere delle misure utili a proteggere i cittadini. E se non credi che il Covid possa essere veicolo di problemi è naturale che tu sia del tutto disinteressato a trovare soluzioni per evitare che un problema governabile diventi difficilmente governabile. Se Giorgia Meloni e Matteo Salvini, i due azionisti di maggioranza del governo di centrodestra, fossero negazionisti, cosa che non sono, la loro posizione sui vaccini sarebbe dunque comprensibile. Invece, in questi giorni, Meloni e Salvini, entrambi vaccinati, anche se nessuno dei due leader ha fatto sapere con quante dosi, ops, hanno dimostrato di essere molto preoccupati da quello che potrebbe succedere da una distrazione nazionale sul tema della pandemia. E per questa ragione, hanno scelto di adottare una misura molto dura, perfettamente simmetrica a una misura adottata tre anni fa da un detestato ministro della Salute di nome Roberto Speranza: tamponi per tutti i passeggeri provenienti dalla Cina e ricerca minuziosa di possibili e minacciose varianti.

  

Non solo. Nonostante le dichiarazioni di facciata del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha più volte parlato di un cambio di rotta rispetto a un “modello restrittivo adottato in passato che non ha funzionato”, in una recente circolare il ministro della Salute Orazio Schillaci ha continuato a prevedere, in caso di peggioramento del quadro epidemiologico, il ricorso alle mascherine negli spazi chiusi, per proteggere le persone a rischio di malattia grave, così come al lavoro da casa o la limitazione delle dimensioni degli eventi a rischio assembramento.

  

Dunque, tutto si può dire del governo Meloni tranne che sia un governo negazionista.

 

Eppure c’è qualcosa che comunque non torna. E quel qualcosa che non torna lo si può mettere agevolmente a fuoco proprio sul caso della minaccia cinese, di fronte alla quale Meloni e Salvini hanno avuto la possibilità di segnare un gol a porta vuota potendo dimostrare in modo piuttosto agevole la superiorità del modello dell’apertura occidentale rispetto a quello della chiusura cinese.

  

Pensateci: un regime comunista che spinto da un’ideologia anti occidentale sottomette per mesi un intero popolo costringendolo ad affrontare una pandemia planetaria a colpi di reiterati lockdown per essersi rifiutato di adottare gli unici vaccini, quelli occidentali a mRna, che hanno dimostrato di poter proteggere i cittadini del mondo dalle conseguenze del Covid.

  

Il gol a porta vuota era lì, di fronte agli occhi di Meloni e Salvini, ma entrambi, misteriosamente, hanno scelto di calciare la palla sopra la traversa, rifiutandosi di rivendicare le ragioni del successo occidentale: vaccini, vaccini, vaccini (vaccini che restano, by the way, uno tra i farmaci più testati al mondo, con oltre 13 miliardi di dosi iniettate, e il cui rapporto costi benefici, per tutte le fasce di età, è ancora più che favorevole, con percentuali di effetti collaterali che continuano a essere non troppo diversi da quelli previsti dal bugiardino delle aspirine). E dunque la questione diventa ancora più interessante: per quale ragione un governo non negazionista, che riconosce i pericoli veicolati dal Covid, sceglie di non invitare i suoi cittadini a fare l’unica scelta che può consentire a un paese come l’Italia di non seguire la strada delle restrizioni cinesi contro il Covid?

 

I fatti, da questo punto di vista, sono eclatanti. Come primo atto sul tema della Salute, il governo ha scelto di togliere l’obbligo vaccinale per i medici. Ogni volta che Meloni ne ha avuto l’occasione ha voluto bollare come terribilmente ideologiche le scelte fatte dai governi precedenti, anche sui vaccini. E come se non bastasse, a novembre il governo ha scelto di rinviare l’applicazione della sanzione per chi si è rifiutato di vaccinarsi nonostante fosse obbligato dalla legge, per la felicità di quegli esponenti di Fratelli d’Italia e della Lega che in questi anni hanno scelto di riversare sui vaccini lo stesso odio che avevano manifestato precedentemente contro l’euro. E come se non bastasse, poi, Meloni ha scelto di parlare di vaccini solo una volta, da premier, alla conferenza stampa di fine anno, durante la quale ha suggerito, ai non fragili, di chiedere al proprio medico di base se vaccinarsi o no.

 

E dunque il mistero resta: per quale diavolo di ragione un governo non negazionista ha scelto di essere così ambiguo sui vaccini? 

 
Perché sono negazionisti? No. Perché sono No vax? No. Perché sono filo cinesi? No. Perché essere timidi sui vaccini porta consensi? Non si direbbe, visto il numero impressionante di italiani vaccinati (circa il 70 per cento). Perché la base di governo di Lega e Fratelli d’Italia, i suoi amministratori regionali, hanno mostrato scarsa sensibilità in questi mesi sul tema dei vaccini? Non parrebbe. E allora: perché?

 

La ragione appare essere purtroppo semplice. Meloni e Salvini, compiendo un calcolo cinico, hanno scelto di essere coerenti con la propria retorica anti sistema solo su alcuni punti circoscritti presenti nella propria agenda della propaganda, punti a basso impatto economico, capaci di eccitare i propri follower rimasti orfani delle grandi battaglie combattute in passato dai sovranisti.

 

Le battaglie contro l’euro, in fondo, si sono affumate. Quelle contro l’Europa pure. Quelle contro l’establishment non ne parliamo. Quelle contro le banche anche. E dunque, al piccolo popolo affamato di segnali anti sistema, anti Europa, anti establishment, anti casta, non resta che offrire soddisfazioni su un tema, i vaccini, alimentando, con una politica più boh vax che no vax, un’idea malsana ma mediaticamente efficace: l’Europa dell’euro, dei burocrati, dei banchieri, di Big Pharma, della Bce, vuole utilizzare i vaccini per iniettare nel vostro corpo i peggiori veleni prodotti dal mondo globalizzato e noi che combattiamo per la libertà abbiamo scelto di promuovere la libertà di essere sovrani di fronte al siero di stato, infischiandocene del fatto che la libertà che oggi abbiamo, la libertà di poter convivere con il Covid, sia dovuta prima di tutto proprio alla scelta fatta da milioni di cittadini di vaccinarsi contro il Covid, proteggendo se stessi e anche gli altri (un nuovo studio, pubblicato su Nature Genetics, riportato su queste pagine da Enrico Bucci, dimostra che “la vaccinazione e le dosi di richiamo hanno un notevole effetto di abbattimento della trasmissione, pur se non totale o alto come nelle fasi iniziali della pandemia”).

 

La strategia è dunque chiara, oltre che folle, e non è solo controproducente, e anche anti popolare, chiedere per credere ai governatori della Lega e di Fratelli d’Italia, che sanno bene quanto è importante tenere sotto controllo gli ospedali e non occupare posti letto preziosi per malattie che possono essere prevenute, cosa ne pensano dei politici che non invitano a vaccinarsi. Ed è una strategia che presenta anche un paradosso notevole, notato su queste colonne da Giovanni Rodriquez: la situazione cinese di oggi è il modello al quale ambiva Meloni durante l’emergenza del 2021 quando, battendosi contro l’obbligo vaccinale e puntando il dito contro l’estensione della campagna vaccinale anche nelle fasce più giovani della popolazione, chiedeva riaperture indiscriminate con tassi di copertura vaccinale ancora molto bassi.

 

Il governo Meloni, dunque, sui vaccini sta dando il peggio di sé, lanciando messaggi sfumati sulla necessità di vaccinarsi, offrendo noccioline al popolo no vax e cercando disperatamente un modo per non deludere troppo i propri follower anti casta anche a costo di giocare con la vita delle persone. I tecnici al governo, in teoria, dovrebbero riequilibrare le derive populiste, ma finora i tecnici, alla Schillaci, hanno assecondato il populismo, facendo la parte delle squallide foglie di fico.

 

Per riscattarsi però un modo ci sarebbe, caro ministro: una campagna, pagata dallo stato, per invitare tutti gli italiani, non solo i fragili, a vaccinarsi ancora. La credibilità di un governo non passa solo dalla disciplina nelle leggi di bilancio, ma passa anche dalla capacità di capire che differenza c’è tra difendere la libertà dei cittadini e limitarsi solo a difendere la libertà di essere estremisti.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.