Franceschini esalta Schlein, ma si perde la corrente. Fassino guida la rivolta per Bonaccini
AreaDem esplode. L'ex sindaco di Torino sceglie il presidente dell'Emilia-Romagna e battezza “Iniziativa democratica”
Non chiamatela “corrente”. Perché non usa più, certo, e forse perché davvero non lo è. Non ancora, almeno. “E’ più un luogo di aggregazione, di riflessione”: così la definisce Piero Fassino, che dell’iniziativa è il promotore. Ma a dispetto dell’esibizione di modestia, la faccenda ha una rilevanza non di poco conto nella geografia interna, alquanto fluida, del Pd. Perché dimostra che il corpaccione centrista del partito, quello che finora ha seguito le direttive di Dario Franceschini, si va disgregando. L’eterno tessitore non ha potuto impedire che nella trama della sua tela s’aprisse uno sbrego: troppo clamorosa, per tanti dei suoi, è risultata la scelta dell’ex ministro della Cultura di sostenere Elly Schlein al congresso. Troppo temeraria la mossa, presentata non solo come frutto di opportunismo tattico, di posizionamento, insomma di quella furbizia di cui Franceschini è maestro inarrivato nel centrosinistra, ma come decisione strategica, di lungo respiro. E così AreaDem non ha retto: e, per uno di quei paradossi così tipici della tribolata storia del Pd, a guidare la sedizione contro la candidatura della “compagna Elly” è stato proprio il leader della componente ex diessina, cioè quel Fassino che mercoledì scorso ha riunito, via Zoom, una buona dozzina di esponenti di rilievo del correntone franceschiniano per formalizzare la presa di distanza. “Noi con la Schlein non c’entriamo nulla. Noi sosterremo Stefano Bonaccini”. Si sono dati pure un nome: “Iniziativa democratica”.
Nome non poco pretenzioso, se è vero che rimanda a una delle maggiori correnti della Dc che fu: quella di Fanfani, di Moro, della storica apertura al centrosinistra. Qui invece si guarda a Bonaccini, al suo pragmatismo modenese, tutto riformismo e buon governo. E non è un caso che il presidente dell’Emilia-Romagna, come sua vice per la scalata al Nazareno, abbia scelto Pina Picierno: una donna che proprio in AreaDem è cresciuta e ha fatto strada. Per Bonaccini, che oggi sarà con la vice presidente del Parlamento europeo a Roma, al Teatro Vascello, per inaugurare il tandem, è un segnale d’apertura e una dimostrazione di affrancamento: che non si dica, dunque, che la sua ascesa è benedetta solo dalla corrente gueriniana di Base Riformista. Per gli ex franceschiniani in libera uscita, un riconoscimento politico.
Del resto l’iniziativa di Fassino non è stata estemporanea. Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che a coordinare la nascente “Iniziativa” è Roberto Montanari, uomo d’apparato del franceschinismo, già capo segreteria del fu ministro della Cultura. Né si giustificherebbero i così numerosi ammutinamenti locali. La milanese Patrizia Toia, pure lei eletta a Bruxelles, ha partecipato alla riunione indetta dall’ex sindaco di Torino. In Toscana, sia Antonello Giacomelli sia Caterina Bini, e con loro la pratese Benedetta Squittieri, sono pronti a sostenere Bonaccini. Lo stesso vale per il capogruppo nel Consiglio regionale calabrese, Mimmo Bevacqua, o per l’ex senatore lucano Carlo Chiurazzi. Gente che sul territorio ha presa e preferenze.
E poi c’è chi, come Roberta Pinotti, non ha nascosto le proprie perplessità sulla candidatura di Schlein, e non solo per quel che riguarda gli orientamenti internazionali dell’ex leader di OccupyPd, pur mantenendo cautela e riserbo sugli sviluppi congressuali. Così come Bruno Astorre, segretario del Pd laziale, franceschiniano integerrimo, e pure lui riluttante all’idea di sostenere Schlein: “Non è una questione di nomi, ma di temi”, si schermisce lui. E insomma forse è vero che una corrente nuova ancora non c’è. Ma è certo che una ha smesso di esistere: AreaDem, per quello che ha significato nei tredici anni della sua storia, non c’è più.
storia di una metamorfosi