Foto di Mauro Scrobogna, via LaPresse 

Non si parli di incoerenza

Calenda va in Puglia per suonarle ad Emiliano, ma se le suona da solo

Salvatore Merlo

Tre consiglieri di maggioranza della Puglia sono entrati in Azione. Il presidente della regione ha messo tutti alla porta. E in risposta il leader del Terzo polo ha rivendicato la scelta subita

Poiché basta che abbandoni la zavorra e subito si alza in volo, ecco che mercoledì Carlo Calenda ha raggiunto Chieti, ha lasciato i sacchetti che lo inchiodavano al suolo e immediatamente liberatosi ha superato il Gargano ed è calato su Bari. Qui, nel capoluogo pugliese, ha presto annunciato l’ingresso in Azione, che altro non sarebbe che il suo partito, di tre consiglieri regionali di maggioranza: Fabiano Amati, Ruggiero Mennea e Sergio Clemente. Così Calenda è entrato (per alcune ore) nella maggioranza di Michele Emiliano, uno che lui spiega di avversare talmente tanto, uno che lui considera così lontano dal suo modo di fare politica, insomma un tipaccio così trasformista e insopportabilmente clientelare, che quella di mercoledì scorso è stata per Calenda la seconda volta in cui provava ad allearcisi.

 

Non si parli dunque di incoerenza. Se uno non ti piace che fai, non te lo sposi? La prima volta, notissima, è stata quando, precipitoso come una metropolitana, Calenda aveva spalancato le porte di Azione a Massimo Cassano, ex sottosegretario di Forza Italia e ultrà dell’emilianismo in quel sudoku (o kamasutra) che è la politica pugliese. Poi Cassano è incappato in alcuni problemini, visto che da presidente dell’Arpal, l’ente dei mitologici navigator, pare avesse cominciato a fare assunzioni solo tra gli amici suoi. Ma questa è un'altra storia.

 

Tornando a noi, la frase totemica di Calenda in quei giorni, mentre acchiappava Cassano e dunque si metteva in casa un famiglio di Emiliano (ma pure ripeteva di essere assolutamente un suo avversario), era la seguente: “Contro Emiliano candiderei anche Thanos e Sauron” che – per chi non lo sapesse – sono due cattivoni dei fumetti e della letteratura fantasy, insomma il punto di riferimento negativo per qualsiasi quattordicenne che si rispetti. E se il lettore, arrivato a questo punto dell’articolo non ha capito niente, non si preoccupi: non ha capito niente nemmeno Calenda. Il quale, d’altro canto, mercoledì, dopo essere entrato nella maggioranza di governo in Puglia, dopo aver ben chiarito che i suoi nuovi tre consiglieri “restano in maggioranza secondo il mandato elettorale” si è visto però buttato fuori da Emiliano che ha messo tutti alla porta.

 

E allora Calenda che ha fatto? Ha rivendicato la scelta subita! Così: “Passiamo all’opposizione di Emiliano. Un atto di coraggio e coerenza necessario per contrastare a viso aperto la pessima gestione di uno spregiudicato populista. Bravi”. Insomma, un po’ come Gennaro Sangiuliano anche Carlo Calenda si fa i complimenti da solo. Tuttavia “bravo” avrebbe forse dovuto dirlo a Emiliano che ha deciso al posto suo. Quanto a noi, osservandolo, ci ritroviamo come Gabriele D’Annunzio quando parlava degli scritti di Filippo Tommaso Marinetti: così brutti – diceva – e così scombiccherati che finiva per concepirne qualche ammirazione.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.