Il saluto

Lacrime al Maxxi: dopo 12 anni finisce l'era Melandri

Gianluca De Rosa

Facce a lutto per il saluto della presidente. Lei ricorda i suoi numeri e fa gli auguri alla nuova governance: "Consegnamo un gioiello frutto di tanta cura e tanta attenzione, che le rose continuino a fiorire sul sentiero del Maxxi, viva il Maxxi”.

In sala c’è indubbiamente commozione. Due ragazze in lacrime si consolano in un lungo abbraccio. Piange anche il curatore Hou Hanru. L’intera platea si alza in piedi per una standing ovation che dura alcuni minuti. È la fine di un’era. Quella di Giovanna Melandri alla guida del Maxxi di Roma. Dodici lunghi anni, sin dall’inaugurazione del complesso di Zaha Hadid, terminati per decisione del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che ha scelto come nuovo presidente del Maxxi il giornalista Alessandro Giuli. “Oggi - dice Melandri - sono un po’ triste, ma anche molto molto orgogliosa del lavoro che abbiamo fatto”.

 

Ad ascoltarla dentro la piccola sala, da addio intimo, ci sono i coniugi, Nicola e Beatrice Bulgari e tutti gli altri “amici del Maxxi”, i finanziatori privati del museo che hanno portato in via Guido Reni quest’anno 16,5 milioni di euro. Con facce a lutto ecco anche il direttore artistico della festa del cinema Gianluca Farinelli, la direttrice dell’omonima fondazione Francesca Via, ma anche le dem Marianna Madia e Lia Quartapelle e l’ex deputato di Italia viva Luciano Nobili. In fondo è la fine di una festa. Qui al Flaminio, tra Auditorium, Festa del Cinema e Maxxi c’è  lo zoccolo duro dell’egemonia culturale del centrosinistra romano. Ma Melandri non si lamenta. Riconosce che quest’esito, dopo il voto con il nuovo governo di Giorgia Meloni, non poteva non essere questo. “Era nell’ordine delle cose - dice - si poteva fare un’altra scelta ma va bene così, faccio gli auguri di buon lavoro al nuovo presidente”. E chissà che non finisca come auspicato dal sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi: “Giuli non avrà pregiudizi, gli ho suggerito di non disperdere l'esperienza della Melandri ma di trarre beneficio dalla sua lunga esperienza al Maxxi attribuendole una funzione operativa in merito al coinvolgimento di attori privati e di fondazioni”. A vedere i tanti commossi finanziatori venuti per l’ultimo saluto “a Giovanna” potrebbe non essere una cattiva idea. Anche perché Melandri nega qualsiasi acredine. “Alla nuova governance consegnamo un gioiello frutto di tanta cura e tanta attenzione, che le rose continuino a fiorire sul sentiero del Maxxi, viva il Maxxi”. Molto si giocherà sul progetto del grande Maxxi. L’ultima scommessa di Melandri presentata lo scorso febbraio al sindaco Roberto Gualtieri e ai ministri dell’allora governo Draghi. “Consegno un progetto già avviato di cui mi vanto, perché qui dentro c’è una cultura del progetto costruito l’anno scorso con un concorso internazionale rigorosamente anonimo, è un progetto meraviglioso, sono fiduciosa, che il mio successore a cui faccio gli  gli auguri possa portarlo avanti”. Una frecciata al ministro Sangiuliano, che ha scelto un’altra strada per il museo, però Melandri non la risparmia. L’ex direttore del Tg2 aveva auspicato di fare una grande mostra sul futurismo, avanguardia a suo dire dimenticata, a colpi di cancel culture dalla sinistra. Melandri ha ricordato come il Maxxi abbia recentemente riaperto Casa Balla. “L’abitazione futurista - ha detto l’ormai ex presidente del Maxxi - ha già ricevuto 26mila visitatori ed è sempre sold out fino al 31 dicembre 2022, la lasciamo alla futura governance con l’impegnò di non richiuderla”. 

Questi i numeri dell’era Melandri. Quando aprì il Maxxi poteva contare su una collezione di 235 opere d'arte, arrivate oggi a 678, con 185mila documenti d'archivio Arte in consultazione. Gli allestimenti tematici della collezione sono stati 16, oltre 250 invece le mostre, i focus dedicati agli artisti e i progetti speciali, oltre a 50 mostre in cento sedi internazionali, dalla Cina all'Argentina, dalla Francia al Libano.