Il caso

Xi concede un bilaterale a Meloni dopo le posizioni anticinesi della leader di FdI

Giulia Pompili

L'incontro al G20 di Bali dopo gli attacchi della premier a Pechino, la difesa di Taiwan e i ringraziamenti al Dalai Lama

Seul. Al suo primo G20 da presidente del Consiglio, a meno di un mese dal suo giuramento, Giorgia Meloni si trova ad affrontare una prova a dir poco complicata. Fonti del Foglio confermano quanto fatto circolare nelle scorse  ore dall’Ansa: il bilaterale tra Meloni e il leader cinese Xi Jinping si farà. 

A Bali, in Indonesia, la presidente del Consiglio si troverà quindi ad affrontare un dialogo diplomatico con il presidente americano Joe Biden e il secondo uomo più potente del mondo, Xi Jinping, in due diverse conversazioni tra domani e dopodomani. I due, in queste ore, stanno avendo a loro volta un bilaterale - il primo in presenza da quando Biden è diventato presidente e nel momento in cui i rapporti diplomatici tra America e Cina sono al minimo storico. 

Se la conversazione con Biden sarà di certo più facile per Meloni, quella con il leader cinese  è a dir poco complicata.

È un’anomalia nel cerimoniale cinese: la leadership di Xi Jinping difficilmente concede di far sedere il leader al tavolo con capi di governo appena eletti. Perché sono quelli con cui non c’è stato un dialogo pregresso, e quindi sono meno controllabili dai funzionari vicini a Xi. Eppure per Meloni si farà un’eccezione, anche se, fino ad ora, la stampa cinese ha dato conto degli incontri di Xi solo con Biden, Macron e pochi altri, e su Weibo, il social cinese, di Meloni si parla soltanto in riferimento alla questione migranti.

L’anomalia è ancor più significativa se si considera la posizione di Meloni sulla Cina. La presidente del Consiglio, durante la campagna elettorale, si è fatta fotografare con l’ambasciatore taiwanese in Italia - chiamandolo proprio così, “ambasciatore”, una parola tabù per Pechino che considera Taiwan come proprio territorio. Subito prima del voto in Italia, era apparsa con un’intervista sui media taiwanesi: mai successo con un candidato alle elezioni italiane. Di più: dopo l’elezione aveva usato Twitter per ringraziare il Dalai Lama dei suoi auguri di buon lavoro.

La posizione di Meloni sulla Cina è a dir poco trumpiana - forse anche per il suo pregresso legame con Steve Bannon, uno degli ideologi della posizione violentemente anticinese della Casa Bianca di Trump. 

E quindi, cosa si diranno i due? I temi del bilaterale sono in parte intuibili: la Via della Seta (alla stampa taiwanese Meloni aveva detto che “a queste condizioni non firmerebbe”) e i rapporti bilaterali congelati da quando a Palazzo Chigi è arrivato Mario Draghi, soprattutto dopo l’estensione dei poteri del Golden power per la protezione delle aziende strategiche italiane dalle rapaci acquisizioni cinesi.  Difficile che Meloni potrà parlare con il leader dell’influenza cinese in italia, fatta, tra le altre cose, di poliziotti e istituti Confucio: non è il G20 la sede adatta. 

È arrivato il momento della concretezza per la diplomazia meloniana.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.