Un caso nel caso
L'agenzia Dogane e il pasticciaccio brutto dei barchini di Lampedusa
Qualche giorno fa nel mezzo dell’emergenza sbarchi, le barche dei migranti abbandonate si sono abbattute, causa mareggiata, su altre imbarcazioni e su un pontile, provocando gravi danni al porto della piccola isola. Una diatriba che coinvolge, oltre all'organismo diretto da Marcello Minenna, anche Guardia di Finanza, Procura, sindaco ed ex sindaco
Il pasticciaccio dei barchini di Lampedusa, potrebbe essere chiamato, quello che vede per interpreti, in diversi ruoli: l’agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli diretta da Marcello Minenna, economista nonché primo assessore al Bilancio (poi dimessosi) nella giunta di Virginia Raggi; il sindaco di Lampedusa e l’ex sindaco di Lampedusa; la Guardia di Finanza; la Procura e la Prefettura di Agrigento. E insomma è accaduto, qualche giorno fa, nelle sacche dell’emergenza sbarchi, che le barche dei migranti abbandonate si siano abbattute, causa mareggiata, su altre imbarcazioni e su un pontile. Una cosa già avvenuta tempo fa e denunciata dall’ex sindaco Totò Martello (che si dichiarava pronto a chiedere risarcimenti all’agenzia Dogane, che ha competenza sulla custodia dei relitti, e al ministero dell’Ambiente).
Ora consigliere d’opposizione, Martello così ha commentato: “Le barche con cui arrivano i migranti hanno provocato gravi danni nel porto di Lampedusa. Quando il molo Favarolo non viene bonificato da parte dei responsabili dell’ufficio delle Dogane basta una mareggiata e il vento libeccio per togliere gli ormeggi e disseminare le imbarcazioni all’interno del porto”. Tra i due episodi, un fatto: la firma del protocollo d’intesa tra l’agenzia delle Dogane, l’Ateneo del Sacro Cuore di Milano e la Fondazione Casa dello Spirito. Il protocollo prevede che il legname ricavato dalle imbarcazioni abbandonate dai migranti – dissequestrate dall’Autorità Giudiziaria, e recuperate e smaltite dall’Agenzia Dogane – venga reso disponibile ai detenuti della Casa di Reclusione di Milano-Opera per la realizzazione di strumenti musicali unici, si leggeva in comunicato, “simbolo di riscatto e di rinascita”, tra cui “un violino benedetto dal Santo Padre che suonerà in tutto il mondo nella nascitura ‘Orchestra del mare’”.
E uno dei relitti, portato a Milano, ha recentemente fatto da sfondo a una performance con violino del mare. Il sipario sulla vicenda si rialza il 9 ottobre scorso (quasi un mese prima della mareggiata). In quella data, l’agenzia Dogane diramava un comunicato per far sapere di essere intervenuta a Lampedusa per scongiurare il danno ambientale, dopo un episodio di sversamento di olio combustibile in mare. Faceva notare Minenna in persona “che il personale dell’agenzia ha ricevuto una formazione tecnica per interventi di questo genere, ma soprattutto ha acquisito la consapevolezza che lo Stato non distingue le competenze nei momenti in cui la necessità supera i confini dei compiti assegnati”. Succedeva poi, in seguito alle suddette giornate di maltempo d’inizio novembre, quando le barche accatastate si scagliavano sul molo e su altre imbarcazioni, che l’agenzia inviasse una nota-j’accuse, dai toni di denuncia, indirizzata alla Prefettura e alla Procura di Agrigento, al sindaco di Lampedusa e alla Guardia di Finanza, in cui si relazionava sull’accaduto, sottolineando, si legge nella nota, che “la situazione si è aggravata quando, al fine di prevenire urti alla due unità navali militari della Guardia di Finanza di stanza presso il molo molo di Favaloro, i relativi equipaggi hanno tagliato tutti gli ormeggi superstiti, con l’effetto di allontanare e mandare alla deriva quasi tutte le imbarcazioni ancora prossime alla banchina”.
La situazione, da fuori, pare surreale. L’agenzia Dogane, inoltre, ricorda di aver relazionato alla Prefettura e al sindaco sulla questione sversamento “ma che entrambe le autorità rispondevano di non aver individuato aree idonee alla funzione specifica in alternativa a quella attualmente utilizzata…”. In altro punto della nota si legge che, su delega della Procura, la Guardia di Finanza e Arpa Sicilia “accedevano presso l’area privata di stoccaggio delle imbarcazioni ’”, constatando alcune “infrazioni di rilevanza penale”. Si chiedono quindi lumi ai dirigenti locali dell’agenzia e, su rimando di questi, all’agenzia Dogane medesima. Che così spiega il tutto: la nota è solo “la relazione di quello che è successo. Vista la criticità della situazione generale, la Gdf, con cui collaboriamo sempre, ben ha fatto a tagliare gli ormeggi”. Pasticciaccio risolto? Chissà.