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La crisi del Pd è tutta nelle parole di Zingaretti su termovalorizzatore e Conte

Redazione

Il (quasi ex) presidente del Lazio punta a ricreare nel Lazio l'alleanza tra democratici e M5s. E per farlo sconfessa la linea del partito

Nicola Zingaretti si appresta a dimettersi da presidente del Lazio e per mantenere la regione punta a ricreare l’alleanza del Pd con il M5s, che a Giuseppe Conte non interessa granché. Conte ha riproposto la questione del termovalorizzatore di Roma, richiesto dal sindaco Roberto Gualtieri (Pd) che è stato anche nominato commissario ad acta con un decreto voluto dal Pd che ha fornito ai 5 stelle un argomento, o uno dei pretesti, per far cadere il governo Draghi. Zingaretti replica che la rottura di Conte su questo tema sarebbe ingiustificata, dato che “la regione non ha mai autorizzato e mai autorizzerà nessun inceneritore”. Probabilmente Zingaretti non otterrà nulla da Conte, che punta a vampirizzare il Pd e quindi non ha interesse a mantenerlo alla guida del Lazio, ma intanto si dissocia di fatto dalla linea seguita dal suo partito, che per ottenere il mandato straordinario per il termovalorizzatore aveva addirittura forzato la mano, rischiando anche di fare cadere il governo, come poi è effettivamente accaduto.

 

La posizione di Zingaretti è emblematica della confusione del Pd, che pare incapace di considerare il quadro politico generale che si è creato, caratterizzato dalla contesa per chi guida l’opposizione, e magari domani l’alternativa, alla destra di governo. Forse Zingaretti si è convinto di aver creato nel Lazio una specie di zona extraterritoriale in cui questa contesa viene sospesa. In realtà, con le sue dichiarazioni, oltre a non convincere Conte, apre le ostilità anche con il Terzo polo, che a Roma ha un peso abbastanza rilevante, e che naturalmente non può accettare il veto, peraltro puramente formale, alla modernizzazione del sistema dei rifiuti e che ha parlato di “pulsione irrefrenabile” di Zingaretti di sottomettersi al M5s. Va detto che il centrodestra ha buone possibilità di vincere nel Lazio anche contro una coalizione ampia, il che forse spinge Conte da una parte e Calenda dall’altra a cercare  un’affermazione di bandiera. A spese del Pd che sembra intenda presentarsi ammainandola.

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