Il retroscena

Conte tratta il Pd come il carico residuale del centrosinistra. Il caso Lazio

Simone Canettieri

Il leader M5s detta le condizioni ai dem per le regionali. E poi sbarra la strada a Guerini per il Copasir. Letta: "È ossessionato da noi"

Tratta il Pd come se fosse il “carico residuale” del centrosinistra. “Solo noi abbiamo un programma radicalmente progressista e autenticamente innovativo”, scandisce Giuseppe Conte. Il capo assoluto del M5s parla delle regionali nel Lazio, ma ha in testa una strategia molto più ampia: demolire i dem. Davanti ai cinque vicepresidenti (“quanto ci stiamo divertendo in questa fase!”) convoca una conferenza stampa per mandare messaggi di guerra. Conte dice no al termovalorizzatore, boccia il primo anno da sindaco di Roma del suo ex ministro Roberto Gualtieri (“i problemi sono rimasti tutti lì”) e fa capire che il M5s non voterà Lorenzo Guerini alla guida del Copasir (“avrei potuto occuparmene anche io, ma serve discontinuità”). Il Pd è sotto a un treno.

 

Enrico Letta, segretario con la data di scadenza come il latte, dice che il suo ex partner “è ossessionato” dai dem e che per colpa sua favorirà la “destra anche nel Lazio”. E una riflessione ferma, e non urlata. Destinata a finire nei sottotitoli. 

 

Letta definisce Conte un portatore di “astio e rancore”. E’ tutto vero. L’avvocato del popolo ricorderà in conferenza stampa lo sgarbo subìto con la norma per il termovalorizzatore romano inserita nel decreto Aiuti (lo sparo di  Sarajevo che porterà alla crisi del governo Draghi), ma anche gli occhi dolci e democratici agli scissionisti di Luigi Di Maio “poi ricandidati con il Pd”. E quindi: “Con questi vertici del Nazareno non ci metteremo mai seduti, non ci facciamo trattare da appestati”.

   

Il M5s è diviso tra palco e realtà. Al primo pensa Beppe Grillo, sempre più lontano dalle faccende politiche e con la testa al botteghino e dunque al tour nei teatri che partirà da febbraio. Alla realtà, a smangiucchiarsi pezzi di Pd, ci pensa Conte. Che usa il Lazio – dove i grillini sono in giunta con Nicola Zingaretti almeno fino a domani, quando il governatore ormai deputato si dimetterà – come officina da sfasciacarrozze. E quindi fa capire che se ne infischia del voto utile e che per correre insieme al Pd dovranno essere loro a seguire la sua piattaforma programmatica. Ma fa di tutto per farsi dire di no. Prima condizione: “No al termovalorizzatore: una follia”. Il resto delle richieste – a partire dalla riconversione della centrale Enel di Civitavecchia – andrebbe anche bene al Nazareno. Ma è il primo punto, quello sul trattamento dei rifiuti, la mucca nel corridoio. Le parole del leader grillino diventano notizie, mentre tutti i dem romani sono all’iniziativa di Gualtieri sul primo anno al Campidoglio. Che scherzetto. Ecco allora Bruno Astorre, segretario regionale del Pd laziale: “Conte usa armi improprie contro di noi: l’impianto non è di competenza della regione, ma ormai se ne occupa il Comune come stabilito dal governo”. Il ragionamento non farebbe una piega, ma vale quel vale. Il sindaco della Capitale sorride come sempre: “Abbiamo bisogno di quell’impianto”. Sono parole in difesa, di chi è costretto a rincorrere. Il capo del M5s va dritto. Non vuole mollare la presa dal Nazareno. E’ il suo palazzo d’Inverno. E quindi mischia tutto: la Pontina senza pedaggio e l’Ucraina: “Continuerò a dire no al riarmo al costo di prendere gli insulti dal mainstream come sta accadendo”.

 

Perfino Zingaretti, che da segretario dem rimase abbagliato dalla pochette di Volturara Appula, ora perde la pazienza: “Purtroppo ho la sensazione che Conte scarichi sul Lazio problematiche nazionali. Nessuno vuole fare ammucchiate. Come non è un’ammucchiata la giunta del Lazio, dove siedono due assessore 5 stelle,  che sta affrontando il problema della green economy e della gestione dei rifiuti alla grande”. Ma sono dettagli, appunto. Perché nel frattempo dalla sede di Via di Campo Marzio arrivano bordate rivolte a tutti: “Campo largo? Il Lazio è un campo di battaglia”. E dunque Conte scaccia Calenda & Renzi, con somma gioia dei diretti interessati, e fissa paletti altissimi a Letta & compagni. La cosa bella è che venerdì il capo del M5s sarà l’ospite d’onore alla presentazione del libro dell’ “amico” Goffredo Bettini con Andrea Orlando. Lo ringrazieranno per le belle parole?

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.