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politica contro realtà

Chiedere asilo sulle navi ong "non è possibile". Sui migranti, Piantedosi dovrà pensare ad altro

Antonia Ferri

Il Viminale studia a come fare per costringere gli altri paesi a farsi carico dei profughi senza che sbarchino in Italia. Hein (fondatore del Cir): "Le direttive europee non lo consentono". Paleologo: "Il comandante non avrebbe l'autorità per gestire richieste di accoglienza"

I migranti chiedano asilo sulle navi ong allo stato di bandiera, così l'onere di accoglierli non spetterebbe solo all'Italia. È l'ultima ipotesi che circola al Viminale, dove il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi sta tentando di evitare che le navi Humanity 1 e Ocean Viking – che battono bandiera rispettivamente tedesca e norvegese – arrivino davanti alle coste italiane e comincino a fare pressione: finché entrambe restano al largo non ci sono i presupposti per un nuovo processo simile a quello in cui Matteo Salvini è imputato per non aver permesso lo sbarco dei richiedenti asilo dalla nave Open arms nel 2019. A guardare le norme europee e internazionali, non sembrano esserci possibilità che l'ipotesi allo studio del ministro possa sbloccare in qualche modo l'impasse delle due navi ferme nel Mediterraneo da più di dieci giorni con a bordo circa mille naufraghi.


"È del tutto fuorviante", dichiara Christopher Hein, insegnante alla Luiss e fondatore del Consiglio italiano per i rifugiati (Cir). Il diritto dell'Unione europea non permette che un migrante possa fare richiesta di asilo sulla nave di soccorso: "Secondo le direttive sulle procedure d'asilo, i luoghi possibili per la richiesta sono solo tre: alla frontiera, all'interno del paese o in acque territoriali". Per rientrare in queste categorie l'Italia potrebbe indicare come territorio nazionale la nave stessa, ma Hein smentisce questa prospettiva: "Ci sono poche eccezioni per cui si può considerare una nave parte del territorio di un paese, una è che si compia un reato sulla nave". Il diritto del mare, però, obbliga qualsiasi nave – commerciale o ong che sia – a soccorrere i naufraghi. Dunque, ipotizzare il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina come pretesto per permettere le richieste di asilo a bordo "comporterebbe l'intervento della Corte di giustizia europea", precisa Hein. 

Anche le linee guida delle Nazioni unite confliggono con l'ipotesi sul tavolo del Viminale. Fulvio Vassallo Paleologo, avvocato ed esperto di immigrazione, chiarisce questo punto: "Secondo l'Unhcr, il comandante della nave umanitaria, di fronte a un richiedente asilo o a una persona che dica di essere vittima di persecuzioni, ha il dovere di far presente che lui non ha nemmeno l'autorità di ascoltare una richiesta di asilo". Oltre a questo, il diritto internazionale sancisce che ogni persona può richiedere l'asilo in un luogo sicuro "e le navi sono luoghi sicuri, ma temporanei", sottolinea Paleologo. 

 

Fare richiesta di asilo in mare si configura quindi come un abbaglio irrealizzabile. Di reale c'è invece che l'Unione europea insiste affinché l'Italia si renda disponibile per la prima accoglienza, come ha ripetuto ieri la portavoce della Commissione mentre la premier Giorgia Meloni incontrava le maggiori cariche istituzionali a Bruxelles sostenendo di voler "proteggere i confini nazionali". Non solo. Germania e Norvegia hanno già negato la possibilità di accogliere i migranti, mentre la Francia si è resa disponibile solo dopo che le persone siano sbarcate sulle coste italiane. La Ocean Viking e la Humanity 1 intanto si trovano ancora in stallo e le previsioni del mare indicano burrasche in arrivo. A sud ovest del Tirreno centrale sono già in corso.