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Il debito buono, qui con noi

Germania, Francia e Italia contro il moralismo delle misure anti cicliche

Giuliano Ferrara

Il governo entrante dovrà muoversi nel solco di Scholz, di Draghi e - in parte - di Liz Truss: non si affrontano pandemia e guerra senza interventi straordinari. Speriamo che le opposizioni si attrezzino in tempo a proposte non propagandistiche in materia

Invece di salutare come una novità positiva i duecento miliardi stanziati dal governo tedesco per fronteggiare la crisi dell’energia e le sue spettacolari ripercussioni su famiglie e imprese, eccoci a moraleggiare sull’egoismo germanico. È una mania, il moralismo.

  

 I tedeschi erano egoisti quando con Schäuble e Merkel imponevano regole di austerità. Sono egoisti ora che fanno un’operazione anticiclica di vaste proporzioni. Temono la spirale di inflazione e recessione, temono la crisi sociale da sconquasso energetico, hanno una riserva ampia accumulata nel tempo, e si permettono di impiegarla esercitando la sovranità di bilancio che nessuna regola europea ha ancora cancellato, e che anzi è stata rilanciata dalla pandemia con la sospensione della regola di Maastricht del 3 per cento di deficit sul debito come limite massimo. Invece di cogliere l’occasione per ripetere gli argomenti di Draghi sulla necessità di riformare le regole comuni dell’Unione in materia di debito e bilancio, ci siamo messi a fare le corna a Olaf Scholz. Ernesto Galli della Loggia ieri nel Corriere ha dato un piccolo saggio di questo moraleggiare, come se il tentativo di impedire il crollo dell’economia tedesca nel mezzo di pandemia e guerra fosse un gretto richiamo al primato dei risparmiatori. Si capisce lo sconcerto per la repentinità a sorpresa della decisione tedesca, ma poi bisogna riflettere, non esorcizzare.

 

Il moralismo maniacale, e il dispetto politico per la disinvoltura del governo britannico, che ha eluso i controlli istituzionali di establishment e il rischio di mercato per cercare di salvare una situazione insostenibile, si riflettono anche nel giudizio spietato per la manovra del premier Liz Truss e del cancelliere Kwasi Kwarteng: hanno usato il debito per tagliare in modo ingentissimo la tassazione, per coprire i costi crescenti e abnormi dell’energia a vantaggio di famiglie e imprese, e per lasciare, con il taglio delle aliquote e dei contributi, una parte maggiore della ricchezza nazionale a salari e profitti, con un programma di deregolamentazione (riforma) e di investimenti mirati alla realizzazione del leveling up nella parte più debole del paese, puntando alla crescita come vendicatrice del famoso “debito buono” (Mario Draghi).

 

Il mercato monetario e delle obbligazioni ha reagito pericolosamente male alla manovra di Downing Street, la Banca d’Inghilterra ha dovuto intervenire per salvare la congiuntura negativa, ma chi non risica non rosica, e la politica ha delle responsabilità che la ragione di mercato, e il mercato delle opinioni tecniche, spesso disconoscono, con il corteggio di tutti, dico tutti, i principali guru internazionali (da Martin Wolf a Lawrence Summers, da Paul Krugman allo staff editoriale del Financial Times e del New York Times e via di seguito). Vedremo come va a finire, la Gran Bretagna è messa male, i Tory sono messi peggio dopo oltre un decennio senza alternative credibili, e con molte mattane di mezzo legate all’avventura della Brexit, forse la Truss verrà travolta dalla crisi dei fondi pensione e dei mutui crescenti, ma non mi sembra che abbia fatto un capriccio.

 

Se oltre al manifesto di Draghi del 2020, che abbiamo ripubblicato nel Foglio del lunedì due settimane fa, vi andate a rivedere quel che diceva il presidente del Consiglio uscente nel luglio del 2021 all’Accademia dei Lincei, ne uscirete meno indulgenti verso il moralismo generico e più inclini alla riflessione sulle politiche anticicliche necessarie e sull’obiettivo di compensare il debito buono con riforme e crescita (la vendita di energia sottocosto da parte dell’Edf francese, richiamata ieri qui da Claudio Cerasa, è un’altra forma di debito buono differito). Il governo italiano entrante dovrà di necessità muoversi nel solco di Scholz e, in parte, della stessa Truss, non si affrontano pandemia e guerra senza interventi straordinari, e speriamo che le opposizioni si attrezzino in tempo a proposte non propagandistiche e non moralistiche in materia.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.